Nacon torna a sfruttare il poderoso IP di World of Darkness con un titolo che mette al centro i vampiri della Mascherata: operazione delicata riuscita a pochi fino ad adesso. Ci riuscirà Vampire: The Masquerade – Swansong?
Sviluppatore / Publisher: Big Bad Wolf / Nacon Prezzo: 49,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile Su: PC (Epic Games Store), PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S Data di Lancio: 19 maggio
Avventura? RPG? Qual è la vera anima di Vampire: The Masquerade – Swansong? Farò un favore all’intelligenza di tutti e dirò le cose papali papali: l’ultima produzione di Nacon è la versione con minor budget dei giochi à la David Cage (Detroit: Become Human, Farenheit e altri gioielli così).
Il produttore francese ce l’ha questa cosa, specie con l’IP di World of Darkness: talvolta realizza titoli che si rifanno a generi precisi, ne rispetta i canoni ma in una declinazione, per così dire, ridimensionata. Forse sono ancora scottato da Werewolf: the Apocalypse – Earthblood, ma a onor del vero in questo caso siamo più fortunati.
SWANSONG: IL CIRCOLO DEI PRINCIPI
A me di Jason Wood non frega proprio una cippa di merlo. Eppure so tutto di lui. Finanziere di successo, ha grossi clienti in tutta Boston, incluso il sindaco della città. Ha una moglie originaria del Costa Rica, Lydia, che torna spesso al paese natio in vacanza con la piccola June (che so anche quando fa gli anni); stanno dalla nonna e aspettano, spesso invano, che Jason le raggiunga. Infatti Jason è un workaholic della peggior specie, lavora spesso e volentieri tutta la notte, anche perché alcuni dei suoi clienti sono i vampiri della fazione Camarilla, per i quali gestisce i libri contabili delle loro operazioni finanziarie.
l’impressione è che Big Bad Wolf si sia concentrata troppo su elementi non così interessanti
Purtroppo Swansong pone un’enfasi esagerata sui battibecchi tra membri del circolo interno del Principe (i Primarchi), spesso intorno ai loro interessi finanziari e politici. Sicuramente gli intrighi machiavellici costituiscono parte integrante del materiale dell’universo narrativo originale, ma la scelta degli argomenti su cui gli sviluppatori di Big Bad Wolf Studio si concentrano ha finito per annoiarmi in più casi: semplicemente, quello che stavo facendo non era interessante. Dopo un po’ il ritmo comincia a ingranare e la vicenda assume un certo interesse, con punte di buon fascino in alcuni livelli, ma non mancano scivoloni anche in fase più avanzate. Pure quando sono finito in mezzo agli Anarchici, fazione ben più ruspante della nobile Camarilla, sono stato coinvolto in altri intrighi di palazzo, mandando in fumo le mie speranze che un cambio di scena avrebbe fornito l’opportunità per scoprire aspetti diversi della non-vita dei protagonisti di cui vestiamo i panni. Questi sono tre, ciascuno con personalità molto diverse, e devo dire che ho trovato molto interessanti le situazioni in cui si trovano tutti nello stesso ambiente e interagiscono tra loro, o quando veniamo a scoprire informazioni segrete con uno di loro che riguardano uno degli altri due. Questo gioco di prospettive di cui solo noi, in veste di giocatore, abbiamo completa visione, offre spunti freschi e intriganti.
L’ALUNNO È INTELLIGENTE MA NON SI APPLICA
Qualche altra buona idea si trova qua e là, come lo skill tree che permette di rafforzare le proprie abilità: spesso i dialoghi sono una sorta di sfida tra le due persone che stanno parlando, in cui si confronta una certa caratteristica (persuasione, psicologia, deduzione e altre) per determinare chi esce vincitore dallo scambio. Tale approccio culmina nei “confronti”, una sorta di boss fight combattuta a suon di tesi e antitesi, che si svolge su diversi round per fiaccare l’avversario prima di giungere al colpo (dialettico) finale.
i duelli verbali sono ben pensati, ma finiscono per sembrare non così importanti
Un altro aspetto che non aiuta per niente è la qualità del comparto grafico. Non certo bellissimo, e che oltretutto stona rispetto al voice acting, che invece si attesta su livelli molto buoni e finisce paradossalmente a sottolineare l’inadeguatezza delle espressioni facciali. Ormai non posso nemmeno più dire che sembra di ritrovarsi indietro di una generazione, perché insomma, io sulla PS4 ho giocato Detroit: Become Human. Con il passare delle ore ci si abitua quasi, ma ogni tanto torna quella faccia così ebete, o quella camminata così goffa, che mandano in frantumi la sospensione dell’incredulità. Inutile negarlo, possiamo partire con tutta la buona volontà di questo mondo, ma qui ci ritroviamo nelle profondità più recondite della “uncanny valley”. Speriamo ci sia modo di migliorare anche qui, ma non sarà semplice.
In Breve: A Vampire: The Masquerade – Swansong manca qualche fondamentale: da ormai vent’anni una parte integrante delle avventure narrative è la possibilità di plasmare la storia attraverso le proprie scelte decidendo il destino di persone e eventi. Qui al massimo si tratta di ottenere il codice di una cassaforte con le buone o con le cattive. L’elemento RPG sembrava prestarsi bene proprio a rendere unica e personale l’esperienza di ogni giocatore, ma si ferma prima di diventare davvero efficace. E quelle facce, mamma mia! Qualcuno mi sparaflashi, per favore!
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel i7-7700k (4.2 Ghz), Geforce GTX 1080 8GB, 8GB RAM, HDD
Com’è, Come Gira: La limitata qualità del comparto grafico ha vantaggio di non far sudare nessun PC di fascia medio-alta. Avrei preferito far girare le ventole un po’ più forte in cambio di espressioni facciali decenti.