TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora - Pagina 1010

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Discussione: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

  1. #20181
    Cchiù pilu pe' tutti! L'avatar di gmork
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    sgarbi show


  2. #20182
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    A leggere sacramen pare la Germania sia una merda lavorarci e viverci

  3. #20183
    ¯\_(ツ)_/¯ L'avatar di ZTL
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    GIVSTIZIA PER SGARBI

  4. #20184
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    Citazione Originariamente Scritto da Necronomicon Visualizza Messaggio
    A leggere sacramen pare la Germania sia una merda lavorarci e viverci
    in realtà è un po' come dappertutto, se sei ricco va bene, se sei povero SON CAZZI TUI

    https://www.worldoftrucks.com/en/onl...e.php?id=92274
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  5. #20185
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    Citazione Originariamente Scritto da Necronomicon Visualizza Messaggio
    A leggere sacramen pare la Germania sia una merda lavorarci e viverci
    Mai inteso questo
    Forse ti confondi con chi ripete di vivere in Schifolandia quando il paradiso è a 3 ore di autostrada...

  6. #20186
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    Citazione Originariamente Scritto da Firestorm Visualizza Messaggio
    Non sai ancora leggere quello m a che cosa ti rispondo a fare...


    Esempio: " Nessuno ci hai mai chiesto di riformare il welfare Italiano in senso Olandese ma di renderlo sostenibile".


    Sacram legge: "nessuno ci ha mai chiesto di rendere il welfare sostenibile"

    Ragazzo mio o devi cambiare occhiali o lo fai apposta.

    Io i numeri li ho portati più di una volta. TU MAI.

    Esempio la Germania cattiva ha più debito di noi...portato i numeri sommando pure io debito dei Lander e risultava una balla


    Ah i bravi olandesi hanno un avanzo primario inferiore al nostro: portato i numeri dimostrando che non avendo interessi da pagare il loro avanzo primario può essere più basso del nostro pur facendo meglio di noi.

    Devi avere un conflitto aperto con la matematica, io non chiedo paper io chiedo prove o esempi o numeri TU NON NE PORTI MAI.

    e ripeti pedantemente le stesse cazzate di borghi e bagnai...che fanno lo stesso.
    Poi o leggi male o travisi in maniera importante ogni frase scritta che é esattamente la stessa tattica dei due.

    Ti faccio felice la GERMANIA è cattiva adesso lascia stare, che credo che per te sia troppo stressante.
    Se vuoi rispondere porta dei numeri, altrimenti puoi tranquillamente esimerti dalla discussione.
    Leggiti questo

    http://www.lse.ac.uk/europeanInstitu...EQSPaper57.pdf

    Se non c'hai voglia leggiti questo



    - In un suo studio recente, Design Failures in the Eurozone: Can they be fixed?, ha dimostrato come l'Unione monetaria europea non sia riuscita ad uniformare le cosiddette dinamiche di espansione e arresto – “boom and busts” - anzi la sua presenza ha di fatto amplificato gli effetti negativi per i singoli paesi membri. Ci può spiegare meglio le ragioni?




    Ripeto spesso come la zona euro, al momento della sua creazione, appariva come una bella villa in cui tutti gli europei volevano entrare. Ma era una villa che non aveva un tetto. Quindi, fino a quando il tempo è stato buono, abbiamo continuato a voler restare tutti al suo interno, ma ora che il tempo è pessimo cresce la voglia di scappare.
    In quello studio, in particolare, prendevo a riferimento uno dei fallimenti di progettazione, riguardante le dinamiche endogene interne all'Unione delle espansioni – “boom” – ed arresti – “busts” – dimostrando come la partecipazione alla zona euro abbia "spogliato" gli Stati delle vecchie protezioni lasciandoli in balia di effetti molto più ampi dei normali cicli tipici di tutti i sistemi capitalistici.
    Nella zona euro le politiche monetarie sono centralizzate, ma il resto delle misure macroeconomiche rimangono nelle mani dei governi nazionali, producendo dinamiche peculiari e senza costrizioni per l'esistenza di una moneta unica. Come risultato, la dinamica dei “booms and bust” non può convergere a livello della zona euro, ma, al contrario, l'esistenza di un'unione monetaria ne amplifica l'ampiezza a livello nazionale, perché il tasso d'interesse è uguale per tutti i paesi membri. Ed è un tasso troppo basso per i paesi che registrano l'espansione e troppo alto per i paesi in recessione: quando Spagna, Irlanda e Grecia hanno incominciato a registrare alti tassi di crescita, anche l'inflazione ha chiaramente seguito il passo. Tuttavia, restando lo stesso il tasso d'interesse nominale deciso dalla Bce, il tasso d'interesse reale era, per quei paesi, eccessivamente basso, aggravando l'arresto e le conseguenze dell'esplosione della bolla creditizia alimentata dall'afflusso dei capitali dal nord Europa. L'opposto è accaduto per i paesi con bassa crescita o in recessione. L'Unione monetaria ed un solo tasso d'interesse, quindi, amplificano questi effetti distorsivi per le economie nazionali.


