Ufo Robot Goldrake Il banchetto dei lupi – Recensione

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Un mito assoluto come Goldrake riceve finalmente un gioco tutto suo. Sarebbe l’occasione ideale per festeggiare, ma qualcosa è purtroppo andato storto.

Sviluppatore / Publisher: Endroad / Microids Prezzo: € 49,99 Localizzazione: Presente Multiplayer: Assente PEGI: 7 Disponibile su: PC (Steam), PlayStation 4, PlayStation , Xbox Series X|S Data di lancio: 14 novembre 2023

Se avete la mia età e ricordate con un pizzico di nostalgia i tempi in cui gli pteranodonti solcavano i cieli, Goldrake conserva indubbiamente un importante posto nel vostro cuore. È dunque difficile trasmettervi le sensazioni che in questo momento mi opprimono, anche perché The Games Machine è una rivista destinata a gente educata, scritta da gente per bene.

Per lo meno il più delle volte. Facciamo così: è un po’ come se il mio fanciullino interiore si fosse rotto una gamba inciampando mentre ballava felice sulle note della sigla di Atlas Ufo Robot. Poi, un po’ ammaccato e non ancora soddisfatto, si è mangiato a merenda una madeleine andata a male, sputandola istintivamente in faccia a Proust. Inutile girarci attorno: Ufo Robot Goldrake Il banchetto dei lupi è davvero un gioco mediocre, quasi anacronistico e sicuramente fuori luogo in un 2023 popolato da uscite straordinarie.

UFO ROBOT GOLDRAKE IL BANCHETTO DEI LUPI: UNA MEZZA TRAGEDIA

La storia la conoscete: c’è sul radar la flotta di Vega e, anzi, è già arrivata sulla Terra, ansiosa di mettere le mani su questo bellissimo robot, orgoglio della dinastia dei Fleed. L’abbiamo aspettato per tutta la vita, il gioco di Goldrake: il massimo che abbiamo avuto finora è stata qualche comparsata nella serie Super Robot Taisen e in un coin-op targato Banpresto assieme al Grande Mazinga e a Mazinga Z. Si sa, in Giappone Grendizer è l’ultimo arrivato nel trittico di cui sopra, un progetto minore indirizzato ai più piccoli, ma per noi italiani è stato il primo Super Robot, un amore intoccabile e sacro.

Il nostro eroe ha bene o male tutte le armi che ricordiamo, ma il combattimento ha poca grinta

Proprio per questo la delusione è cocente: sostanzialmente Goldrake è chiamato ad esplorare delle mappe abbastanza grandi ma generalmente vuote, risolvendo banali missioni e raccogliendo collezionabili fino allo scontro con il boss di turno. Basta iniziare a ruotare un attimo la telecamera per notare una sostanziosa emorragia di fotogrammi, e la situazione non migliora durante l’esplorazione, con pop-up vistosi inquadrati in un contesto artistico che si troverebbe a suo agio su Switch senza troppi sforzi.

Goldrake rispetta così tanto i terrestri da ricorrere alla compenetrazione poligonale pur di non distruggere le loro costruzioni.

Il nostro eroe ha bene o male tutte le armi che ricordiamo, ma il combattimento ha poca grinta: sempre e comunque troppo facile per colpa di un livello di difficoltà immutabile e palesemente votato a un pubblico di giovanissimi, ci mette di fronte a eserciti di mostri creati in serie, poco stimolanti da fare a pezzi. I momenti in cui vanno feriti con particolari attacchi prima di iniziare a intaccare la loro energia sono gli unici che richiedono quel pizzico di sindacale strategia, tanto che vi consiglio di cuore l’acquisto dell’abilità che permette di farli fuori prematuramente, risparmiandovi tempo prezioso.

