Pixelated Milk e gaming company, rispettivamente autori di Regalia: Of Man and Monarchs e Project Warlock, con Warsaw ci portano tra i vicoli di una Varsavia sotto assedio per approfondire la Seconda Guerra Mondiale dal punto di vista della Polonia prendendo parte all’Uprising, l’insurrezione polacca all’occupazione nazista iniziata il 1° agosto 1944.
Uscito ufficialmente il 2 ottobre su PC -arriverà su PS4 e Switch in seguito-, questo progetto ispirato a Darkest Dungeon ci mostra l’impatto del cruento conflitto urbano sulla capitale attraverso un misto di roguelike, combattimenti a turni, RPG, strategia e gestione delle scarse risorse.
UNA LEZIONE TRISTE E DIVERTENTE AL TEMPO STESSO
Gli sviluppatori hanno voluto raccontare -in inglese, non c’è la localizzazione in italiano- ciò che visse la popolazione di Varsavia durante quei 63 giorni di guerriglia in cui persero la vita centinaia di migliaia di persone e, per farlo, hanno inserito nel gioco contenuti reali e fittizi. Reali come le armi, gli abiti, i nemici e altri tocchi di classe tratti con precisione maniacale da quel periodo storico. Fittizi come gli eventi casuali che, in base alle circostanze, ci obbligano a scegliere tra diverse opzioni per uscirne nel miglior modo possibile. Il paragone con Darkest Dungeon calza se ci si sofferma sullo stile grafico e sul funzionamento di alcune meccaniche, ma dopo pochi minuti ci si accorge di come Warsaw possieda una personalità tutta sua. La differenza più eclatante è l’impossibilità di vincere perché, proprio come accaduto nella drammatica realtà, l’insurrezione è destinata a fallire: il nostro compito sarà quello di resistere posticipando il Momentum e il conseguente fallimento della ribellione. A nostra disposizione avremo una sessantina di eroi dotati di abilità uniche che si uniranno alla rivolta casualmente e volontari da arruolare quando saremo a corto di uomini a causa delle ferite riportate durante gli scontri. Trovare il giusto equilibrio nella composizione della squadra è importante, così come assicurarsi di avere un equipaggiamento sufficiente.
Warsaw possiede una personalità tutta sua
FINCHÉ PERMA-MORTE NON CI SEPARI
Proprio come nel gioiellino dei Red Hook Studios, anche in Warsaw avremo un quartier generale in cui pianificare le mosse. Da qui potremo monitorare la salute dei feriti, assoldare nuove reclute, gestire le scorte o investirle per promuovere gli eroi e sbloccare nuove skill. Ultimata la fase gestionale, è tempo di lanciarsi nell’azione vera e propria. Varsavia è suddivisa in sei distretti con valori di umore e attrito da controllare che garantiscono un’entrata fissa di risorse utili per sostenere i costi della ribellione. Dopo aver scelto quale missione affrontare tra tre opzioni, verrà mostrata una mappa dall’alto della città che ricalca il disastrato profilo urbano del 1944 in cui dovremo sgattaiolare con cautela; plotoni di nemici, casse di rifornimenti, eventi casuali e obiettivi saranno celati finché non ci troveremo nelle loro vicinanze, ma per fortuna degli indicatori aiuteranno ad orientarsi.
I ribelli sono persone comuni cui è facile affezionarsi
Il titolo di Pixelated Milk non vuole addentrarsi in dispute storico-politiche, sta solo al giocatore decidere se sfruttare il materiale presente per farsi una propria opinione sull’Uprising oppure se scalfire solo in superficie le vicende narrate e godersi un rpg tattico creato con passione. Warsaw cerca di raccontare un oscuro frammento di storia polacca che ancora oggi fa vibrare le anime di chi lo ricorda; chi, come me, lo ignorava, divertendosi ha imparato perché a Varsavia molti edifici storici non sono ammirabili e perché da 74 anni, ogni 1° agosto, si celebra un minuto di silenzio: a mio modesto parere, questa è la dimostrazione migliore di come gli sviluppatori siano riusciti nel loro intento. Con una maggiore stratificazione di alcune componenti del gameplay meno articolate rispetto al combat system sarebbe stato un acquisto praticamente obbligato, ma comunque la direzione è questa se apprezzate la tipologia di gioco.
Warsaw è un titolo che merita più d’una chance se vi garba il genere e/o se volete saperne di più sull’Uprising. Non può essere etichettato sbrigativamente come un clone di Darkest Dungeon perché possiede un temperamento ribelle ed è creato con dedizione; alla fine ne amerete lo stile e ne odierete l’impossibilità di ribaltare un destino che, nonostante gli sforzi, sentirete stringere attorno al collo come un inevitabile cappio.