    - Professore in diversi suoi scritti lei aveva anticipato come l'austerità imposta ad i paesi europei avrebbe peggiorato e non certo migliorato l'andamento del rapporto debito/Pil. Esattamente quello che è successo. Ed ora la zona euro è anche molto vicina ad entrare in una pericolosissima spirale deflattiva. Si può dire che le autorità siano riuscite nell'impresa di commettere esattamente gli stessi errori degli anni '30?


    Dobbiamo essere molto precisi in proposito e differenziare la situazione americana da quella europea. Negli anni '30, gli errori erano stati commessi sia dalle autorità governative che hanno applicato politiche di austerità in una fase depressiva in cui era necessario dare stimolo alla domanda interna; ed anche da quelle monetarie, che hanno frenato l'accesso al credito dell'economia reale, producendo un drammatico circolo vizioso deflattivo. Oggi, abbiamo governi che nella fase recessiva o di ripresa stagnante hanno deciso di commettere lo stesso errore con politiche di austerità, ma la Fed, ben conscia degli insegnamenti della Grande Depressione, negli Stati Uniti ha agito con misure straordinarie, efficaci nel ridare ossigeno all'economia e porre un freno a quegli stessi rischi di deflazione.

    Al contrario, la Banca centrale europea continua a non rifornire l'economia del credito necessario. La Bce dovrebbe intervenire pesantemente per comprare i titoli governativi a rischio e gli asset tossici in mano alle banche per alleviare la situazione deflattiva ormai presente nei paesi del sud. Ma non lo sta facendo e quindi si, per l'Europa, possiamo affermare che tutte le autorità, governative e monetarie, stanno commettendo gli stessi errori che sono stati fatti negli anni '30.

    - Dopo aver sbagliato tutte le previsioni negli ultimi cinque anni, quelli che Paul Krugman definisce gli “austerici”, continuano a guidare il dibattito economico e le loro scelte, come è il caso del ministro dell'economia italiano Saccomanni, continuano ad influire sulla vita di milioni di cittadini. Come lo ritiene possibile?



    Anche io me lo domando spesso e non riesco proprio a comprendere come, ancora oggi, la voce degli “austerici” continui ad essere così forte nel dibattito. Individuo due ragioni principali che penso possano aiutare a costruire una risposta: da un lato c'è l'idea molto radicata in un gran numero di persone che tutto ciò che è collegabile all'azione di governo sia cattivo per definizione, in particolar modo per quel che riguarda il debito: nessun paese, secondo questa visione, dovrebbe averne uno e tutti dovrebbero impegnarsi ad eliminarlo il prima possibile. Per chi conosce e studia l'economia si tratta chiaramente di un'impostazione molto stravagante, ma è l'opinione di un numero ampio di politici, dalle cui scelte dipendono la vita di milioni di cittadini.

    In secondo luogo, vi è l'atteggiamento delle nazioni creditrici, in particolare nell'Europa settentrionale, che hanno chiarito che rivogliono indietro i loro soldi dalle banche dei paesi dell'Europa meridionale, dove hanno massicciamente investito, nel minor tempo possibile. Questi paesi, la Germania in primis, hanno il potere politico dalla loro, e hanno imposto il modello economico dell'austerità e si stanno battendo per la sua prosecuzione.


    - Il suo libro sulla politica monetaria europea è tra i più studiati nelle università di tutto il mondo e nessuno più di Lei ci può aiutare a capire meglio l'azione attuale della Bce nel contesto della crisi. Giudica, in particolare, il programma Omt sufficiente ad arginare il rischio di implosione della zona euro e ritiene corrette le argomentazioni di coloro che chiedono l'avvio immediato di misure straordinarie come il Quantitative Easing?



