Windjammers - Recensione

PS Vita PS4

Windjammers è qualcosa di più di uno dei titoli multiplayer più divertenti della storia. È un’icona del gaming anni ’90, è il ricordo vivo delle sale giochi come strumento di aggregazione e affermazione adolescenziale, è la nostalgia per il mese di villeggiatura, di quei pomeriggi di pioggia settembrini in cui si andava via prima dalla spiaggia per lanciare l’ultima manciata di monete, salutare gli amici, dimenticare i frivoli amori estivi. Certo, come già detto, il titolo di Data East è anche un signor videogioco, che a 23 anni dalla sua uscita continua a divertire in ogni sua forma, ma nel caso non lo conosciate, facciamo un po’ di storia: nel 1993, Data East produce un picchiaduro chiamato Fighter’s History, ritenuto con non tutti i torti, da Capcom, troppo simile a Street Fighter. La software house di Ryu e Ken querela quella di Ryoko e Ray (eggià…) che si difende in corner dicendo che in realtà il suo Fighter’s History ha origini ben più nobili, e trae ispirazione da Karate Champ, uscito nel 1984 e sviluppato sempre da Data East. Il gioco delle tre carte confonde un po’ tutti e la causa di Capcom si risolve in un nulla di fatto. Ma che c’entrano i picchiaduro con Windjammers (conosciuto in Giappone come Flying Power Disc), videogame dove in realtà ci si tirano frisbee nei denti? C’entra, perché la suggestione di Capcom e del suo modus operandi è estremamente viva anche nel titolo sportivo di Data East, che ha la brillante idea di ibridare la costruzione a incontri tra personaggi iconici delle proprie nazioni di rappresentanza a un gioco di tennis di quelli basilari e istintivi. Insomma, come ribadito da tutti e finanche dalle PR che hanno rilanciato Windjammers dopo oltre vent’anni, si tratta dell’unione tra Street Fighter e Pong, ed è probabilmente davvero il modo migliore per definirlo.

ENERGIA!

Sempre a beneficio di chi nel 1994 avesse finito i gettoni e di chi, invece, non li avesse mai manco visti, Windjammers si regge sulla classica modalità arcade. Questa ci vede scegliere il nostro bel personaggio tra sei zarrissimi figuri nella loro tutina aderente – che risponde esattamente ai canoni delle robacce sintetiche e acetate che molti di noi avevano il coraggio di vestire all’epoca – e lanciarci in sfide all’ultimo fresbee. Ovviamente, però, non è che ci si passa semplicemente il disco come facevano i due veterani di guerra Warren Francisconi e Walter Morrison quando scoprirono che la base delle crostate della Frisbee Pie Co. fosse anche un disco volante perfetto con cui sollazzarsi in giardino. I campi di Windjammers sono invece vere e proprie arene che uniscono la struttura di quelli di tamburello a quelli di tennis, con una rete al centro e delle porte alle spalle dell’atleta, e in alcuni casi anche ostacoli infami che sembrano arrivare direttamente da Speedball. Lo scopo è fare “gol”, totalizzando dodici punti per set: ogni rete può fruttare tre o cinque punti, mentre se si fa cadere il disco nella propria metà campo si concedono due punti all’avversario.

Ovviamente, le tutine dei personaggi sono anche un chiaro segnale di poderose abilità, e dunque ogni tamarro di periferia è più o meno veloce o potente, e ha a disposizione un caratteristico super tiro che annuncia con la discrezione che compete ai campioni di frisbee con un urlaccio nella sua lingua d’origine: un fatto che ha visto il nostro signorile Loris Biaggi (il cui nome è proprio il mix di Loris Capirossi e Max Biaggi, d’altronde siamo pur sempre nei favolosi anni ’90) passasse alla storia con il suo “tiro a vortice”.

windjammers recensione ps4

siamo davanti al concetto di “easy to learn, hard to master”

