bojan al milan l'avevo COMPLETAMENTE rimosso ma è successo sul serio? quando?
Mentre ridevo tra me ed io ho pensato che me lo ribecco tra un mesetto all'europeo e
mortolivo
omg ce l'ho al fantacalcio
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MyBlog: Solo x Gioco - Racconti di un Giocatore in Solitario
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"The man in black fled across the desert and the
gunslinger followed." Stephen King - The Gunslinger
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Un Barista?
però 5 recuperi
Povero figlio, l'ennesimo che non avrà un padre presente, il barman durerà finché barbara si attizzerà, poi come fatto con gli altri fidanzati, via che ho voglia di qualcosa di nuovo. Molto probabilmente NERO.
http://www.milannight.com/i-vostri-s...fb_ref=Default
Sbaglia chi pensa e afferma che quella in corso sia la prima grande crisi del Milan berlusconiano. Si tratta di una bugia talmente colossale, che non dovrebbe nemmeno esserci bisogno di spiegare la ragione. Ma siccome la retorica e la disinformazione sulla società rossonera, in questi tetri giorni di passione, stanno toccando l’apice, è giusto andare a vedere, da vicino, cos’è realmente accaduto, nel passato più o meno recente.Berlusconi diventa il proprietario del Milan nel 1986 e sceglie come braccio destro Adriano Galliani, che, oltre a essere un dirigente sportivo (Monza), è anche un imprenditore nel settore delle telecomunicazioni. Il primo decennio del sodalizio (1986-1996) è il più vincente di tutta la storia del Milan. Sacchi prima e Capello poi, grazie allo zoccolo duro italiano (Baresi, Costacurta, Tassotti, Maldini, Albertini…), nonché ad altri fenomeni di livello mondiale come Gullit, Van Basten, Rijkaard, Boban, Savicevic e Desailly, conquistano – in questo periodo – la bellezza di 5 scudetti, 3 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali, 3 Supercoppe Europee e 4 Supercoppe Italiane. Il Milan, tramite Fininvest, investe tanto, vero, ma è vero anche Galliani, coadiuvato da un grande dirigente come Ariedo Braida, riesce a scegliere quasi sempre i migliori giocatori. La società è nelle sue mani praticamente dal 1993, visto che Berlusconi è “sceso in campo” e il suo principale interesse è ormai la politica, ovvero Forza Italia. Dicevamo: il primo decennio è assolutamente da incorniciare. Il Milan è considerato, giustamente, lasquadra più forte del mondo, la società è un modello per i club stranieri, vestire la maglia rossonera è, per ogni calciatore, un sogno. Nessun club italiano, nella storia, ha mai vinto così tanto in un decennio. Nessuno, rifletteteci. Basti pensare che Juventus e Inter, in tutta la loro esistenza, hanno conquistato rispettivamente due e tre Champions a testa.Ma qui non si vuola affatto discutere di quanto il Milan fosse più bravo degli altri, ma di quanto il Milan fosse bravo e basta. Di quanto noi tifosi potessimo essere orgogliosi di questa squadra, anche nelle sconfitte: e ce ne furono, di cocenti. Marsiglia, Ajax, Bordeaux. Prima ancora le luci di Marsiglia: non approfondiremo. Andiamo avanti.Andiamo a quel 1996. Estate del 1996, Capello, dopo i 4 scudetti in 5 anni, va via, consapevole che un ciclo è finito e c’è bisogno di cambiare molto, allenatore incluso. Arriva Tabarez. Ma la rosa rimane quasi invariata, nonostante l’età media di alcuni giocatori simbolo (Baresi, Costacurta, Savicevic, Desailly, Sebastiano Rossi, Tassotti, Eranio, Weah) sia già piuttosto elevata. Galliani decide di fare giusto qualche ritocco, puntando sul low cost: arrivano quindi Davids e Reizger a parametro zero e Dugarry dal