    Penso che la decisione del programma OMT dello scorso anno - con cui la Bce si è impegnata all'acquisto dei titoli obbligazionari a rischio e si è di fatto trasformata in prestatore di ultima istanza - sia stata corretta, perché ha eliminato la paura esistente nei mercati ed ha impedito il collasso dell'euro, allora possibile. L'OMT ha aiutato a ricreare la stabilità nei mercati, che avevano iniziato a scommettere pesantemente sul fallimento di alcuni paesi dell'area euro ed ha permesso di abbassare lo spread, anche in Italia. Una buona scelta, ma, il semplice annuncio del programma è un risultato non sufficiente, considerando soprattutto anche la serie di vincoli non necessari imposti al suo interno, con i beneficiari che vengono obbligati ad un impegno all'austerità. Questi paesi stanno già applicando tagli deleteri e la Bce dovrebbe intervenire nei mercati senza alcuna condizione, proprio per compensare le misure fiscali restrittive imposte dalla Germania.

    La Bce dovrebbe applicare certamente misure straordinarie come l'acquisto incondizionato dei titoli del debito pubblico a rischio e degli asset tossici in mano alle banche per alleviare la situazione della crisi. Se non ora quando. La decisione del Governatore della Banca centrale della Svezia, al contrario, di alzare i tassi d'interesse per prevenire immaginifiche spirali inflattive è un non senso economico in un periodo a rischio deflattivo per l'Europa, ma purtroppo rappresenta un punta di vista molto forte anche nel board della Bce.

    - Quindi politiche fiscali e monetarie sbagliate all'interno di un'architettura complessiva che amplifica a livello nazionale le distorsioni. Il risultato è una situazione, soprattutto per quel che riguarda i paesi del sud, socialmente esplosiva. Si può far ancora cambiare il punto di vista a Berlino o la situazione è secondo Lei irrimediabilmente compromessa?



    Le possibilità di intervento esistono, ma il tempo si sta esaurendo e dobbiamo smettere questo inutile esercizio di moralità. Le responsabilità per il disastro attuale sono esattamente le stesse: per ogni debitore in difficoltà, infatti, c'è dietro un creditore imprudente.

    Se ci pensiamo bene, non è così difficile far cambiare atteggiamento a Berlino. Basterebbe che i paesi dell'Europa meridionale con l'Irlanda, quindi la maggioranza nelle votazioni nei vari consessi decisionali, formassero un'alleanza politica e dicessero chiaramente che non sono in grado di proseguire con queste misure di politica economica. Dovrebbero poi chiarire che non sono disposti a seguire più il Diktat del Nord Europa. Hanno i voti per rendere efficaci le loro indicazioni ed urgenze. Si può fermare l'austerità oggi stesso ed isolare la Germania, ma solo se tutti questi paesi decidono di agire insieme ed in modo coordinato. Fino ad ora però questo non è accaduto.


    - Prendiamo a riferimento il caso specifico dell'Italia. Qual è secondo Lei la migliore strategia di politica economica percorribile oggi per il nostro paese?



    Non è una risposta facile perché l'Italia è un caso particolare all'interno della zona euro: a differenza della Spagna e dell'Irlanda, ad esempio, non ha registrato un boom dal lato del credito, ma è entrata in crisi nel momento in cui è crollata la fiducia dei mercati sul suo alto debito pubblico. Di fronte ad una Germania ed agli altri paesi del nord che impediscono politiche monetarie e fiscali espansive in grado di rilanciare le prospettive di crescita del paese, l'Italia dovrebbe in primis cercare un'alleanza con i paesi dell'Europa meridionale, ma, da subito, deve chiarire che non è più disposta a proseguire con l'austerità e non può accettare di entrare in deflazione.

    Al contrario, il tema dominante resta quello delle riforme strutturali. Può essere un aspetto vero, ma bisogna sempre ricordarsi come le riforme strutturali possono aumentare la produttività di un paese e quindi influire positivamente sulla crescita solo nel lungo periodo. Al contrario, non aiutano in nessun modo a risolvere i problemi drammatici che l'Italia deve affrontare nel breve periodo, in particolare il crescente tasso di disoccupazione.