In termini di gameplay, nella consueta tradizione di giochi Arcade/Neo Geo CD (la versione casalinga dal costo improbabile che era custodita come feticcio da tutti nerd più oltraggiosi dell’epoca), siamo davanti al concetto di “easy to learn, hard to master”. Grazie all’uso di due tasti, infatti, e ai consueti quarti di luna e mezze lune, è possibile lanciare in maniera tesa o a pallonetto il disco, lavorando sul ritmo perfetto per effettuare un lancio super potente e, soprattutto, prevedendo il punto d’arrivo del frisbee avversario che ci dà la chance di produrci in un toss, ovvero di premere al volo il tasto per lanciare in area il disco ed esibirci nei super tiri di cui prima. Per il resto, è tutta una questione di ritmo, opportunismo e grandissimo tempismo. Se già in solitaria funziona, in multiplayer diventa una vera e propria gioia di energia cinetica e insulti carpiati, alla ricerca del tiro perfetto e della finta in grado di destabilizzare l’avversario. Mente e riflessi, velocità e furbizia: Windjammers unisce esattamente la logica sportiva con la perizia di esecuzione di un picchiaduro, ed è in grado di attirare i giocatori che amano entrambi i generi.

TIRO A VORTICE!

La versione realizzata dai francesi DotEmu, autori già di numerosi adattamenti di vecchi giochi per sistemi attuali, è un porting esatto della versione arcade, con davvero pochissime aggiunte. Le uniche variazioni, al di là dell’ottimizzazione della grafica con tanto di opzione per le scanlines e la gestione 4:3 o 16:9, riguardano alcuni artwork dei personaggi, l’introduzione di sfondi ad alta risoluzione, la presenza dei due minigiochi anche al di fuori dell’arcade mode e, soprattutto, il multiplayer online. Insomma, il vero valore aggiunto di Windjammers su PS4 (con la non sottovalutabile compatibilità PS Vita) è la possibilità di godere di sfide online all’ultimo frisbee, nella grazia di un codice online praticamente perfetto (che sfrutta il sistema middleware GGPO, tipico dei picchiaduro) e la presenza di una leaderboard in cui mostrare i muscoli.

Nel complesso siamo davanti allo stesso identico gioco di vent’anni fa

Per il resto, va registrata l’ottima reattività dei controlli via joypad, che non fanno rimpiangere l’arcade stick e che funzionano a modo anche sfruttando le leve analogiche. Nel complesso siamo davanti allo stesso identico gioco di vent’anni fa, venduto a 14,90 euro e che ha la stessa resa, o quasi, di quello che, probabilmente, avrete sicuramente giocato su MAME. Chiaramente, si tratta dell’occasione per riscoprire un classico in maniera totalmente legale e con un multiplayer online che funziona a meraviglia, con la comodità di poterlo giocare con un amico su PlayStation 4 in salotto, ma forse per quel prezzo qualche aggiunta in più sarebbe stata gradita, se non altro per rendere ancora più immortale un titolo che è invecchiato benissimo. Poi, detto tra noi, secondo me la spesa vale l’impresa, soprattutto se amate i titoli competitivi e prendere schiaffi online non vi fa paura. È chiaro che in questo genere di valutazione c’è pure da considerare il fattore nostalgico: in termini d’amore, per chi scrive, stiamo dalle parti di OutRun, però non per tutti vale lo stesso.

La versione PlayStation 4 di Windjammers è una riproposizione 1:1 dello storico gioco per Arcade/Neo Geo CD, con l’unica vera aggiunta del multiplayer online. Il titolo è invecchiato benissimo e rappresenta, ancora oggi, uno dei migliori giochi multiplayer da divano della storia, grazie al suo mix di logiche sportive e gameplay da picchiaduro. DotEmu ha sviluppato un adattamento di grande qualità, ma il prezzo di 14,90 euro è oggettivamente altino per chi magari vuole semplicemente ricordare il passato per un paio di sere. Il single player è chiaramente un pretesto per le sfide multiplayer, per cui, anche nel caso in cui vogliate scoprire un grande classico che vi siete persi in passato, assicuratevi di invitare amici a casa o entrate nell’ottica di giocarci prevalentemente online: in quel caso, andate tranquilli; altrimenti, magari aspettate le offerte.

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Pro

  • Adattamento perfetto…
  • Resta uno dei giochi multiplayer più belli di sempre.
  • Online godurioso.
  • È Windjammers.

Contro

  • … ma senza nessun tipo di aggiunta.
  • Prezzo alto.
7.8

Buono

Se serve un tuttofare il buon Mancini è l’uomo da chiamare. La nostra principessa fotografa, usa la videocamera come se fosse un’estensione naturale del corpo e monta video manco fosse in una catena di montaggio. Ah… e scrive anche. Insomma… il classico “bravo guaglione”.

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