ed è qui che entra in gioco il dibba
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Io non ci sto capendo niente, sinceramente.
"Si potrebbe far pagare un'imposta e ridare il diritto di utilizzarli"
Mettiamo che abbia 100.000 in contanti in una cassetta di sicurezza.
Se decidessi di versarli in una botta sola sul C/C la banca mi segnalerebbe per via dell'antiriciclaggio (presumo) e il fisco potrebbe chiedermi da dove sono arrivati.
Nulla però mi vieta di aprirla ogni tot, prenderne 1.000 e portarli a casa per farci ciò che mi pare.
Il "diritto di utilizzarli" vuol dire che posso versarli sul conto e nessuno può chiedermi da dove arrivano?
Credo che il senso sia quello.Originariamente Scritto da ale#12
Paghi un tot % di imposta e poi son tuoi da usare come preferisci.
Si, ma non lo farebbe nessuno, a meno che non sia un coglione:
- ho 100000 euro.
- ogni tot ne prelevo x e lo deposito.
- pago il 10% e li deposito tutti.
Nessuno userebbe la seconda opzione.
Nessuno.
Nemmeno Kayato.
Eh, questo intendevo io.
Ovvio, tutto ciò a meno che lo "scudo" serva per far rientrare i soldi della troka
(che poi se non ricordo male era anche una delle critiche che venivano fatte allo scudo fiscale)
Grazie al cazzo, per nascondere 100.000€ in cassetta di sicurezza devi essere l'ultimo dei pezzenti
Il discorso ha senso per somme di qualche milione di euro, o comunque talmente alte per cui prelievo e deposito senza dare nell'occhio non è fattibile.
La vera domanda è: perchè lo stato permette alle banche di avere delle cassette dove uno può tenere dei valori NASCOSTI?Grazie al cazzo, per nascondere 100.000€ in cassetta di sicurezza devi essere l'ultimo dei pezzenti
Il discorso ha senso per somme di qualche milione di euro, o comunque talmente alte per cui prelievo e deposito senza dare nell'occhio non è fattibile.
è ridicolo perché non è un reato e non contravviene alcuna norma antiriciclaggio detenere valuta; perché pagare una imposta su contanti leciti se posso dimostrarne la lecita provenienza?
- - - Aggiornato - - -
uno scudo fiscale, quello che Salvini vorrebbe fare molto probabilmente
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Non solo. Il "diritto di utilizzarli" significa che puoi disporre di quella ricchezza in maniera piena ed assoluta. Poiché attraverso il versamento dell'obolo fiscale, essa diviene legittima. La ratio è similare alla voluntary disclosure di qualche anno fa.
Nell'esempio che fai, il problema permarrebbe in ogni caso. Nel nostro sistema, infatti, esistono una serie di strumenti che consentono all'amministrazione finanziaria di ricostruire la capacità contributiva muovendo dalla spesa. Ovvero di concentrare l'attività di controllo su quei soggetti che sostengono delle spese anomale o sproporzionate se raffrontate al reddito. Si tratta di una meravigliosa galassia fatta di presunzioni e inversioni dell'onere probatorio (che ben conoscete)
Capite bene allora che il tizio che ha i 100.000 euro di fonte ambigua e che decide di prelevarne soltanto 1000 ogni mese, si espone in ogni caso a dei rischi. Questi sono legati alla spesa che egli sostiene.
Quand'anche decidesse di prelevare 1.000 euro dalla cassetta e, con la massima accortezza e prudenza, di spenderli in beni poco costosi e che non danno dell'occhio non sarebbe comunque al sicuro
Negli ultimi mesi, sui giornali si è parlato del "risparmiometro". Ovverosia uno strumento per mezzo del quale l'amministrazione finanziaria monitora i risparmi individuali, raffrontandoli al reddito dichiarato e alla spesa sostenuta (anche quella presunta).
La sproporzione di risparmio determina l'avvio delle attività di controllo. La ratio è facilmente intuibile se si considera che il risparmio è uguale alla differenza tra reddito e consumo (è il reddito non consumato). Ne segue che, un individuo che nonostante dichiari un reddito modesto riesce ad accantonarne una quota considerevole, se non addirittura l'intero, con ogni probabilità gode di ulteriori fonti di reddito che occulta al fisco ( ad esempio immaginate un tizio con un conto corrente dove gli viene accreditato lo stipendio: in 1 anno non effettua nemmeno un prelievo. Nemmeno un euro)
qui potete farvi un'idea:
https://www.ilsole24ore.com/art/norm...?uuid=ABSFx1sB
e
https://www.theitaliantimes.it/econo...sparmi_120619/
Questa chiaramente è solo teoria. Sull'efficacia di tali indagini fiscali non ho mai avuto molta fiducia.
Il discorso, tuttavia, verte a comprendere le ragioni che potrebbero spingere qualcuno, che detiene capitali nascosti al fisco (perchè frutto di evasione, lavoro nero o quel che è), a pagare un forfeit all'amministrazione finanziaria per potere disporre del proprio denaro.
è un condono
cazzo, sono frittoNegli ultimi mesi, sui giornali si è parlato del "risparmiometro". Ovverosia uno strumento per mezzo del quale l'amministrazione finanziaria monitora i risparmi individuali, raffrontandoli al reddito dichiarato e alla spesa sostenuta (anche quella presunta).
