La drammatica ammissione delle forze dell’ordine svedesi. Nel paese ormai le zone off limits sotto il controllo di criminali ed estremisti sono 61.
La Svezia è fuori controllo, quasi persa, e ad ammetterlo è Dan Eliasson, il capo della polizia, che in tv descrive una situazione da guerra civile, con intere aree del paese sfuggite all’autorità dello Stato, e conclude con un disperato appello ai cittadini: «Aiutateci, aiutateci!».
*«Ad essere fuori controllo è lui», reagisce rabbiosa la stampa progressista, ma c’è la conferma di Anders Thornberg, capo dei servizi segreti (Säpo), che alza addirittura l’allarme parlando di terroristi e spiegando che «dai 200 monitorati nel 2010 si è passati a qualche migliaio», capaci di colpire in Svezia e altrove, soprattutto le decine di foreign fighter di ritorno dalla Siria.
Ma perché improvvisamente i vertici di polizia e servizi rompono il muro di omertà? La ragione si desume da un servizio della Nrk, la Rai norvegese, che lo scorso settembre ha svelato come ogni giorno in Svezia tre agenti si licenzino e l’80 per cento pensi di cambiare lavoro.
Eliasson ammette che le aree “vietate” a polizia e pompieri sono diventate 61, sono sempre più estese e 23 di queste, attorno alle città più grandi, sono considerate “particolarmente rischiose”.
Da lì la polizia si è ritirata: commissariati chiusi e controllo, de facto, demandato a 200 gang che armano almeno cinquemila delinquenti. Persino le ambulanze chiedono di entrarci con attrezzature da zona di guerra.