    - A parte l'austerità e le scelte della Bce, è chiaro oggi come le distorsioni macroeconomiche create per la partecipazione ad un'unica moneta non siano più, soprattutto per l'Europa meridionale, sostenibili. Giudica l'euro “irreversibile” come ha recentemente dichiarato Draghi o ritiene possibile la sua fine nel breve periodo?


    Non è mai facile parlare del futuro e fare previsioni. Ogni cosa è certamente sempre possibile ed anche la fine della zona euro è uno scenario da tenere sempre in considerazione. La mia opinione personale è che oggi non siano alte le probabilità di un collasso della zona euro, ma è assolutamente imprudente dire che la moneta unica sia irreversibile. Tutti gli scenari devono essere considerati e studiati per essere poi pronti alle conseguenze. Il maggiore rischio oggi per la sopravvivenza della zona euro è lo smantellamento del Welfare - figlio dell'austerità e della spirale deflattiva – che produrrà proteste sociali sempre maggiori in grado di destabilizzare politicamente un numero crescente di paesi.

    Mentre la Bce con il programma Omt, agendo come prestatore di ultima istanza, ha ridotto la possibilità di un'implosione finanziaria della moneta unica, questo rischio è stato sostituto da uno nuovo: un'implosione politica. Senza un cambiamento di rotta immediato e deciso in grado di dare una risposta concreta soprattutto al livello insostenibile di disoccupazione, le possibilità di una dissoluzione potrebbero aumentare rapidamente.


  7. #20187
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    Citazione Originariamente Scritto da Chiwaz Visualizza Messaggio
    https://it.inflation.eu/tassi-di-inf...ne-europa.aspx

    Son quasi dieci anni che l'inflazione oscilla attorno l' 1-2%.
    *.
    Oh ciccio parole tue "ma io sta inflazione mica la vedo, da quando c'è l'euro pago sempre tutto uguale"
    Asterisco pure a te eh.

  8. #20188
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    Citazione Originariamente Scritto da sacramen Visualizza Messaggio
    Leggiti questo

    http://www.lse.ac.uk/europeanInstitu...EQSPaper57.pdf

    Se non c'hai voglia leggiti questo



    - In un suo studio recente, Design Failures in the Eurozone: Can they be fixed?, ha dimostrato come l'Unione monetaria europea non sia riuscita ad uniformare le cosiddette dinamiche di espansione e arresto – “boom and busts” - anzi la sua presenza ha di fatto amplificato gli effetti negativi per i singoli paesi membri. Ci può spiegare meglio le ragioni?




    Ripeto spesso come la zona euro, al momento della sua creazione, appariva come una bella villa in cui tutti gli europei volevano entrare. Ma era una villa che non aveva un tetto. Quindi, fino a quando il tempo è stato buono, abbiamo continuato a voler restare tutti al suo interno, ma ora che il tempo è pessimo cresce la voglia di scappare.
    In quello studio, in particolare, prendevo a riferimento uno dei fallimenti di progettazione, riguardante le dinamiche endogene interne all'Unione delle espansioni – “boom” – ed arresti – “busts” – dimostrando come la partecipazione alla zona euro abbia "spogliato" gli Stati delle vecchie protezioni lasciandoli in balia di effetti molto più ampi dei normali cicli tipici di tutti i sistemi capitalistici.
    Nella zona euro le politiche monetarie sono centralizzate, ma il resto delle misure macroeconomiche rimangono nelle mani dei governi nazionali, producendo dinamiche peculiari e senza costrizioni per l'esistenza di una moneta unica. Come risultato, la dinamica dei “booms and bust” non può convergere a livello della zona euro, ma, al contrario, l'esistenza di un'unione monetaria ne amplifica l'ampiezza a livello nazionale, perché il tasso d'interesse è uguale per tutti i paesi membri. Ed è un tasso troppo basso per i paesi che registrano l'espansione e troppo alto per i paesi in recessione: quando Spagna, Irlanda e Grecia hanno incominciato a registrare alti tassi di crescita, anche l'inflazione ha chiaramente seguito il passo. Tuttavia, restando lo stesso il tasso d'interesse nominale deciso dalla Bce, il tasso d'interesse reale era, per quei paesi, eccessivamente basso, aggravando l'arresto e le conseguenze dell'esplosione della bolla creditizia alimentata dall'afflusso dei capitali dal nord Europa. L'opposto è accaduto per i paesi con bassa crescita o in recessione. L'Unione monetaria ed un solo tasso d'interesse, quindi, amplificano questi effetti distorsivi per le economie nazionali.


