Atti osceni sul bus
Autobus 280 direzione Piazza dei Partigiani Roma, ore 13,40. Salgo e mi siedo. Proprio di fronte, ma sul lato opposto al mio, prende posto un tizio che ho già visto nel quartiere Testaccio. Lo noto perché mi fissa insistentemente, ha un tatuaggio particolare sul polso. Inizia a palparsi il cavallo dei pantaloni e decido di fotografarlo. La signora accanto a lui, quando realizza come andrà a finire, chiude gli occhi e si finge morta. Intanto lo schifoso inizia a strofinarsi con più vigore fino a quando decide che è ora di sguainare l’arnese. Fortunatamente già avevo avviato il video, devo decidere velocemente se gonfiarlo di botte o fare un video da portare in questura, opto per l’opzione più civile: la denuncia. Intanto il membro di questo “signore” è completamente fuori dai pantaloni e, nelle sue mani, mentre mi fissa, assume tutto il turgore del caso. La tentazione di ammazzarlo è forte ma penso che riprenderlo e lasciar fare alle forze dell’ordine sia la giusta soluzione (ingenua e illusa, io).
Riprendo il fatto fino in fondo, e fino in fondo significa fino alla tangibile fine dell’atto masturbatorio, dopodiché chiamo il 112 non avendo una volante disponibile mi consigliano di andare alla stazione più vicina dei carabinieri e portare direttamente il video. Parlo con il responsabile, e qui l’amara sorpresa. Senza neanche voler vedere il video il poliziotto mi spiega che il reato per atti osceni è stato depenalizzato. Leggete bene: depenalizzato. Una denuncia cadrebbe nel vuoto. Se non è questo un reato, come vogliamo considerarlo? Come ci si difende da questi mostri? È questa la tutela delle donne? Oggi c’ero io, domani potrebbe esserci una ragazzina. Sono tornata a casa furiosa e impotente, e con il passare delle ore la mia indignazione si sta trasformando in un senso di vuoto e fallimento. Voglio dimettermi dall’umanità.
perche le donne se la prendono tanto per ste cose?![]()