Hillary, la saudita...
I MILIONI SAUDITI
La Clinton Foundation è un ente filantropico, che svolge attività caritatevoli in tutto il mondo. Si occupa di povertà, immigrazione, ricerca, ambiente e sopratutto di diritti civili; per questo sorprende vedere tra i principali finanziatori della Fondazione, le monarchie del Golfo Persico che sono espressione delle peggiori tirannie esistenti.
L’
Arabia Saudita ha donato
tra i 10 e i 25 milioni di dollari (così il range
indicato dalla stessa Fondazione).
Il
Kuwait tra i 5 e i 10 milioni (
più o meno quanto la Fondazione di Elton John).
Qatar, Emirati Arabi ed Oman, tra 1 e 5 milioni di dollari (
lo stesso range di Steven Spielberg, della Coca Cola Foundation e di Goldman Sachs).
A queste si aggiungono molte donazioni di privati come la
Dubai Foundation, organizzazioni un po’ ambigue come Friends Of Saudi Arabia, membri della Casa reale come Turki bin Faisal Al Saud, miliardari sauditi come Al-Walid bin Talal, holding e multinazionali di Dubai come Al Dabbagh Group Holding.
Insomma
il variegato mondo wahabita, che nega diritti umani e democrazia, finanzia una Fondazione che vuole diffondere diritti umani e democrazia. La contraddizione la vedo solo io? Ovviamente no. Glenn Greenwald, importante giornalista d’inchiesta di area liberal
è stato molto chiaro in proposito:
“Tutti coloro che desiderano sostenere che i sauditi abbiano donato milioni di dollari alla Fondazione Clinton per il desiderio magnanimo di aiutare le sue cause benefiche, alzino la mano”.
Per carità molti governi stranieri finanziano la Fondazione Clinton; anche i
l nostro, attraverso il Ministero dell’Ambiente dal 2013. Ma noi siamo ancora un democrazia (forse) liberale (forse); di certo non siamo una teocrazia oscurantista che r
eprime i diritti umani, sponsorizza il terrorismo islamico e diffonde l’integralismo salafita per il mondo.
In effetti
è difficile pensare che i monarchi sauditi siano interessati ai diritti gay visto che a casa loro li perseguitano e li mettono a morte. Difficile credere che le teocrazie più oscurantiste del pianeta Terra e sponsor dei movimenti islamisti più integralisti, abbiano a cuore i diritti delle donne. Difficile credere che dalle parti del Golfo Persico si preoccupino delle condizioni degli immigrati visto che in Qatar li sfruttano in condizioni simili ai lavori forzati come ha denunciato Amnesty International.
E non è paradossale che la Fondazione di un ex Segretario di Stato Usa si faccia finanziare da un paese che lo stesso Dipartimento di Stato Usa (che dal Segretario di Stato dipende) mette nella black list per “traffico di esseri umani”?
DUE PESI, DUE MISURE
Due anni fa in Europa fece scalpore la notizia che una banca privata russo-ceca (First Czech Russian Bank) avesse concesso un prestito al Front National di Marine Le Pen; 9 milioni di euro per la precisione, destinati a finanziare il partito in vista delle future campagne politiche. I media europei fecero a gara nel denunciare la prova lampante che Putin metteva le mani sui partiti politici europei anti-Ue.
In Italia capofila di questa scemenza fu
il solito Corriere della Sera (e come poteva non essere) con un articolo delirante in cui definì che la banca privata, la
“banca di Putin”.
Badate bene: in questo caso si trattava
di un prestito (e
non di una donazione a fondo perduto come per la Clinton)
di una banca privata (e
non di un governo come per la Clinton)
ad un partito politico (e
non direttamente alla Fondazione di famiglia, come per la Clinton). Eppure gli stessi media che gridarono allo scandalo per il caso Le Pen, sono rimasti sorprendentemente silenziosi per il caso della signora Hillary.
Per la cronaca, la First Czech Russian Bank era talmente “di Putin” che la Banca Centrale russa le ha recentemente revocato la licenza ad operare (in pratica quello che Bankitalia non fece con MPS).
CUORE E PORTAFOGLIO
Dei tanti scandali che attraversano la campagna presidenziale di Hillary Clinton, quello dei finanziamenti sauditi alla sua Fondazione e a lei stessa, sembra essere il più imbarazzante; ancora più
dei disastri della politica estera o del
MailGate.
Rimane una verità non consolante:
per il Partito Democratico americano vale la stessa regola del Partito Democratico italiano: più il cuore è a sinistra e più il portafoglio sta rigorosamente a destra. In questo la sinistra di tutto il mondo è perfettamente coerente con se stessa.
http://blog.ilgiornale.it/rossi/2016...ry-la-saudita/