    - Professore in diversi suoi scritti lei aveva anticipato come l'austerità imposta ad i paesi europei avrebbe peggiorato e non certo migliorato l'andamento del rapporto debito/Pil. Esattamente quello che è successo. Ed ora la zona euro è anche molto vicina ad entrare in una pericolosissima spirale deflattiva. Si può dire che le autorità siano riuscite nell'impresa di commettere esattamente gli stessi errori degli anni '30?


    Dobbiamo essere molto precisi in proposito e differenziare la situazione americana da quella europea. Negli anni '30, gli errori erano stati commessi sia dalle autorità governative che hanno applicato politiche di austerità in una fase depressiva in cui era necessario dare stimolo alla domanda interna; ed anche da quelle monetarie, che hanno frenato l'accesso al credito dell'economia reale, producendo un drammatico circolo vizioso deflattivo. Oggi, abbiamo governi che nella fase recessiva o di ripresa stagnante hanno deciso di commettere lo stesso errore con politiche di austerità, ma la Fed, ben conscia degli insegnamenti della Grande Depressione, negli Stati Uniti ha agito con misure straordinarie, efficaci nel ridare ossigeno all'economia e porre un freno a quegli stessi rischi di deflazione.

    Al contrario, la Banca centrale europea continua a non rifornire l'economia del credito necessario. La Bce dovrebbe intervenire pesantemente per comprare i titoli governativi a rischio e gli asset tossici in mano alle banche per alleviare la situazione deflattiva ormai presente nei paesi del sud. Ma non lo sta facendo e quindi si, per l'Europa, possiamo affermare che tutte le autorità, governative e monetarie, stanno commettendo gli stessi errori che sono stati fatti negli anni '30.

    - Dopo aver sbagliato tutte le previsioni negli ultimi cinque anni, quelli che Paul Krugman definisce gli “austerici”, continuano a guidare il dibattito economico e le loro scelte, come è il caso del ministro dell'economia italiano Saccomanni, continuano ad influire sulla vita di milioni di cittadini. Come lo ritiene possibile?



    Anche io me lo domando spesso e non riesco proprio a comprendere come, ancora oggi, la voce degli “austerici” continui ad essere così forte nel dibattito. Individuo due ragioni principali che penso possano aiutare a costruire una risposta: da un lato c'è l'idea molto radicata in un gran numero di persone che tutto ciò che è collegabile all'azione di governo sia cattivo per definizione, in particolar modo per quel che riguarda il debito: nessun paese, secondo questa visione, dovrebbe averne uno e tutti dovrebbero impegnarsi ad eliminarlo il prima possibile. Per chi conosce e studia l'economia si tratta chiaramente di un'impostazione molto stravagante, ma è l'opinione di un numero ampio di politici, dalle cui scelte dipendono la vita di milioni di cittadini.

    In secondo luogo, vi è l'atteggiamento delle nazioni creditrici, in particolare nell'Europa settentrionale, che hanno chiarito che rivogliono indietro i loro soldi dalle banche dei paesi dell'Europa meridionale, dove hanno massicciamente investito, nel minor tempo possibile. Questi paesi, la Germania in primis, hanno il potere politico dalla loro, e hanno imposto il modello economico dell'austerità e si stanno battendo per la sua prosecuzione.


    - Il suo libro sulla politica monetaria europea è tra i più studiati nelle università di tutto il mondo e nessuno più di Lei ci può aiutare a capire meglio l'azione attuale della Bce nel contesto della crisi. Giudica, in particolare, il programma Omt sufficiente ad arginare il rischio di implosione della zona euro e ritiene corrette le argomentazioni di coloro che chiedono l'avvio immediato di misure straordinarie come il Quantitative Easing?



