il 12 maggio 2008 a Livorno, a pochi metri dalla casa dove abitano i genitori del tecnico rossonero, che in quel periodo stava per trasferirsi a Cagliari, reduce da una promozione in B col Sassuolo. Allegri sorpassa un’auto troppo lenta all’altezza di un parco pubblico e delle strisce pedonali. Subito dopo viene fermato dai carabinieri. All’inizio l’allenatore sembra conciliare, ma poi come spesso avviene in questi casi, i toni si alzano. “Acciuga”, come familiarmente lo chiamano i livornesi per via del fisico asciutto, oggi quasi una sfinge a bordo campo, si fa prendere dai cinque minuti: secondo quanto si legge dalla denuncia depositata dai carabinieri alla procura di Livorno, prima si riferisce a un carabiniere dicendogli “le Brigate rosse non facevano poi così male”, “stai zitto terrone”, “ti faccio perdere il posto”, poi mima uno scontro con uno dei militari e si butta per terra, fingendo di aver ricevuto un colpo da uno dei militari, mentre sfilano alcuni passanti. Quando capisce che le cose si mettono male, dice che in realtà correva a casa perché uno dei suoi familiari non stava bene. Potrebbe anche chiudersi qui la vicenda, ma i carabinieri scoprono un altro precedente più o meno simile, a un posto di blocco dei vigili urbani. Così la denuncia, questa volta, scatta inevitabile.