All'interno del libro, il dirigente romanista si sofferma molto sulla gara Atalanta-Roma, pareggiata per 3-3 grazie ad un suo gol: "Sabato sera a Bergamo io, Mire e Radja siamo riuniti in camera mia – sullo schermo c'è il Texas Burraco – quando, attorno alle 23.30, Spalletti in tuta nera arriva di soppiatto davanti alla mia porta e si siede a terra subito fuori, la schiena appoggiata alla parete, in attesa, praticamente invisibile perché il corridoio è poco illuminato [...] Poco prima di mezzanotte esce De Rossi. Nella semioscurità non crede ai suoi occhi. «Mister, è lei? Ma che sta facendo?». Spalletti risponde a bassa voce: «Niente, niente, tanto so che adesso avviserai i tuoi amici…». Daniele fa lo gnorri, «Ma che avvisare, mi faccio gli affari miei», torna in camera e manda subito un WhatsApp a Pjanić: «Occhio che avete il mister in agguato fuori dalla porta». Sono le 0.15, un quarto d'ora dopo l'orario limite: nulla di particolarmente grave, ma Radja e Mire valutano ugualmente l'idea di scappare dalla finestra lasciandosi cadere giù. Siamo al secondo piano, però. È troppo alto [...] Alla fine socchiudo la porta di quel tanto che basta per vedere le gambe distese di Spalletti. Radja esce fingendo di inciamparvi, «Oddio, chi è? Mister, ma che diavolo…», Pjanić lo segue e io… chiudo la porta alle loro spalle. In tempo però per sentire la voce sarcastica di Spalletti: «Non fate i furbini, io lo so cosa facevate nella camera di Francesco, giocavate a carte», e Mire subito: «Quali carte? No, eravamo al computer!». «Facciamo i conti domani» è l'ultima, minacciosa frase che mi arriva".