La sproporzione di risparmio determina l'avvio delle attività di controllo. La ratio è facilmente intuibile se si considera che il risparmio è uguale alla differenza tra reddito e consumo (è il reddito non consumato). Ne segue che, un individuo che nonostante dichiari un reddito modesto riesce ad accantonarne una quota considerevole, se non addirittura l'intero, con ogni probabilità gode di ulteriori fonti di reddito che occulta al fisco ( ad esempio immaginate un tizio con un conto corrente dove gli viene accreditato lo stipendio: in 1 anno non effettua nemmeno un prelievo. Nemmeno un euro
se le facessero, l'efficacia sarebbe dirompente; e puoi ben immaginare il perché: basta por mente all'inversione dell'onere della prova, che è uno dei principi BASILARI del rapporto fisco-contribuente italiano
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giravano voci che la convenzione con lo stato la volesse la Casaleggio per utilizzare la piattaforma russò
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o quello o un segnale all'alleato
o entrambi
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Esatto solo teoria. Mi ricordo di un paio di fatti di cronaca che fanno capire che i controlli o non ci sono o non funzionano.Non solo. Il "diritto di utilizzarli" significa che puoi disporre di quella ricchezza in maniera piena ed assoluta. Poiché attraverso il versamento dell'obolo fiscale, essa diviene legittima. La ratio è similare alla voluntary disclosure di qualche anno fa.
Nell'esempio che fai, il problema permarrebbe in ogni caso. Nel nostro sistema, infatti, esistono una serie di strumenti che consentono all'amministrazione finanziaria di ricostruire la capacità contributiva muovendo dalla spesa. Ovvero di concentrare l'attività di controllo su quei soggetti che sostengono delle spese anomale o sproporzionate se raffrontate al reddito. Si tratta di una meravigliosa galassia fatta di presunzioni e inversioni dell'onere probatorio (che ben conoscete)
Capite bene allora che il tizio che ha i 100.000 euro di fonte ambigua e che decide di prelevarne soltanto 1000 ogni mese, si espone in ogni caso a dei rischi. Questi sono legati alla spesa che egli sostiene.
Quand'anche decidesse di prelevare 1.000 euro dalla cassetta e, con la massima accortezza e prudenza, di spenderli in beni poco costosi e che non danno dell'occhio non sarebbe comunque al sicuro
Negli ultimi mesi, sui giornali si è parlato del "risparmiometro". Ovverosia uno strumento per mezzo del quale l'amministrazione finanziaria monitora i risparmi individuali, raffrontandoli al reddito dichiarato e alla spesa sostenuta (anche quella presunta).
La sproporzione di risparmio determina l'avvio delle attività di controllo. La ratio è facilmente intuibile se si considera che il risparmio è uguale alla differenza tra reddito e consumo (è il reddito non consumato). Ne segue che, un individuo che nonostante dichiari un reddito modesto riesce ad accantonarne una quota considerevole, se non addirittura l'intero, con ogni probabilità gode di ulteriori fonti di reddito che occulta al fisco ( ad esempio immaginate un tizio con un conto corrente dove gli viene accreditato lo stipendio: in 1 anno non effettua nemmeno un prelievo. Nemmeno un euro
qui potete farvi un'idea:
https://www.ilsole24ore.com/art/norm...?uuid=ABSFx1sB
e
https://www.theitaliantimes.it/econo...sparmi_120619/
Questa chiaramente è solo teoria. Sull'efficacia di tali indagini fiscali non ho mai avuto molta fiducia.
Il discorso, tuttavia, verte a comprendere le ragioni che potrebbero spingere qualcuno, che detiene capitali nascosti al fisco (perchè frutto di evasione, lavoro nero o quel che è), a pagare un forfeit all'amministrazione finanziaria per potere disporre del proprio denaro.
è un condono
La mafia usava le poste per depositare i soldi, ogni settimana sempre la stessa persona veniva e depositava 25k in cash sempre.........ogni settimana. Nessuna segnalazione all'anti riciclaggio.
Altro fatto che se ne aveva già parlato pure qui, che dopo un incidente si è scoperto che un signore (ceto medio basso) aveva più di 40 auto intestate.
Se è per questo non ha nemmeno senso porre limiti sull'utilizzo di contante che proviene da guadagni leciti, ma lo Stato è malfidente
che poi pare ci siano 200 mld di € nelle cassette delle banche italiane, rimetterne in circolo anche solo una parte mica ci farebbe male
la stima era stata fatta nel 2016 per conto del governo (PD) di allora che voleva fare la stessa operazione ma con un'aliquota molto più alta, non so bene come mai la cosa cadde (immagino la solita paura di favorire ricchih ed evasorih)
perché scudarli quando si potrebbe CONFISCARLI?
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Perché 49 milioni possono sempre far comodo.perché scudarli quando si potrebbe CONFISCARLI?
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Ma se per esempio erano già soldi miei dimostrato ci devo ripagare altre tasse sopra o se lo dimostro sono esente ?
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in un paese normale la seconda
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Al solito, Kayato le sa tutte in fatto di reati e di mafia
vabbè, si è fatto un ennesimo errore di comunicazione e tante cazzate le tira fuori anche lui, mica è einaudi...
però, in questo scenario desolante, resta quello che ne spara di meno
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