OtherSide Entertainment ha il merito di avermi fatto provare una discreta nostalgia di tutti quei giochi nati sulla scia di Ultima Underworld, una serie che le menti creative di questo team di sviluppo conoscono decisamente bene. Non voglio però dilungarmi sulla genesi di Underworld Ascendant, anche perché al gioco abbiamo dedicato una manciata di anteprime sul nostro sito e diversi approfondimenti sulla rivista, l’ultimo proprio la scorsa estate in occasione della pubblicazione del numero 356.
Inutile dire che, visti i curricula delle persone coinvolte nello sviluppo, la barra delle aspettative era già stata posizionata abbastanza in alto, e forse anche per questo motivo ci troviamo di fronte a un titolo che non è purtroppo in grado di valorizzare l’eredità di Underworld. Vi starete inoltre chiedendo perché pubblicare solo ora la recensione, con il gioco nei negozi già da un paio di settimane: a questo punto non è certo un mistero che il gioco soffra di numerosi problemi – anche gravi – perciò abbiamo preferito attendere le prime patch per fornire un giudizio quanto più completo possibile, ben sapendo però che difficilmente le cose sarebbero migliorate sensibilmente nel giro di una ventina di giorni. Detto questo, gli hotfix promessi sono stati pubblicati nei tempi delineati dagli sviluppatori, ed è quindi stato possibile affrontare l’Abisso Stigio senza imbattersi in (troppe) criticità maggiori.
LE (DIS)AVVENTURE DEL PRESCELTO
Tutto ha inizio quando, nei panni dell’Ascendant, ci risvegliamo all’interno dell’Abisso Stigio, una dimensione sotterranea al cui interno è imprigionato il temibile Typhon, una creatura malvagia che, approfittando dei crescenti dissapori nati tra le fazioni che lo hanno imprigionato secoli addietro, sta per liberarsi dalle catene arcane che lo tengono intrappolato. Il rischio che Thypon riesca a fuggire dall’eterna prigionia è quindi concreto, e solamente il prescelto è in grado di riunire nuovamente le tre razze al fine di sventare l’ecatombe che colpirebbe tutte le dimensioni in caso Thypon riuscisse a liberarsi.
solamente il prescelto è in grado di riunire nuovamente le tre razze al fine di sventare l’ecatombe
IL DILEMMA DELL’INSETTO
Come affrontare le missioni che ci vengono affidate dipende poi unicamente dallo stile di gioco su cui plasmare il nostro avatar. Il gameplay emergente è alla base di ogni scampagnata nell’Abisso, laddove il level design che alterna corridoi claustrofobici ad aree particolarmente ampie riesce a fornire tutti gli strumenti necessari a portare a termine il proprio incarico, magari lanciandosi nella mischia imbracciando la spada, oppure utilizzando un approccio furtivo spegnendo bracieri e altre fonti di luce con gli strumenti a propria disposizione, il tutto al fine di evitare di entrare nel campo visivo dei nemici. Oppure, perché no, si può sfruttare la magia combinando rune arcane per lanciare potenti incantesimi, ma nessuno ci vieta di impiegare uno stile adattivo combinando varie forme di combattimento, magari sfruttando l’ambiente a proprio vantaggio.
Il gameplay emergente è alla base di ogni scampagnata nell’Abisso
UNA DIMENSIONE DA SALVARE
È quindi chiaro che le idee ci sono, seppur tutt’altro che originali. Il vero problema di Underworld Ascendant è però rappresentato da una realizzazione tecnica a tratti imbarazzante. Raramente si ha l’impressione di avere tra le mani un prodotto finito: lo si intuisce dal bizzarro motore fisico che governa lo spostamento degli oggetti e il volo delle frecce, lo si capisce dalla totale assenza di molti asset (basti pensare che alcuni nemici sono privi di animazioni che si attivano al momento della morte), dagli oggetti che scompaiono all’improvviso, dalle compenetrazioni dei modelli poligonali, da un’intelligenza artificiale eccessivamente basilare… la lista sarebbe davvero chilometrica ma voglio citare ancora un ultimo problema, forse il più grave. Non si può salvare durante una missione. Avete letto bene: sul finire del 2018 è stato pubblicato un titolo in cui è impossibile salvare mentre si porta a termine un incarico. Non stiamo parlando di missioni che durano una manciata di minuti, sia chiaro, alcune possono portare via anche più di un’ora dal momento che bisogna esplorare accuratamente il dungeon di turno. Senza considerare che i vari problemi tecnici potrebbero costringerci a un riavvio forzato, magari proprio quando si è in procinto di attraversare il portale finale che riporta l’Ascendant nell’hub centrale (dove invece è possibile salvare a piacimento).
Raramente si ha l’impressione di avere tra le mani un prodotto finito
gli sviluppatori stanno lavorando all’implementazione di un sistema di salvataggio completo
Ci siamo presi un po’ di tempo in più per redigere la recensione che avete appena letto, sia per una questione di rispetto nei confronti dei nomi coinvolti nello sviluppo, sia per valutare al meglio l’opera dopo le prime patch. Il risultato è ovviamente tutt’altro che entusiasmante, ma va detto che non abbiamo tra le mani un completo disastro. I tanti problemi di cui soffre Underworld Ascendant danno l’impressione di trovarsi di fronte a un’opera ancora nel pieno dello sviluppo, peccato che sia stata pubblicata come un prodotto fatto e finito quando invece avrebbe potuto beneficiare di un periodo più o meno lungo di Accesso Anticipato. Staremo a vedere se e come si muoverà OtherSide Entertainment d’ora in avanti, sperando che il supporto al gioco continui a essere costante come in queste prime settimane, e che quindi gli acquirenti e i backer della prima ora non si ritrovino con in mano un pugno di mosche.