    Penso che la decisione del programma OMT dello scorso anno - con cui la Bce si è impegnata all'acquisto dei titoli obbligazionari a rischio e si è di fatto trasformata in prestatore di ultima istanza - sia stata corretta, perché ha eliminato la paura esistente nei mercati ed ha impedito il collasso dell'euro, allora possibile. L'OMT ha aiutato a ricreare la stabilità nei mercati, che avevano iniziato a scommettere pesantemente sul fallimento di alcuni paesi dell'area euro ed ha permesso di abbassare lo spread, anche in Italia. Una buona scelta, ma, il semplice annuncio del programma è un risultato non sufficiente, considerando soprattutto anche la serie di vincoli non necessari imposti al suo interno, con i beneficiari che vengono obbligati ad un impegno all'austerità. Questi paesi stanno già applicando tagli deleteri e la Bce dovrebbe intervenire nei mercati senza alcuna condizione, proprio per compensare le misure fiscali restrittive imposte dalla Germania.

    La Bce dovrebbe applicare certamente misure straordinarie come l'acquisto incondizionato dei titoli del debito pubblico a rischio e degli asset tossici in mano alle banche per alleviare la situazione della crisi. Se non ora quando. La decisione del Governatore della Banca centrale della Svezia, al contrario, di alzare i tassi d'interesse per prevenire immaginifiche spirali inflattive è un non senso economico in un periodo a rischio deflattivo per l'Europa, ma purtroppo rappresenta un punta di vista molto forte anche nel board della Bce.

    - Quindi politiche fiscali e monetarie sbagliate all'interno di un'architettura complessiva che amplifica a livello nazionale le distorsioni. Il risultato è una situazione, soprattutto per quel che riguarda i paesi del sud, socialmente esplosiva. Si può far ancora cambiare il punto di vista a Berlino o la situazione è secondo Lei irrimediabilmente compromessa?



    Le possibilità di intervento esistono, ma il tempo si sta esaurendo e dobbiamo smettere questo inutile esercizio di moralità. Le responsabilità per il disastro attuale sono esattamente le stesse: per ogni debitore in difficoltà, infatti, c'è dietro un creditore imprudente.

    Se ci pensiamo bene, non è così difficile far cambiare atteggiamento a Berlino. Basterebbe che i paesi dell'Europa meridionale con l'Irlanda, quindi la maggioranza nelle votazioni nei vari consessi decisionali, formassero un'alleanza politica e dicessero chiaramente che non sono in grado di proseguire con queste misure di politica economica. Dovrebbero poi chiarire che non sono disposti a seguire più il Diktat del Nord Europa. Hanno i voti per rendere efficaci le loro indicazioni ed urgenze. Si può fermare l'austerità oggi stesso ed isolare la Germania, ma solo se tutti questi paesi decidono di agire insieme ed in modo coordinato. Fino ad ora però questo non è accaduto.


    - Prendiamo a riferimento il caso specifico dell'Italia. Qual è secondo Lei la migliore strategia di politica economica percorribile oggi per il nostro paese?



    Non è una risposta facile perché l'Italia è un caso particolare all'interno della zona euro: a differenza della Spagna e dell'Irlanda, ad esempio, non ha registrato un boom dal lato del credito, ma è entrata in crisi nel momento in cui è crollata la fiducia dei mercati sul suo alto debito pubblico. Di fronte ad una Germania ed agli altri paesi del nord che impediscono politiche monetarie e fiscali espansive in grado di rilanciare le prospettive di crescita del paese, l'Italia dovrebbe in primis cercare un'alleanza con i paesi dell'Europa meridionale, ma, da subito, deve chiarire che non è più disposta a proseguire con l'austerità e non può accettare di entrare in deflazione.

    Al contrario, il tema dominante resta quello delle riforme strutturali. Può essere un aspetto vero, ma bisogna sempre ricordarsi come le riforme strutturali possono aumentare la produttività di un paese e quindi influire positivamente sulla crescita solo nel lungo periodo. Al contrario, non aiutano in nessun modo a risolvere i problemi drammatici che l'Italia deve affrontare nel breve periodo, in particolare il crescente tasso di disoccupazione.



    - A parte l'austerità e le scelte della Bce, è chiaro oggi come le distorsioni macroeconomiche create per la partecipazione ad un'unica moneta non siano più, soprattutto per l'Europa meridionale, sostenibili. Giudica l'euro “irreversibile” come ha recentemente dichiarato Draghi o ritiene possibile la sua fine nel breve periodo?


