Valkyria Revolution - Recensione

PS Vita PS4 Xbox One

In un certo senso, non si può dire che Valkyria Revolution non mantenga le promesse suggerite dal nome. La saga della valchiria del campo di battaglia (Senjou no Valkyria, appunto) è stata finora una trilogia di strategici a turno eccellenti, il cui unico difetto è la mancata localizzazione del terzo, bellissimo capitolo per l’ormai sepolta PSP. Revolution… beh, rivoluziona l’impianto ludico apprezzato finora, mettendo da parte i turni e i punti azione à la Julian Gollop e presentando un sistema di combattimento quantomeno originale, in bilico tra la strategia e i musou. Uhm…

SELVARIA, DOVE SEI?

La polvere si è posata dopo la guerra tra l’impero di Ruz e il regno di Jutland, e i sopravvissuti si godono un periodo di meritata pace; tutti tranne uno studente di Storia, incuriosito riguardo al mistero che ruota intorno alla tomba di cinque cosiddetti Traditori, elementi chiave durante il precedente conflitto, macchiatisi di imperdonabili crimini.

Valkyria Revolution immagine PS4 PS Vita Xbox One 04

Revolution offre un sistema di combattimento in bilico tra strategia e musou

Eppure c’è qualcosa che non torna e i libri di Storia potrebbero non raccontare la verità, una certezza convenientemente custodita dal docente di storia del fin troppo zelante accademico. L’avventura inizia così, narrata come un lungo flashback tra allievo e maestro, con la possibilità di accedere in qualsiasi momento a un compendio per consultare glossario e dettagli degli eventi. Un presupposto interessante che ci metterà subito nei panni di Amleth, capitano della squadra anti-valchiria di Jutland, nonché membro dei famigerati Traditori, un gruppo di amici d’infanzia che influenzano da dietro le quinte importanti aspetti del regno, come i media e l’industria bellica, il tutto in nome di una comune sete di vendetta. Verso chi o cosa lo scoprirete da soli se sarete forti.

Non parlo, però, di abilità col pad, piuttosto di tempra interiore: se da una parte la trama di Valkyria Revolution è innegabilmente intrigante, dall’altra la narrazione è un fattore “letale” per via della sua lentezza e verbosità. Lunghe scene di intermezzo si succedono senza possibilità di saltare le righe di dialogo, costringendo il giocatore a una pazienza biblica tra una missione principale e la seguente. Senza esagerare, non è inusuale doversi sorbire mezzora circa di personaggi che parlano prima di entrare in azione, una prova di forza è stata dunque necessaria per resistere alla tentazione di premere Start e saltare spazientito la sequenza di turno.

La presenza di un doppiaggio giapponese a tratti assolutamente fenomenale (l’imperatore di Ruz esige rispetto ogni volta che apre bocca) e un character design piacevole (pur con qualche stucchevole cliché in stile anime) non migliorano di molto la situazione, anzi, fanno un po’ indispettire: è davvero un peccato dover sopportare interminabili fiumi di parole per bearsi di momenti di vero carisma. Inutile dire che il gioco non è localizzato nella nostra lingua, e avrete bisogno di masticare discretamente l’inglese per non smarrire il filo del discorso. E poi, purtroppo, c’è il resto…

UN BICCHIERE MEZZO VUOTO

Buttate via tutto quello che c’era di buono nei giochi precedenti, a parte lo stile grafico, qui presentato con un motore simile a quel Canvas che tanta caratterizzazione donò ai primi capitoli della saga, penalizzato però dalla natura ibrida del progetto, destinato ad approdare anche su PS Vita. Complessivamente il colpo d’occhio c’è, tra il tratto di Hiro Kiyohara e un uso del colore spesso impeccabile, ma i campi di battaglia appaiono sovente piuttosto spogli e preda di un fastidioso riciclo di elementi, oltre a presentare qualche inspiegabile rallentamento quando ci sono parecchi nemici su schermo (PS4 ha i muscoli per muovere ben altro).

Valkyria Revolution immagine PS4 PS Vita Xbox One 19Ecco, appunto, il combattimento; siamo giunti al momento triste della recensione. Si entra in battaglia con una squadra formata da quattro elementi e si falciano i nemici con attacchi corpo a corpo od ordini speciali, questi ultimi liberamente selezionabili aprendo una ruota dei comandi che metterà in pausa il gioco.

molte opzioni di gioco sono inutili, perché l’attacco corpo a corpo e le magie sono semplicemente troppo efficaci