Bordeaux. Quel Bordeaux che aveva eliminato proprio il Milan in Coppa Uefa e che aveva in squadra anche un certo Zidane e un certo Lizarazu. Niente, Galliani riesce a prendere Dugarry, che dei tre è di gran lunga il più scarso. La stagione 1996-1997 è fallimentare: Tabarez viene cacciato dopo poche giornate, arriva Sacchi e le cose vanno se possibile peggio, visto che il Milan viene indegnamente eliminato dal Rosenborg in Champions e arriva undicesimo in campionato. Disfatta epocale. La società – che intanto si è “dimenticata” di rimpiazzare degnamente Baresi – non se la sente di improvvisare ancora e richiama Capello da Madrid. Mai errore fu più clamoroso. Perché il Milan, fuori dalle coppe europee, replica il campionato precedente. La minestra riscaldata non funziona: la qualità della rosa è quella che è e i pochi fenomeni rimasti sono sempre più anziani e stanchi. Oltre al danno, la beffa. Galliani, nella sessione invernale del 1997, ha quasi regalato Davids alle Juventus. Davids che nel giro di pochi mesi si rivela tra i centrocampisti più forti al mondo, provocando le continue bestemmie dei tifosi rossoneri ogni volta che gioca. Possibile che nessuno, in società, se ne fosse accorto? E che dire di Vieira, altro centrocampista fenomenale, ceduto all’Arsenal nel 1996 per circa 7 milioni (come Davids)? Pensate a una coppia Davids-Vieira. Il Milan ce l’aveva in casa e l’ha praticamente regalata. Ma è il calcio, ci sta. Sbagliare si può. Andiamo oltre.Berlusconi, nel 1998, decide di sganciare qualche miliardo di lire in più. Gli acquisti più costosi sono quelli di Helveg e Biehoff, capocannoniere della Serie A. Il Milan di Zaccheroni – il cui vero protagonista è però Boban – vince in maniera rocambolesca lo scudetto del 1999, pur non essendo la squadra più forte della Serie A. Galliani non lo capisce e pensa che il solo acquisto di Shevchenko (per 42 miliardi di lire), Serginho (18 miliardi) e Gattuso (20 miliardi) possa bastare a lottare anche in Europa. E invece non è così. Anche perché di giocatori ne arrivano tanti altri, ma non sono da Milan: Graffiedi, Orlandini, Teodorani, Tonetto… ve li ricordate ancora? E che dire di Ba, Ziege, De Ascentis, Ayala, West, Cruz, Andreas Anderson, N’Gotty, Sala, Guglielminpietro, Cruz, Blomqvist, Bogarde, Kluivert, Maniero, tutti presi e andati via senza lasciare traccia, se non per qualche partita al massimo? Meteore e bidoni: scegliete un po’ voi. Nella stagione 1999-2000 il Milan arriva sì terzo in campionato, ma ultimo nella fase a gironi di Champions. Berlusconi ancora una volta capisce che senza investimenti faraonici la squadra non va da nessuna parte e affida a Galliani circa 100 miliardi di lire. Peccato con questi soldi arrivino Redondo (che si infortunerà subito e non giocherà praticamente mai), Gianni Comandini (do you remember?) e Roque Junior, una sorta di Zapata ante litteram. Redondo, Comandini e Zapata che si sommano ad autentiche sciagure come Josè Mari, Julio Cesar (imbarazzante difensore scuola Real Madrid) e Pablio Garcia (chi?). I risultati del 2000-2001 non possono che essere disastrosi: 6° posto in campionato, eliminazione ai gironi di Champions ad opera – udite, udite – di Deportivo e Galatasaray (sempre lui).Per vedere il Milan tornare a vincere, bisognerà aspettare il maggio del 2003: sulla panchina c’è un certo Ancelotti, ma, soprattutto, gli investimenti sono stati – per usare un eufemismo – faraonici. Nesta, Rui Costa, Kaladze, Inzaghi, Pirlo, Seedorf – messi insieme – sono costati oltre 150 milioni di euro! Maggio 2003, dicevamo: Champions contro la Juve e Coppa Italia contro la Roma. Un