Sicuramente l’elemento più riuscito è l’adattamento italiano, realizzato con grande cuore

A livello di game design anche i potenziamenti sono gestiti abbastanza male: per acquistarli è necessario trovare il veicolo di un NPC piccolo come una formica oppure tornare alla base, spezzando la cadenza dell’esplorazione e costringendo il giocatore ad assistere alla scenetta del robot che si separa dallo Spacer al rientro, bella le prime volte ma destinata a diventare una seccatura andando avanti. Personalmente, il problema più grosso è però concettuale: sostituite Goldrake con un generico personaggio e bene o male avrete lo stesso gioco. Manca la sensazione di pilotare un gigantesco robot, quel primordiale desiderio di dominare il nemico sradicando alberi o sollevando macigni da usare come oggetti contundenti.

Le sezioni nei panni di Alcor strizzano l’occhio ai danmaku, solo infinitamente più facili.

Correre con un colosso pesante 280 tonnellate (noi fan di Go Nagai siamo assai pignoli!) non fa piegare neppure un alberello, e le costruzioni torreggiano fiere e inamovibili se calpestate dalla sua immensa stazza: non dico che avrei voluto Rampage con Goldrake al posto di George, Lizzie e Ralph, ma un filo di interazione in più con i fondali non avrebbe guastato. Un po’ di sano caos lo si trova nei duelli contro i boss, pescati dall’anime e dotati di riconoscibili movenze; in questi casi il combattimento attraversa fasi in cui il cattivo guadagna progressivamente nuovi attacchi, ma la sfida si conferma sempre molto mite, anche perché Goldrake può attingere ai raggi solari e ricaricare facilmente la propria energia all’occorrenza. Per lo meno sono gli unici momenti in cui l’azione scorre fluida a 60fps, ambientati in arene ristrette ed evidentemente più semplici da gestire.

MA QUINDI NON SI SALVA NULLA?

È difficile trovare un motivo di riscatto in Ufo Robot Goldrake Il banchetto dei lupi; è un gioco molto ingenuo e semplice, tecnicamente sotto la sufficienza e dotato di pesanti lacune a cui non sfuggono le sezioni sparatutto, inquadrate in terza persona nel caso dello Spacer di Actarus o dall’alto per il TFO di Koji/Alcor. Anche qui rallentamenti ed elementi poligonali che appaiono in ritardo sono all’ordine del giorno, e la sfida praticamente nulla non fa che inasprire le cose. Sicuramente l’elemento più riuscito è l’adattamento italiano, realizzato con grande cuore al netto di qualche errore di battitura.

Le mosse sono sufficientemente varie, e comprendono attacchi in corsa e in schivata

Riprende i nomi storici che abbiamo amato sin dalla prima puntata, mandata in onda nell’ormai lontanissimo 1978 su RaiDue, e naturalmente l’arsenale di Goldrake fa gran sfoggio di alabarde spaziali, piogge di fuoco e lame rotanti! Molto buoni i doppiatori, in particolar modo Gianfranco Miranda, la nuova voce di Actarus. È riuscito a donare la giusta solennità al personaggio, sostituendo Romano Malaspina in uno dei ruoli che hanno maggiormente contribuito alla sua leggenda. C’è la possibilità di optare per il doppiaggio in lingua giapponese, ma in questa specifica occasione mi sono categoricamente rifiutato di sostituirlo a quello tricolore.

In Breve:  Ufo Robot Goldrake Il banchetto dei lupi è purtroppo un gioco mediocre, tanto che non me la sento di consigliarlo neppure ai fan più sfegatati del mitico robot, se non a prezzo scontato. Come il materiale originale, si tratta di un prodotto indirizzato a un pubblico giovane, ironicamente agli antipodi dei vegliardi che dovrebbero rappresentare i fan duri e puri di Actarus.

Piattaforma di Prova: PS5
Com’è, Come Gira: Il gioco riesce a raggiungere i 60fps solo nelle arene di fine livello, ma per il resto è la fiera dei fotogrammi persi e della grafica scarna. Un simile risultato su PS5 è assolutamente ingiustificabile.

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Pro

  • Buon adattamento italiano / È pur sempre il gioco di Goldrake

Contro

  • Complessivamente mediocre sotto ogni aspetto
5.5

Insufficiente

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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