- in una società in cui ogni più piccolo diritto è perseguito, nessuno ha più diritti - Kungfucio
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Esatto. Purtroppo a tanta gente non entra in testa che per avere effetti inflattivi la moneta stampata deve essere spesa fuori dal circuito finanziario, e che l'unico modo per assicurarsi che questo succeda e' che la spenda lo stato, cioe' ci vuole una monetizzazione del debito, che e' cosa ben diversa dal QE.
Se questo non succede, all'atto pratico lo stampaggio serve piu' che altro a parare le chiappe agli stessi soggetti che hanno causato la crisi, ovvero banche ed assimilati.
Gli interventi straordinari di politica monetaria della BCE negli ultimi 5-6 anni sono un esempio da manuale.
Nel 2011, quando i titoli di Stato di diversi Paesi erano considerati a rischio, quindi valevano pochissimo e rendevano tantissimo, han fatto l'LTRO, cioe' in pratica hanno regalato soldi alle banche perche' facessero incetta dei suddetti titoli, lucrandovi allegramente e senza rischi e usando questi profitti per ripianare i bilanci che avevano precedentemente disastrato comprando lammerda (questo vale soprattutto per le banche del Nord Europa).
Adesso che i titoli di Stato valgono tantissimo e rendono pochissimo, che ti fa la BCE? Ma il QE ovviamente, cioe' in soldoni con il pretesto di combattere la deflazione (e sapendo benissimo che non lo si fara') si comprano dalle banche gli stessi titoli di cui sopra. Penso sia chiaro che anche in questo caso ci guadagnano le banche.
se alcuni stati iniziano a parlare di reddito di cittadinanza (che imho è troppo), direi che sarebbe quanto meno ora di parlare seriamente anche da noi almeno di un reddito di disoccupazione. basso, ovviamente. magari è la volta che riparte la tanto agognata inflazione.
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Il sussidio di disoccupazione c'è. Solo che prima devi aver lavorato
Per me l'urgenza è riformare i centri per l'impiego e i corsi regionali che, in primo luogo, devono essere gratuiti per il disoccupato, in secondo luogo devo essere corsi concretamente collegati a trovare lavoro, quindi concordate con aziende che assumano in stage chi li fa al termine del corso e che eventualmente possano inserirli in organico. Ad ora i corsi sono carissimi (1500/2000 euro) su campi in cui non si trova lavoro facilmente (panetteria? Corsi di informatica base? Ma per favore) e in più se prevedono stage sta a te cercartelo.
Gli unici corsi utili probabilmente sono quelli finalizzati a chi già lavora in una azienda, cosa che francamente non aiuta veramente nessuno. Spesso vengono pure passati gratis per il contributo aziendale al dipendente.
È un meccanismo quello dei corsi di formazione regionale che al momento non crea alcuna occupazione.
Se non a chi tiene il corso.
Senza alcuna selezione tra insegnanti.
Ultima modifica di Necronomicon; 10-03-16 alle 11:52
l'unico criterio dovrebbe essere: sei disoccupato e iscritto alle liste di disoccupazione? bon hai diritto al reddito di disoccupazione. punto. al limite previa controllo del reddito complessivo del nucleo familiare (sei a casa ma tuo marito guadagna 3000 euro/mese? non ne hai diritto). ovviamente concordo che i centri per l'impiego ora come ora fanno ridere e andrebbero pesantemente riformati. tutte le richieste di lavoro dovrebbero passare da li'.
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E pure il buon Marione ha giocato l'ultima carta.
http://www.corriere.it/economia/16_m...88106330.shtml
se dessero il qe un tot a famiglia magari farebbero qualcosa di meglio
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Il problema è infatti come si diceva che tutti sti soldi alla fine rimangono in tasca a ste banche demmmmerda.
A me quello che fa più ridere è che s'era deciso di dividere la banca centrale dal governo/tesoro/stato per evitare che si buttasse al vento denaro per l'umore del politicante di turno.
Infatti adesso non si butta via più un soldo eh
La crisi è finita?
I banchieri non sembrano contenti: http://www.wallstreetitalia.com/tagl...utte-le-furie/
Comunque ultimamente mi è venuto un pensiero in mente: e se tutte queste mosse economiche fossero inutili? Nel senso che quel trentennio d'oro dopo la II guerra mondiale aveva caratteristiche economiche, sociali e politiche non più replicabili. Venendo mancare tutte quelle caratteristiche, potremmo essere entrati in una lunga fase di non ritorno.
Bah ti dirò, il discorso è lungo e articolato, e visto che sto imboscato in ufficio perdo 5 minuti per i miei 2 cents.
Reputo il PIL tra gli indicatori economici più rozzi e manipolabili alla bisogna di questa o quell'altra parrocchia che esistano. Già se andassimo su un discorso di PIL/procapite o meglio ancora di Coefficiente di Gini, potremmo parlare in maniera più assennata di evoluzioni economiche.
Un altro discorso importante è quello della percezione relativa, e delle aspettative.
Per percezione relativa intendo il fatto che in termini assoluti, probilmente oggi stiamo messi meglio degli anni del boom. Maggior tecnologia, informazioni, disponibilità di beni e aspettative di vita.
Dall'altro pero' manca quella narrativa del "percorso", o crescita, che ha permesso alla generazione dei nostri genitori di accumulare ricchezza, e di vedere un progresso in termini assoluti (quelli di qui sopra)
A noi manca soprattutto questo, imho.
È tutta colpa del petrolio basso.
Piu' che la "narrativa", direi che mancano:
- la crescita dei salari reali pari o superiore alla produttivita' (che richiede piena occupazione o quasi, e dei sindacati decenti)
- la stabilita' del reddito (e quindi del posto di lavoro)
- la possibilita' di comprarsi casa senza indebitarsi fino al collo per 30 anni, collegata a
- la ragionevole certezza di poter, volendo, lavorare per tutta la propria carriera nella zona/Paese di origine.
Tutta roba che era perfettamente normale nel trentennio d'oro e potrebbe tranquillamente esserlo di nuovo, dal punto di vista tecnico.
Quello che manca e' la consapevolezza politica dei prerequisiti (da parte della maggior parte delle persone) e la volonta' politica di effettuare una transizione in questo senso (da parte delle elite).
Certo, non si puo' pretendere di avere oggi, in Occidente, ritmi di crescita simil-cinese se non per brevi periodi durante la ripresa da una grave recessione, ma se si riequilibrassero le proporzioni tra profitti e salari riportandole ai livelli di fine anni '70 l'incremento in termini sia di benessere materiale sia di qualita' della vita sarebbe palpabile comunque.
quello che è andato a puttane è il lavoro e il potere di acquisto dei salari. con la lira bastava uno stipendio per vivere e il precariato non era cosi' diffuso (pur se presente)
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Rimango convinto che sia stata la Cina (e chi gli ha permesso di farlo, ovviamente) a darci la mazzate. Interi segmenti industriali (quasi tutto il manifatturiero, esclusi alcuni segmenti di nicchia) sono stati messi in ginocchio da competitors troppo più "convenienti". Per dire, in Toscana le calzature e l'abbigliamento, che erano settori vitali dall'immediato dopoguerra, negli ultimi 20 anni hanno ricevuto solo mazzate nei denti, parzialmente controbilanciate da maggiori esportazioni di beni di lusso in mercati più ricchi. Purtroppo abbiamo un grosso problema di base, vale a dire la mentalità "da bottega" di una marea di PMI, a cui ultimamente si è aggiunta la crisi economica russa.
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globalizzazione fatta a cazzo
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