«Diabolik» aveva molti nemici, a volerlo morto era più di qualcuno. Ne sono convinti gli investigatori della Direzione distrettuale antimafia e della Squadra mobile che indagano sull’omicidio di Fabrizio Piscitelli. Il capo storico degli Irriducibili della Lazio lo sapeva e da tempo non usciva di casa se non accompagnato da una guardia del corpo, un trentenne cubano che era con lui anche due giorni fa. Qualcuno dice che si è salvato perché la pistola potrebbe essersi inceppata. Sul posto è stato recuperato un bossolo calibro 7,65.
Affari illeciti
Un’esecuzione comunque. La Dda procede per omicidio con l’aggravante del metodo mafioso. Ci sono diverse piste per arrivare al killer e soprattutto ai mandanti. Quella privilegiata porta alla malavita organizzata, quella che ha collegamenti con gruppi stranieri particolarmente radicati sul territorio, come gli albanesi. Non si esclude che il killer, dopo l’omicidio di «Diabolik», possa essere andato subito all’estero. I poliziotti della squadra mobile guidati da Luigi Silipo ipotizzano che alla base del regolamento di conti ci possa essere un debito collegato a partite di droga. Piscitelli era stato – ed era anche adesso – in affari con diversi gruppi criminali. Con esponenti di spicco della malavita albanese, vicini anche alle cosche della ‘ndrangheta, c’erano stati contatti per la gestione delle piazze degli stupefacenti, come Ponte Milvio e più in generale di Roma Nord, sotto il controllo di Michele Senese. Albanesi che frequentavano la Curva Nord dell’Olimpico.
Le intercettazioni telefoniche scattate dopo l’uccisione di Piscitelli avrebbero già fornito un quadro abbastanza chiaro dello scenario nel quale è stato pianificato l’agguato. E rivelato che lui avrebbe capito che stava per accadere qualcosa, tanto da dare l’ultimo appuntamento in un luogo affollato, come il parco di via Lemonia. Non è bastato tuttavia per scoraggiare l’assassino, che potrebbe essere stato ripreso dalla telecamera di un palazzo di fronte alla panchina, trasformata dagli ultrà laziali in un altare, con fiori, sciarpe e striscioni in memoria di «Diabolik».
Rinaldo Frignani