Trials of Mana – Recensione

PC PS4 Switch

Doppia dose di Seiken Densetsu III nel giro di un anno: qualcuno ha qualcosa da farsi perdonare, a quanto pare.

Sviluppatore / Publisher: Square Enix / Square Enix Prezzo: € 49,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile su: PC (Steam), PlayStation 4, Switch

Dopo appena venticinque anni, il terzo, meraviglioso capitolo della serie Seiken Densetsu arriva in occidente per un doppio appuntamento. Rinominato Trials of Mana in occasione del suo sbarco presso i nostri struggenti lidi gaijin, uno dei giochi di ruolo giapponesi più anelati dell’epoca a sedici bit ci ha graziati con la sua presenza un anno fa nella raccolta Collection of Mana per Nintendo Switch. Per iniziare vi rimando alla recensione che curai personalmente all’epoca, per conoscere i retroscena della saga e inquadrare il valore di un simile avvenimento non solo sotto il profilo videoludico, ma anche per quanto riguarda quello della preservazione.

E NOI A BOCCA ASCIUTTA?

Una domanda legittima da parte di quella fetta di videogiocatori sprovvisti dell’ammiraglia Nintendo, a cui Square Enix ha fortunatamente una risposta.




La presenza di Trials of Mana nella raccolta di cui sopra è stata infatti una sorta di preludio per riaccendere la sacra fiamma del gioco di ruolo giapponese d’antan presso il pubblico mondiale in previsione dell’arrivo del Trials of Mana recensito in questa sede, che altro non è che un remake di Seiken Densetsu III destinato alla maggior parte delle piattaforme odierne (niente da fare, amici muniti di Xbox One). Una ricostruzione totale sotto il punto di vista tecnico, che abbandona uno dei più alti traguardi raggiunti dalla grafica bidimensionale su Super Famicom a favore di una veste poligonale che non riesce a convincere del tutto.

Trials of Mana vede la sua ricercata estetica regredire da intoccabile affresco digitale a dozzinale titolo low budget

Trasformato in un gioco di ruolo d’azione in terza persona, Trials of Mana (sì, in occidente ha lo stesso nome che Square Enix ha affibbiato l’anno scorso al “vero” Seiken Densetsu III, senza uno straccio di “Remake” a seguito) vede la sua ricercata estetica regredire da intoccabile affresco digitale a dozzinale titolo low budget, conservando un buon uso del colore che, da solo, non riesce a salvarlo da una conta poligonale piuttosto povera per gli esigenti standard odierni, tanto che il risultato – risoluzione a parte –  potrebbe essere facilmente scambiato per un gioco proveniente da qualche antecedente generazione di console.

Trials of Mana Recensione

Anche al livello più duro, uscire indenni dagli scontri è spesso questione di mero button mashing.

In suo soccorso giunge una completa ristrutturazione delle mappe, dai centri abitati ai dungeon, che ora presentano tutta una serie di piattaforme e sezioni sopraelevate da raggiungere saltellando e sfruttando l’inedita verticalità, un elemento che fa capolino anche durante i combattimenti, dove i nemici volanti necessiteranno di attacchi aerei per essere intercettati.

Il vecchio sistema di combattimento è sostituito da meccaniche hack’n slash semplici ma efficaci

Proprio la pugna è l’aspetto che ha subito maggiormente il peso del remake: addio al precedente sistema incentrato su attacchi mirati e riposizionamento strategico, messo in pensione a favore di meccaniche hack’n slash semplici ma efficaci, che renderanno sicuramente l’esperienza intuitiva e appagante per un pubblico di giovanissimi.

Trials of Mana Recensione

Il mitico cannone di Von Boyage, storico mezzo di trasporto per i veterani di Seiken Densetsu.

Un po’ meno per tutti gli altri, giacché Trials of Mana è esageratamente facile, quasi banale anche se affrontato al livello di difficoltà più ripido.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Sistema di combattimento intuitivo.
  • Sistema di crescita rivisto ed efficace.

Contro

  • Tecnicamente modesto.
  • Eccessivamente facile.
  • Non è possibile giocare in compagnia.
6.8

Sufficiente

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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