La nuova paura della Germania Mauro Bottarelli
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Una sola cosa appariva certa, fin dall'inizio dei lavori di giovedì: la volontà quasi feroce di Angela Merkel di arrivare in qualche modo a un accordo con Ankara, anche pagando un prezzo politico, oltre che economico, molto alto. Il perché è presto detto: i servizi segreti tedeschi hanno reso noto al governo che la situazione in Germania è già oggi potenzialmente esplosiva, ben peggiore di quanto si possa pensare all'esterno. Hans-Georg Maaßen, numero uno dell'intelligence interna BfV, ha dichiarato che lo Stato islamico sta deliberatamente impiantando jihadisti tra i rifugiati che stanno arrivando in Europa e che il numero di salafiti in Germania è salito a 7900 dai 7mila del 2015 e dai 5500 del 2013: «I salafiti vogliono instaurare un Stato islamico in Germania». Sono oltre 800 i residenti nel Paese - il 60% dei quali con passaporto tedesco - che si sono uniti all'Isis in Siria e Iraq e stando ai dati dell'Ufficio federale della polizia criminale, un terzo di loro è già tornato in Germania. Stando a dati di Rob Wainwright, capo di Europol, sono oltre 5mila i jihadisti europei ritornati nel Continente dai teatri di guerra dove hanno ricevuto addestramento e combattuto.
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Il business sui migranti nei paesi del nord Europa
C'è anche un altro risvolto, oltre a quanto ho già scritto, nella patetica gestione europea dell'immigrazione, un risvolto che parte da lontano quasi come un peccato originale: ammantare di umanitarismo ciò che per molti è soltanto un business e pagare poi il prezzo quando la situazione sfugge di mano. È il caso della Svezia. Sapete infatti chi è la principale beneficiaria delle politiche di accoglienza svedesi? Ica Bank, una banca che lo scorso novembre ha presentato alla Swedish Migration Agency una bella fattura da 8 milioni di dollari per aver fornito ai migranti carte pre-pagate. Per ogni prelievo di contanti, Ica Bank prende una commissione di 2 dollari e per ogni carta pre-pagata attivata qualcosa come 21 dollari. Ma c'è di più: l'istituto ha infatti vinto l'appalto per il servizio in regime di monopolio, senza bando di gara e il contratto con la Swedish Migration Agency è stato prolungato fino al marzo 2017. Accidenti, ma non è lo stesso Paese che ha annunciato 80mila espulsioni?
In Svezia l'accoglienza è un business gestito prevalentemente da operatori privati che fanno profitti faraonici: nel 2015, la 30 aziende più grandi che forniscono un tetto ai migranti hanno fatturato alla Swedish Migration Agency per circa 109 milioni di dollari: il tutto, finanziato dai soldi dei contribuenti svedesi. Nel novembre dello scorso anno, inoltre, la Swedish Migration Agency ha pagato 174 milioni di dollari per un periodo di 11 mesi di permanenza di migranti presso proprietari di immobili del settore privato. Buzzi in stile Ikea, magari senza Carminati ma il concetto è quello. Molte delle aziende che offrono accoglienza ai migranti hanno infatti ampi margini di profitto, spesso superiori al 50%: la Defakon Renting del 68%, la Nordic Humanitarian AB del 58% e la Fastigheterna på Kullen AB del 50%.
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