Ogni singola azione può essere eseguita al riempimento di un indicatore in tutto e per tutto simile all’ATB di Final Fantasy, e il tempo che passa tra un’azione e l’altra varia in base al morale della truppa, da incrementare conquistando postazioni e facendo scempio dei cattivi. Questo vuol dire che, nelle prime fasi della missione, solitamente si passa il tempo attaccando e girovagando a vuoto, in attesa che il nostro ATB dei poveri faccia il suo dovere. Quando è pieno, le scelte a disposizioni sono invero molteplici, dall’attacco corpo a corpo tramite una combo preimpostata ai decisamente meno utili attacchi a distanza con armi da fuoco. Oppure si possono lanciare granate, usare incantesimi (ci arriviamo tra un attimo) o impartire un ordine a un compagno, chiedendo magari di bersagliare con un lanciamissili un walker mentre ci occupiamo di sfoltire la milizia appiedata. Come extra, è possibile rotolare oppure alzare la guardia e, all’occorrenza, prendere il comando diretto di un compagno o decidere se agire da soli, partendo in avanscoperta e affidando il comportamento della squadra a un sistema simile al Gambit di Final Fantasy XII.

All’atto pratico, buona parte di queste opzioni è inutile, perché l’attacco corpo a corpo o le magie sono semplicemente troppo efficaci. È possibile invero lanciare una granata contro un gruppo di nemici asserragliati dietro sacchi di sabbia, ma chi me lo fa fare quando un singolo fendente è tranquillamente capace di falciarli tutti in un solo colpo senza neppure scavalcare la loro protezione, avvicinandomi senza paura di essere trasformato in groviera grazie a una vitalità degna di un Terminator? È facile sentirsi un superuomo con una difficoltà tanto risibile: gli avversari sono misere pedine e difficilmente i mezzi meccanici rappresentano un pericolo concreto quando si inizia a colpirli a distanza ravvicinata, specie con il supporto di efficaci buff o incantesimi di guarigione. Ci sarebbe anche un fumosissimo elemento stealth che non ho approfondito, impegnato com’ero a passare sulle schiere avversarie come un rullo compressore. Inoltre, se un compagno dovesse cadere basta poco per rimetterlo in sesto e tornare a dominare l’azione. Per contro, i duelli con i boss sono estenuanti maratone, con i quattro poveracci che si danno da fare come ossessi per intaccare riserve di punti ferita apparentemente senza fine. Al di là della facilità e della banalità, il peggiore elemento di un sistema di combattimento completamente rotto è il ritmo frammentato e fastidioso che quel dannato indicatore detta durante l’azione. Veramente tremendo!

HO QUASI FINITO

Normalmente sbotterei e chiuderei la recensione, ma un paio di parole sulle magie le voglio spendere. Divisi nelle scuole di fuoco, terra, aria e acqua, gli incantesimi sono l’unica cosa che ruba la scena agli attacchi corpo a corpo. Si utilizzano equipaggiando particolari frammenti di ragnite (il prezioso minerale a cui si devono molti degli spargimenti di sangue nell’universo di Senjou no Valkyria) nella ruota dei comandi di cui parlavamo poco fa. Questi possono essere acquisiti come spoglie di guerra al termine delle missioni e, ovviamente, magie più forti richiedono una competenza elementale adeguata.

Valkyria Revolution immagine PS4 PS Vita Xbox One 09

per sviluppare i personaggi bisogna grindare come ossessi

Un simile bagaglio culturale viene incrementato, assieme ad altri vantaggi, modificando le armi in officina, sfruttando uno schema simile alla Sferografia di Final Fantasy X: ogni nodo va conquistato sacrificando i frammenti magici in eccesso, investendo un numero variabile di pietruzze a seconda dell’importanza del bonus in palio. Il fatto che la materia prima possa essere recuperata solo sul campo di battaglia (c’è un negozio apposito, ma le magie acquistabili sono di basso livello) significa che per sviluppare i personaggi bisogna grindare come ossessi, possibilmente ripetendo le missioni libere sperando di portare a casa un bottino come si deve. Considerando che l’unità anti-Valchiria vanta una decina circa di membri, è saggio scegliere quattro campioni e investire su di loro la ragnite in eccesso con enfasi particolare su Amleth.

Mettiamola così: Valkyria Chronicles è stata una delle più belle esclusive su piattaforma Sony della scorsa generazione, un titolo affascinante da guardare e bello da giocare. Si potevano fare tante cose per il debutto della serie sulle piattaforme di (non più) nuova generazione, ma si è scelto di buttare alle ortiche tutto quello che c’era di buono, arrivando a commettere un vero e proprio “crimine di guerra” ai danni dei fan. Consigliato solo a chi non conosce il vero volto di Valkyria Chronicles. Anzi, no, neppure a loro.

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Pro

  • Stilisticamente affascinante.
  • Trama interessante.

Contro

  • Eccessivamente facile.
  • Sistema di combattimento patetico.
  • Intermezzi prolissi, verbosi e assolutamente “mortali”.
5

Insufficiente

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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