    Non è mai facile parlare del futuro e fare previsioni. Ogni cosa è certamente sempre possibile ed anche la fine della zona euro è uno scenario da tenere sempre in considerazione. La mia opinione personale è che oggi non siano alte le probabilità di un collasso della zona euro, ma è assolutamente imprudente dire che la moneta unica sia irreversibile. Tutti gli scenari devono essere considerati e studiati per essere poi pronti alle conseguenze. Il maggiore rischio oggi per la sopravvivenza della zona euro è lo smantellamento del Welfare - figlio dell'austerità e della spirale deflattiva – che produrrà proteste sociali sempre maggiori in grado di destabilizzare politicamente un numero crescente di paesi.

    Mentre la Bce con il programma Omt, agendo come prestatore di ultima istanza, ha ridotto la possibilità di un'implosione finanziaria della moneta unica, questo rischio è stato sostituto da uno nuovo: un'implosione politica. Senza un cambiamento di rotta immediato e deciso in grado di dare una risposta concreta soprattutto al livello insostenibile di disoccupazione, le possibilità di una dissoluzione potrebbero aumentare rapidamente.
    Alleluia almeno ci sono degli scritti leggo e poi commento. Da una prima analisi manca il nome della persona di cui si parla pace me la cerco.
    Non puoi insegnare la fotografia, devono imparare da soli come farla meglio che si può, guardando ottime fotografie e facendone di pessime. (Cit. Cecil Beaton)
    BattleTag F1r3st0rm#2428

    25/08/2012 - Un ultimo piccolo passo per un grande uomo, un grande ricordo per tutta l'umanità.
    Le mie foto su 500px - PER ASPERA AD IMAGINEM
    www.andreamanna.it

  9. #20189
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    Citazione Originariamente Scritto da Firestorm Visualizza Messaggio
    Alleluia almeno ci sono degli scritti leggo e poi commento. Da una prima analisi manca il nome della persona di cui si parla pace me la cerco.
    Paul De Grawe

    Leggiti anche questo

    https://www.studocu.com/it/document/...e/1593834/view

    Poi se vuoi continuiamo il discorso secondo cui portare il semplice Def/PIL come indicatore del "Loro sono mejo" è una cazzata tonante.

  10. #20190
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    Citazione Originariamente Scritto da Kayato Visualizza Messaggio
    Oh ciccio parole tue "ma io sta inflazione mica la vedo, da quando c'è l'euro pago sempre tutto uguale"
    Asterisco pure a te eh.
    E non capisci nemmeno quando te le spiegano

  11. #20191
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    In Germania si stanno dannando come matti per convincere i nederlandesi ad accettare il Recovery Fund


    https://www.socialeurope.eu/seven-su...mpression=true

  12. #20192
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    e che male c'è?

    fa specie che queste "operazioni verità" le facciano meglio i tedeschi a nostro favore che noi italiani stessi (e una ragione in effetti ci sarà)...

    https://www.worldoftrucks.com/en/onl...e.php?id=92274
    Corsair iCue5000X RGB - Asus ROG-STRIX Z690 F-GAMING ARGB - Intel Core i7 12700K - Corsair iCue H150i Capellix RGB - 2X Corsair Dominator Platinum RGB DDR5 5600MHz 16GB - Samsung 980PRO M.2 1TB NVMe PCIe - PCS 1TBe SSD M.2 - Seagate Barracuda 2TB - Corsair 1000W RMx Series MOD. 80PLUS GOLD - Asus ROX-STRIX GEFORCE RTX3070Ti 8GB - Kit 4 ventole Corsair LL120 RGB LED - Windows 11 64bit

  13. #20193
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    Citazione Originariamente Scritto da Zhuge Visualizza Messaggio
    e che male c'è?

    fa specie che queste "operazioni verità" le facciano meglio i tedeschi a nostro favore che noi italiani stessi (e una ragione in effetti ci sarà)...
    Sai com'è, se queste "operazioni verità" le fanno qua in Italia parte il coro del gnegnegne…
    Se invece le fanno all'estero è meglio così stanno zitti

