Le ha vendute la Siemens tedesca alla Russia e ora sono coinvolte nelle sanzioni Usa contro Putin
Le turbine tra Berlino e Mosca I giochi di Obama e ora di Trump sono contro la Ue
di da Berlino Roberto Giardina
Quattro turbine a gas tra Angela, Putin e Trump. Le ha vendute la Siemens alla Russia, ma ora, violando i patti, sono state installate in Crimea, e i rapporti tra la Germania e gli Stati Uniti si fanno tesi. I tedeschi accusano Putin di barare, ma cominciano ad averne abbastanza delle sanzioni imposte da Obama contro Mosca, e ora inasprite da Donald.
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Il ministro degli esteri, il socialdemocratico Gabriel, denuncia apertamente la politica di Washington che danneggia l'Europa, e in prima linea la Germania (senza parlare dell'Italia).
Non si può affermarlo a voce alta, ma a Berlino si è convinti che Trump smentisca se stesso perché è sotto accusa per i rapporti avuti con i russi durante la campagna elettorale. La stampa americana ha accusato il presidente perfino di un incontro segreto avuto con Putin durante il G-20 ad Amburgo. Ma Donald e lo Zar conversarono per venti minuti fuori programma seduti allo stesso tavolo durante un ricevimento, sotto gli occhi di tutti.
Le sanzioni anti Russia sono costate, solo nel 2016, 16,5 miliardi di euro alla Germania. Si perdono posti di lavoro a meno di due mesi dal voto (il 24 settembre), e il tema diventa argomento della campagna elettorale. Frau Angela è troppo timida nei confronti di Trump? si chiedono i socialdemocratici. Sempre la Siemens ha tagliato quattromila posti di lavoro per aver dovuto rinunciare alla vendita degli Ice, i treni superveloci, alla Russia, che ora potrebbe comprarli dai cinesi. L'export tedesco verso la Russia nel 2000 al tempo del deutsche mark, calcolato in euro, ammontava a 6,7 miliardi. Superò i 32 miliardi nel 2008, ebbe una flessione a causa della crisi finanziaria (20,6 miliardi), per tornare a superare i 38 miliardi quattro anni fa, prima della crisi in Ucraina e dell'annessione della Crimea.
Per tornare alle turbine a gas made in Germany, Putin in persona avrebbe assicurato Gabriel che sarebbero entrate in funzione sul territorio russo, ora invece sono state installate nella città di Taman sul Mar Nero, a una ventina di chilometri dal confine con la Crimea. Sempre in Russia, ma è evidente che l'energia elettrica prodotta servirà alla penisola occupata. È un gioco delle parti? La Siemens può sostenere di non aver violato le sanzioni perché le turbine erano state ordinate e pagate prima della «vendetta» di Obama, Putin se la ride perché Taman è in Russia, la geografia non è un'opinione, a parte il fatto che anche la Crimea è russa da sempre (basta leggere i romanzi di Tolstoj, che probabilmente Obama e Trump non hanno mai sfogliato), e Gabriel fa finta di arrabbiarsi, per rimettere sul tappeto le sanzioni, che Putin definisce «pura schizofrenia politica», e reagisce espellendo centinaia di diplomatici americani.
La commissione esteri dell'economia tedesca, che controlla l'import-export, prende le difese della Siemens: niente può essere rimproverato alla casa di Monaco. Lo provano tutti i documenti consegnati al ministero degli esteri e alle istituzioni europee a Bruxelles. Anche Gabriel ha agito correttamente, ed è stato preso in giro da Putin, ma la politica estera tedesca è quanto meno ambigua. Berlino ha appena approvato la decisione di Washington di prolungare le sanzioni, ma allo stesso tempo le critica aspramente.
Anche a Bruxelles ne hanno abbastanza: Juncker ha denunciato a sua volta che le decisioni Usa potrebbero compromettere il progetto della pipeline Nord Stream 2 attraverso il Baltico che raddoppierebbe le forniture di gas russo alla Germania e all'Europa occidentale. L'acuirsi di una crisi in Europa, a causa di Trump, influenzerebbe le elezioni di settembre in Germania? A temerlo sono più i socialdemocratici che la Cdu/Csu. Se hanno timore per il futuro, i tedeschi sarebbero indotti a scegliere la sicurezza, evitando un cambio al governo.
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