nuovo ciclo è iniziato e, tra alti e bassi, toccherà l’apice nel dicembre del 2007, col trionfo nel Mondiale per Club.Ma non ripercorreremo, adesso, tutto quello che è accaduto dopo. C’è bisogno, anzi, di un riepilogo sintetico: 1) Il Milan ha investito centinaia di miliardi tra l’estate del 1996 e quella del 2002, vincendo pochissimo, quasi nulla. L’unico titolo, in 6 stagioni, è stato il rocambolesco scudetto di Zaccheroni del 1999. Fu la prima, gravissima crisi del Milan. Chi la rinnega è in mala fede, non ha memoria, oppure non sa semplicemente leggere qualche pagina di Wikipedia. 2) Galliani commetteva tanti errori sul mercato anche prima, chi dice che “non sbagliava una mossa”, ancora volta, dimostra ignoranza o malafede. Sbagliare è umano, certo, ma affermare che il “re del mercato” ha perso colpi solo negli ultimi anni, è un falso clamoroso. Il decennio 1986-1996 è finito da un pezzo, eh. I problemi vengono da lontano. Nel cercare di sostituire i grandi campioni che si sono via via ritirati (Baresi, Tassotti, Donadoni, Maldini, Shevchenko), la società ha sempre mostrato limiti abnormi.Veniamo ora alla crisi che dura dal 2011 (l’anno dell’ultimo scudetto) e alla sua specificità. Rispetto al passato, anche quando il Milan investe tanto – come nell’estate del 2015 – non arrivano fenomeni di livello mondiale, ma giocatori discreti, se non addirittura dei bidoni. Rispetto al passato, questa crisi è la più lunga, se si considera come parametro la (non) vittoria di trofei. Rispetto al passato, non c’è nessuna speranza (concreta possibilità, cioè) che questa società possa riportare il Milan in alto: Berlusconi e Galliani non hanno né l’età, né la lucidità, né le competenze per essere protagonisti nel calcio di oggi. Specialisti, ormai, lo sono solo in complottismo: se la squadra va male, una volta la colpa è dei tifosi (“non evoluti”), una volta dell’allenatore. La loro epoca è finita da un pezzo. Berlusconi e Galliani ne prendano atto umilmente e agiscano di conseguenza, cioè cedendo a persone appassionate, capaci, trasparenti e con tanti soldi. L’alternativa è prolungare questa orrenda agonia, che ha già portato il Milan a diventare una squadretta che non fa paura a nessuno, se non ai suoi tifosi e alla sua stessa storia.
Applausi.
Ah montolivo.... Triennale a tre mln/anno
Se vendono devono assicurarsi di mettere a posto un po' di gente prima
Chi conosce tutte le risposte non si è posto tutte le domande. (Confucio)
A livello di risultati ha ragione Milannight, ma a livello di investimento economico c'è una bella differenza fra le 2 crisi. Durante la prima hanno speso un sacco di soldi in giocatori pippa/sopravvalutati/che non hanno reso (non si può certo dire che Davids, Vieira e Redondo ad esempio non furono acquisti sbagliati, ma che da noi abbiano fatto cagare è oggettivo), hanno speso male e hanno rimediato spendendo. Questa crisi invece va avanti da quando abbiamo venduto Sheva, che non è stata subito tragicomica perchè in squadra avevi Kaka e qualche campione con qualche cartuccia ancora da sparare. Certo c'è stata la parentesi Ibra, ma a quel prezzo era obbligatorio prenderlo, salvo poi correre ai ripari a rivenderlo 2 anni dopo, sia mai che si spenda troppo. Unica squadra, dalla Juve in poi, che gli ha fatto perdere uno scudetto e unica squadra che lo ha cacciato quando lui non se ne voleva andare, ricordiamolo.
Che poi l'abbiamo venduto sottocosto in bundle con Thiago apposta per liberarci dello stipendio
che poi alla fine della fiera abbiamo perso molti più soldi senza di lui che con lui, visto che siamo anni che non prendiamo soldi dalle coppe.