  14. #20194
    Il Drago Dormiente L'avatar di Zhuge
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    più che altro certe cose non fregano a nessuno qui da noi, peché il popolo non è in grado di capirle; la famosa lettera di Calenda diceva più o meno le stesse cose e qui in Italia non se l'è inculata nessuno

    https://www.worldoftrucks.com/en/onl...e.php?id=92274
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  15. #20195
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    salvini ha deciso che la lega è troppo alta nei sondaggi e ha deciso di porvi rimedio

    La Lega punta ad oscurare il porno online. L’emendamento Pillon

  16. #20196
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    Citazione Originariamente Scritto da Zhuge Visualizza Messaggio
    più che altro certe cose non fregano a nessuno qui da noi, peché il popolo non è in grado di capirle; la famosa lettera di Calenda diceva più o meno le stesse cose e qui in Italia non se l'è inculata nessuno
    Quindi, visto che il popolo è ignorante, è giusto continuare a divulgare il contrario? Perché quell'articolo lì dovrebbe essere pubblicato prima di tutto in Italia.

    E comunque la lettera di Calenda, oltre che essere finita su quasi tutti i giornali, era un'accusa verso gli olandesi. Ben altro tono...

    Però se vuoi ce ne sono un paio qua in Italia che ripetono da 9 anni queste cose... Uno c'ha pure un blog, se vuoi ti passo il link

  17. #20197
    Il Paparazzo L'avatar di Chiwaz
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    Citazione Originariamente Scritto da Zhuge Visualizza Messaggio
    più che altro certe cose non fregano a nessuno qui da noi, peché il popolo non è in grado di capirle; la famosa lettera di Calenda diceva più o meno le stesse cose e qui in Italia non se l'è inculata nessuno
    Già il primo punto però è una stronzata, o meglio, è nettamente parziale.

    1. Italy is living below its means
    ‘Italy is living beyond its means!’ This omnipresent claim is readily supported by pointing to Italy’s public debt, which amounts to 135 per cent of its economic output. Yet this means only that the public sector is highly indebted—it says nothing about the Italian economy as a whole.

    A country lives beyond its means if it imports significantly more goods and services than it exports over the long term. A country that exports as much as it imports is not however living beyond its means, as production and consumption are in line. Indeed, Italy has been recording export surpluses since 2012. Italy’s export surpluses are by no means only due to tourism, as the country exports more industrial goods than it imports. The Italian economy therefore consumes less than it produces—it lives below its means.
    Vivere sopra i propri mezzi non significa solo il bilancio tra import/export, ma anche la spesa pubblica, che qui non viene minimamente presa in considerazione.

  18. #20198
    Il Drago Dormiente L'avatar di Zhuge
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    sì certe cose sono opinabili, ma almeno se ne può discutere; il concetto di sopra o sotto i propri mezzi è ascientifico, lì intendo che volessero dire che l'italia è un paese sano sull'estero, perché non solo esporta più di quel che importa, ma consuma anche meno di quel che produce

    non è che il popolo italiano sia ignorante, è che, anche se ne avesse i mezzi scientifici per capire bene certe cose in campo macroeconomico, generalmente non se ne cura, cotto com'è nell'idea che quello che conta è la propria microeconomia e che l'unica variabile macroeconomica indipendente è che alla fine c'è lo stato che paga le pensioni e mi dà la sanità gratis

    https://www.worldoftrucks.com/en/onl...e.php?id=92274
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  19. #20199
    Senior Member L'avatar di Arnald
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    Azione is the new Fare per fermare il declino.

  20. #20200
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    Re: TITANIC II - Il Transatlantico vive ancora

    Citazione Originariamente Scritto da Chiwaz Visualizza Messaggio
    Già il primo punto però è una stronzata, o meglio, è nettamente parziale.



    Vivere sopra i propri mezzi non significa solo il bilancio tra import/export, ma anche la spesa pubblica, che qui non viene minimamente presa in considerazione.
    Il PIL è dato anche dagli acquisti ma se questi arrivano soprattutto dall'import la tua bilancia commerciale va in negativo.
    La Francia è messa peggio di noi, avranno un Deb/PIL inferiore al nostro ma hanno una bilancia commerciale negativa e non hanno mai fatto avanzo primario. E non riusciranno mai a farlo senza sparare qualche fucilata nelle strade...

    La cosa assurda è che noi abbiamo un surplus estero perché le riforme di Monti hanno ammazzato la domanda interna. E infatti il PIL non cresce proprio perché la gente ha perso la propensione a spendere...

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