niente di esaustivo ma qualche parola in più

Un anno fa l’IFAB, l’organo internazionale che decide le regole del calcio, aveva scelto anche il campionato italiano per sperimentare la Video Assistenza Arbitrale a partire dalla stagione in corso. Come si può leggere nel sito della FIFA – il cui presidente, Gianni Infantino, è stato il principale sostenitore della video assistenza – con la VAR uno o più assistenti arbitrali hanno accesso ai video della partita e possono comunicare con l’arbitro in campo, anche senza che sia l’arbitro in campo a richiedere l’uso della moviola. L’arbitro in campo (usando il microfono che indossa già, e con cui oggi comunica con gli assistenti) può chiedere aiuto agli assistenti in postazione solo per alcuni casi: per i dubbi sulla regolarità di un gol, per decidere se espellere un giocatore, per decidere se dare un rigore e nel caso in cui l’arbitro decida di ammonire o espellere il giocatore sbagliato. Gli assistenti possono aiutare l’arbitro in campo anche autonomamente. L’arbitro in campo volta per volta può decidere se guardare personalmente le immagini a bordo campo.

Negli ultimi mesi la VAR è stata sperimentata in diversi campionati europei, in partite internazionali e anche durante la Coppa del mondo per club FIFA in Giappone. Lì, nel corso della semifinale tra Kashima Antlers e Atletico Nacional, l’arbitro ungherese Viktor Kassai si era servito per la prima volta in una partita ufficiale della VAR per assegnare un calcio di rigore. Nel primo tempo, dopo un fallo commesso da un difensore colombiano, Kassai aveva interrotto il gioco e si era avvicinato a bordo campo per raggiungere il quarto uomo e il monitor collegato con la postazione in cui gli assistenti stavano valutando il fallo. Si era fermato alcuni secondi, con l’aiuto degli assistenti aveva giudicato l’intervento come falloso ed era tornato in campo per assegnare il calcio di rigore in favore dei Kashima Antlers.