Dodici anni sono tanti. Forse troppi, se si parla del nostro hobby preferito che corre e si rinnova come un treno inarrestabile, e molti titoli usciti solo un paio d’anni fa sembrano appartenere a ricordi lontanissimi. In questo periodo la nostra vita è cambiata forse totalmente, e quel ragazzino che marinava la scuola per saltare l’interrogazione di matematica oggi, magari, è un felice lavoratore, sposato e padre di famiglia.
World Of Warcarft riesce nuovamente a monopolizzare il tempo libero di milioni di appassionati
SPARA DRITTO QUI
Sono desolato, ma non mi dilungherò in un elenco di novità inserite da Blizzard in quest’ultima espansione: se siete curiosi di scoprire le modifiche vi rimando direttamente all’homepage dell’opera. Mi soffermerò invece sulle varie idee, inizialmente discordanti, che mi sono fatto galoppando attraverso le Isole Disperse. Inizio con una doverosa premessa: la macchina dell’hype, questa volta, non mi ha toccato. Anzi, non ero del tutto convinto di voler reinstallare il MMORPG che ha monopolizzato mesi e mesi della mia vita, ma sono bastati pochi minuti per farmi rientrare in quel vortice di curiosità e meccaniche che tanto ho amato e che – volente o nolente – continuo ad amare.
Ho adorato Warlords of Draenor, la penultima espansione: il suo spingere tantissimo sul fattore nostalgia e il voler “ricominciare” l’intera avventura, offrendo un nuovissimo mondo da esplorare e scoprire strizzando l’occhio ai primissimi mesi passati sul Vanilla, per me erano due carte a dir poco vincenti. A quanto pare non sono stato l’unico a venire catturato da Blizzard, dato che il numero di giocatori era tornato in un attimo a livelli vertiginosi. Purtroppo, però, c’erano un paio di ingranaggi che, settimana dopo settimana, inceppavano l’intero macchinario, ricordo soprattutto le guarnigioni, novità che ho apprezzato assai ma che, in pochi mesi, si è rivelata un vero e proprio incubo.
Le novità di Legion sono tutte incredibilmente ragionate e atte a migliorare non poco il gameplay
Di Legion mi ha colpito il fatto che, con una singola espansione, Blizzard ha portato contemporaneamente sui nostri schermi più novità che in un anno e mezzo di Warlords of Draenor, tutte incredibilmente ragionate e atte a migliorare non poco il gameplay che, per forza di cose, cominciava un pochino a puzzare di vecchio. Più volte, con spirito goliardico, ho detto che la software house americana deve aver fatto un patto con il diavolo (Diablo, per gli amici), perché trovo semplicemente impossibile che sia riuscita a mantenere vivo così a lungo l’interesse per il suo titolo, eppure World of Warcraft si rinnova e si reinventa, mutandosi a seconda delle necessità, ma mantenendo le proprie solide basi.
La trasmogrificazione, arte fondamentale per abbellire esteticamente i propri avatar, è riuscita finalmente a snellirsi, prendendo ampissimo spunto da Diablo III, e a offrire una personalizzazione prima impensabile; le roccaforti da guerra consentono a tutti i membri della stessa classe di accedere a potenziamenti e quest e di inviare companion in missione alla ricerca di oggetti e risorse (salutiamo quindi quelle guarnigioni che costringevano il giocatore a tornare “a casa” fin troppo spesso); infine i livelli dinamici abbandonano una volta per tutte la necessità di seguire una strada preimpostata a seconda della potenza degli scontri e ci permettono di visitare a piacere ogni zona delle Isole Disperse e, soprattutto, di poter compiere missioni con i propri compagni di gilda senza curarsi della differenza tra livelli.
IL MIO NOME È LEGIONE
La vera caratteristica che rende Legion una delle espansioni più interessanti della saga è, però, l’epicità che trasuda da ogni poro: il nostro alter ego non è più il soldatino disperato che accoppa maiali con una spadina di legno, e nella sua carriera ha aiutato a sconfiggere nemici dal calibro di Illidan, Arthas, Kel’Thuzad e chissà quanti altri, così finalmente trova il suo posto tra i massimi ranghi della propria fazione. Siamo conosciuti, rispettati e temuti, e grazie a personalissime quest che portano sempre in primo piano il nostro personaggio, diventiamo a tutti gli effetti uno dei leader massimi di Azeroth. La trama principale, poi, riserva piacevolissime sorprese, e Blizzard stupisce per il suo coraggio di farci giocare con i personaggi più influenti dell’universo di Warcraft.
La trama principale riserva piacevolissime sorprese
Legion, a conti fatti, è quel premio che ogni giocatore di World of Warcraft si aspettava: rappresenta la fama guadagnata in dodici anni di onorato servizio, la forza acquisita affrontando minacce di ogni tipo e l’ascesa verso la storia. Se aggiungiamo anche l’inserimento della nuova classe, il Demon Hunter, che in moltissimi aspettavano dai tempi di The Burning Crusade, direi che questa volta Blizzard ha fatto bingo, scopa e scacco matto in una sola mossa.
SPECIALE, COME TUTTI
Non è però tutto rose e fiori, anche se devo ammettere che i difetti che ho riscontrato sono di natura strettamente personale. Ad esempio, io non riesco ad apprezzare particolarmente gli artefatti leggendari: è vero, non esiste nulla di più bello per un paladino che impugnare l’Ashbringer (Brandicenere, per gli amici), eppure vedersi circondati da altri mille paladini armati nello stesso modo mi ha infastidito non poco.
Il concetto di “Massive Multiplayer” viene “dimenticato” e rispolverato solo in onore delle istanze
Dopo tutto questo chiacchierare, consiglierei senza dubbio Legion a chi aspetta con trepidazione ogni espansione di World of Warcraft: quest’ultima opera è particolarmente dedicata a loro, ed è impossibile non rimanere estasiati dalla quantità e qualità dei contenuti. Se invece avete abbandonato Azeroth da qualche anno, non so se Illidan in persona possa bastare a farvi riaccendere quella scintilla che, sotto sotto, non si è mai completamente spenta. Ah, e nel dubbio, Kek.
Legion è quel premio che ogni assiduo giocatore di World of Warcraft aspettava da fin troppo tempo, con epicità che spunta da ogni contesto, a partire dalle armi arrivando ai nemici affrontati, passando per l’inserimento del Demon Hunter che ha reso felici grandi e piccini. Blizzard è riuscita a reinventare e migliorare un gioco che è presente sui nostri schermi da ormai dodici anni, e a patto di chiudere un occhio sulla forte dissonanza ludo-narattiva (che fa dimenticare la componente “Massive Multiplayer” se non in concomitanza delle sempre belle istanze), e sulle meccaniche di base (che sono rimaste invariate e dopo tutto questo tempo possono risultare ripetitive), quest’ultima espansione è con tutta probabilità una delle migliori apparse sui nostri schermi. Brava Blizzard, anche questa volta sei riuscita a stupirmi.