Nel 1989 Mike Tyson era lo sportivo più pagato e l’uomo più famoso del pianeta.
Con una robusta mancia si fece aprire, in orari notturni, le porte di uno zoo del New Jersey, per una romantica gita al chiaro di luna con la bella moglie Robin Givens.
A metà del giro, l‘attenzione del campione del mondo fu richiamata dagli strilli provenienti dalla gabbia dei gorilla, dove il maschio dominante impartiva lezioni agli altri: una cosa normale in natura.
In un delirio di onnipotenza, nonché carico di cocaina, Tyson offrì 10.000 dollari al custode perché gli aprisse le porte della gabbia affinché potesse impartire una lezione, a mani nude, al gorilla.
Il dipendente dello zoo rifiutò.
Salvandolo, così, da una morte rapida e cruenta.
Tyson ha sempre parlato di “silverback” al riguardo di questa storia, ossia il termine con cui si indicano i maschi adulti la cui crescita porta ad una colorazione argentea della peluria della schiena.
È presumibile che il maschio fosse il più grande della gabbia, quindi, in una gamma che va dai 70 ai 220 chili, a seconda che si tratti di un gorilla di pianura o di montagna, si può ipoteticamente valutare in almeno 100/115 chili il peso del primate.
La forza di un tale animale è pari a quella dei quattro, cinque, forse otto uomini più forti del mondo messi insieme.
Un combattente professionista è educato allo scontro, mentre un gorilla combatte d’istinto, mettendo tutto sin da subito nella battaglia, risultandi mille volte più rapido e letale.
Infine, un valore aggiunto alle armi del gorilla sono le straordinarie zanne, forti e lunghe in barba alla natura quasi esclusivamente vegetariana del primate.
Il nostro amato Mike avrebbe patito ferite terribili e, prima di morire, avrebbe avuto quell’attimo di lucidità per stramaledire quella decisione.
Fortunatamente, il custode dimostrò un briciolo di buonsenso.