
Originariamente Scritto da
tomlovin
Guarda che "l'idea di base" della superlega non era per niente quella che dici tu

.
Non era "più partite di cartello e flussi di cassa stabili"; era "più partite di cartello e flussi di cassa stabili PER LE DODICI SQUADRE".
Gli altri, che si fottano: se riescono a entrare buon per loro, sennò possono marcire.
A parte che è il contrario stesso del senso dello sport, è una cosa completamente idiota anche dal punto di vista economico-finanziario: un sistema sportivo si regge sulla competizione, più la restringi e più restringi l'interesse.
Cioè, questi contabili non decidono il budget (che è imposto dalle contingenze), non decidono le operazioni di mercato (che vengono gestite da Giuntoli)... in pratica, a che servono

?
A controllare che i conti tornino? Per quello, basta un foglio Excel in cui inserire i dati.
In realtà, credo che la cosa sia un po' più complessa: i contabili hanno la gestione del club e sono loro che decidono quando e come recuperare soldi a bilancio.
In pratica, sono loro che stabiliscono in che annata si deve tirare la cinghia e in quale si può spendere.
Ma non è vero, che "sono rimasti in silenzio per 2-3 giorni dopo un annuncio asettico"

.
Al contrario, la notte dell'annuncio Agnelli ha straparlato di televisioni, di spettacolo, di crescita... e l'ha fatto pure in grande stile, con conferenza stampa in non mi ricordo quale. La mattina dopo, c'era l'annuncio del sito ufficiale della competizione.
Il lancio l'hanno fatto in grande stile, altro che.
Ma poi, d'altra parte, chi è che prenderebbe sul serio una competizione GESTITA DA DODICI DEI PARTECIPANTI

?
E' come se la serie A, anzichè dalla Lega, venisse gestita dalla Juve, dall'Inter o dal Milan.
L'intera baracca era concepita a livelli demenziali, per tutti i motivi che ho già detto.
D'altra parte, non poteva essere diversamente: la superlega non è mai stata una competizione sportiva, è sempre stata una mera operazione economica.
Ed è per questo che è fallita, nessun tifoso voleva perdere le vere competizioni sportive in favore di un bancomat a disposizione di dodici squadre.
La comunicazione, in un progetto così stupido, era l'ultimo dei problemi.
Tra l'altro, non è vero che quando parli alla gente la comunicazione è tutto.
E' tanto, questo sì.
Perchè oggi la gente è mediamente sempre più instupidita e sempre più ignorante: siamo arrivati al punto che non si coglie immediatamente neanche la differenza tra musicista e dj o tra artista e "AIrtist". In un contesto simile, la quantità e la dimensione delle cazzate che puoi dare a bere all'opinione pubblica si sono alzate vertiginosamente, quindi è chiaro che con la comunicazione puoi fare tanto.
Ma non puoi fare tutto.
Per quanto stupide e ignoranti, le persone riescono ancora (per ora, almeno) a cogliere le differenze macroscopiche.
Capiscono ancora la differenza tra la merda e il cioccolato: puoi probabilmente inventare e spacciargli il "fondente al latte", questo sì. Ma non puoi confezionare la merda, venderla come cioccolato e aspettarti che non se ne accorgano.
Come difensore, inteso come capacità difensive (tecnica + fisico + tattica) Kalulu è meglio di Gatti.
Però Gatti è molto, molto più concentrato di Kalulu e quindi non incappa negli errori marchiani che il francese ci fa vedere ogni tanto.
Come rendimento complessivo, probabilmente Gatti è meglio.
Come duttilità, chiaramente, è meglio Kalulu (anche se, come terzino destro, non è che sia granchè).
Hujisen avrebbe tolto il posto a Gatti?
Boh... secondo me è tutta da vedere, questa cosa.
L'olandese (o spagnolo) non è un difensore centrale classico come Gatti: non è così forte in marcatura, non è così preciso tatticamente, non è probabilmente neanche così forte fisicamente. E' un difensore alla Piquè o alla Hummels, utile in entrambe le fasi: compensa quel che non ti dà in difesa nel momento in cui bisogna costruire l'azione o, addirittura, attaccare la porta.
Alla Juve, i centrali difensivi non sono e non sono mai stati così.
Nella mia Juve, credo che Hujisen giocherebbe sempre e Gatti starebbe in panchina. In quella reale, non saprei.