Dopo due ottime visual novel, Draw Distance cade proprio sull’ultimo capitolo, rendendo Vampire: The Masquerade – Reckoning of New York una delle cose più brutte associate a Vampire – The Masquerade.
Sviluppatore / Publisher: Draw Distance/Dear Villagers Prezzo: 19,99 € Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile Su: PC (Steam), PlayStation 4/5, Xbox Series X/S, Nintendo Switch Data di lancio: 10 settembre 2024
In attesa di poter addentare informazioni ufficiali su Vampire: The Masquerade – Bloodlines 2, c’è tempo e spazio per chiudere l’esperienza votata alla fruizione da visual novel del progetto portato avanti dai ragazzi di Draw Distance.
Dopo Coteries of New York e Shadows of New York, la trilogia si chiude con questo Reckoning of New York che, in modo del tutto inspiegabile, è il capitolo più debole e quello più lontano dalle linee dettate dai precedenti due giochi.
VAMPIRE: THE MASQUERADE – RECKONING OF NEW YORK, IL CAPITOLO CONCLUSIVO
A differenza del sangue antico di vampiri millenari o simili, in Vampire: The Masquerade – Reckoning of New York prendiamo i panni di Kali, una ragazza che ha ricevuto l’abbraccio da poco, appena un paio di anni, cosa che la rende, agli occhi della società di sangue e oscurità, al pari di un neonato. La sua strada però trova sin da subito un imprevisto che potrebbe costargli la vita. Mancano sette giorni a capodanno e Kali dovrà usare questo lasso di tempo per provare la sua innocenza davanti un tribunale oscuro che l’accusa in modo abbastanza diretto.
Lo spostamento degli eventi, una protagonista nuova, fin troppo giovane e pop per il contesto preesistente, una storia decisamente priva di spessore e con poco mordente, come lo stesso status anonimo della protagonista. Insomma, potrei continuare senza sosta ad elencare i cavilli che rendono questo capitolo inspiegabilmente sottotono rispetto alle produzioni portate all’attenzione del videogiocare fino a oggi.
Il passo indietro in termini di produzione, sviluppo e intenti ludici è impressionante e ingiustificabile
V COME VAMPIRI
Questa inedita nuova generazione di vampiri è totalmente irrispettosa delle regole che i clan e le società hanno costruito e tramandato nel tempo. Sono aridi, sbruffoni, pensano di avere il mondo in tasca e il potere dell’abbraccio aumenta in loro questa decisione. Ma proprio quando si pensa di poter controllare il mondo, ecco lo stesso che arriva e lancia un tiro mancino. Adesso si rischia, adesso ci hanno incastrato e dobbiamo provare la nostra innocenza, così da poter tornare a fare gli sbruffoni vagabondando nella fredda e gelida New York natalizia.
Uno dei maggiori problemi è appunto Kali, vampiro troppo giovane, che costruisce parte delle sue iterazioni recitando un glossario di riferimenti di icone pop, nerd, geek e simili. I suoi dialoghi, come la stesso tessuto narrativo è decisamente debole e, cosa peggiore, mai davvero così tanto interessante da giustificare la partita e il gioco. Potrebbero cambiare le carte in tavola con la possibilità di selezionare un secondo personaggio, disponibile solo dopo aver completato una prima run, ovvero Padraic, che per meccaniche e narrativa specifica, potrebbe portare un punto di vista diverso di tutte le vicende di gioco. Appunto, potrebbe, ma non hanno voluto.
Sarà difficile entrare in risonanza con la nuova protagonista, che assume tutti i peggiori difetti della classica narrazione di adolescenti e nuove prospettive di vita
MINIMA PERSONALIZZAZIONE
È vero, a inizio partita possiamo anche distribuire una manciata di punti esperienza (proprio due) su tre abilità specifiche. Un sistema ridotto al minimo che, purtroppo, decide sin da subito di non funzionare del tutto, lasciandoci spesso in balia degli eventi. Il fianco si mostra totalmente quando le stesse meccaniche avviluppate attorno queste abilità non avranno alcun tipo di impatto sul gioco. Per quanto rischiamo di rimanere senza cibo purpureo durante la nostra avventura, non si percepisce mai la sensazione di questa l’aver trascurato i bisogni di Kali, sia una scelta che potrebbe portarci al Game Over, giacché questo difficilmente si palesa.
Magari possiamo tentare di percorrere nuove strade narrative a seconda delle scelte di dialogo effettuate, ma dobbiamo ricordarci che questa è una visual novel, confezionata con tutti i fiocchetti possibili, dunque la stessa progressione del gioco si concentrerà poco sull’utilizzo delle abilità e più al semplice prosieguo delle avventure, dei dialoghi e delle scelte multiple. Tutto ciò avviene però senza alcun mordente, con un generale disinteressamento di quello che stiamo vivendo, con una costante perdita di entusiasmo attorno questo terzo e ultimo capitolo, che chiude la trilogia registrando una battuta d’arresta davvero sottotono.
In Breve: L’esperienza di Vampire – The Masquerade: Reckoning of New York è inspiegabile. Un passo indietro di proporzioni notevoli, che assumono quasi la sensazione di un gioco sviluppato e distribuito con una pistola puntata alla tempia. Rimane poco di questa terza iterazione del franchise, tanti rimpianti e rammarichi, con l’invito a recuperare e rigiocare i titoli precedenti a questo. Non che si possa apprezzare lo sforzo finale, ma è lontano anni luce da qualsivoglia standard di qualità, anche con la pesante eredità che si porta dietro.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel Core i7, 16GB RAM, GeForce GTX1650 Ti, HDD
Com’è, Come Gira: Data la natura da Visual Novel, l’esecuzione è stata priva di qualunque sbavatura tecnica.