Yomawari: Midnight Shadows - Recensione

PC PS Vita PS4

Yomawari: Night Alone (qui trovate la nostra recensione) è una sorta di walking simulator isometrico mescolato al folklore horror giapponese, il tutto incorniciato da uno stile molto grazioso che stempera un po’ i toni in modo da renderlo non troppo inquietante. Il gioco, uscito al tempo sia su PS Vita che su PC, non ha riscosso un gran successo, anche per via del fatto che risultava piuttosto frustrante in alcuni suoi passaggi. Nippon Ichi ha però voluto ritentare la sorte con un nuovo capitolo, Yomawari: Midnight Shadows. Sarà riuscito il team ha rimuovere i limiti di Night Alone e donare linfa vitale alla serie?

UNA PASSEGGIATA INQUIETANTE

Una passeggiata inquietante: così potrebbe essere definito Yomawari: Midnight Shadows; proprio come nel predecessore, non dovremo far altro che procedere su percorsi prestabiliti eludendo orrori di ogni genere che spaziano tra facce enormi, feti aberranti, mostri tentacolari, spettri e molto altro. Una sorta di stealth/horror dove i jumpscare sono, ovviamente, all’ordine del giorno e la tensione è costantemente palpabile grazie agli inquietanti rumori di fondo che ci attendono a ogni passo (per un’esperienza ottimale, vi consiglio di giocare con le cuffie).Yomawari Midnight Shadows immagine PC PS4 PS Vita 09Un “more of the same”, dunque, che ci riporta nella stessa città desolata dello scorso capitolo, ma che vede due nuove protagoniste, Yui e Haru, due amiche che – allontanate dalle strane presenze in città – dovranno affrontare la notte per ritrovarsi.

non dovremo far altro che procedere su percorsi prestabiliti eludendo orrori di ogni genere che spaziano tra facce enormi, feti aberranti e mostri tentacolari

Nulla di nuovo nel menù, come già detto, a eccezione di qualche elemento come l’interazione con alcuni oggetti, l’introduzione dei “Charm” – che garantiranno vari bonus passivi – e l’aggiunta di alcuni nemici tra cui lo spaventoso Kotowari-sama (una mano gigante che regge delle forbici insanguinate).

Permane purtroppo la stessa formula trial and error di Yomawari: Night Alone, anche se – a dirla tutta – ho trovato questo secondo capitolo molto meno frustrante rispetto al predecessore. Per il resto, il gameplay non ha subito grossi cambiamenti: nei panni delle due ragazzine dovremo spostarci di luogo in luogo studiando i pattern dei nemici per poterli eludere, nasconderci, o risolvere semplici enigmi ambientali per trovare oggetti utili al proseguimento del gioco. Complessivamente, Yomawari: Midnight Shadows vanta un’ottima atmosfera e si lascia giocare piacevolmente fino ai titoli di coda, seppur narrativamente non riesca a coinvolgere più di tanto.Yomawari Midnight Shadows immagine PC PS4 PS Vita 08

Yomawari: Midnight Shadows vanta un’ottima atmosfera

Tecnicamente il titolo di Nippon Ichi fa sfoggio dello stile puccioso che già contraddistingueva il prequel e che a stempera un po’ i toni horror della produzione; tuttavia, alcune creature risultano parecchio grottesche e inquietanti. Buono anche il comparto audio, con spaventosi rumori di fondo in grado di alimentare la tensione, accentuata dal battito del cuore delle protagoniste che pulserà nelle nostre orecchie ogniqualvolta su presenterà un pericolo nelle vicinanze.

Yomawari: Midnight Shadows è titolo horror senza troppe pretese, ma che gli amanti del genere apprezzeranno senz’altro. L’atmosfera che permea l’intera ambientazione è suggestiva e inquietante, e il bestiario a corredo rende l’insieme grottesco e misterioso. Certo, la grafica super deformed va a stemperare un po’ il tutto, ma l’atmosfera cupa e i continui jumpscare mantengono sempre la tensione alle stelle. Purtroppo, sul menù non c’è nulla di veramente nuovo rispetto Night Alone, ma a conti fatti la difficoltà è decisamente più permissiva, il che rende l’esperienza meno frustrante e decisamente più gradevole.

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Pro

  • Atmosfera suggestiva e inquietante.
  • Meno frustrante rispetto al precedente capitolo.

Contro

  • A conti fatti, gli elementi aggiuntivi sono veramente pochi e ininfluenti.
  • Permane ancora la formula trial and error.
6.5

Sufficiente

È l’ultimo arrivato in famiglia e gli va di gran lusso che non lavora in redazione ma da casa sua, altrimenti farebbe la fine di Seppia nella serie Boris, con Claudio “Renè” Todeschini a tallonarlo con vessazioni di ogni tipo. Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette.

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