Apro questo topic dopo discussione sul salottino per discutere dei vari festival cinematografici che si susseguiranno, a partire dal Sundance che si sta svolgendo in questi giorni e che sto seguendo qui a Park City.

NB. I primi post (fino ad Other People di Chris Kelly) sono repost di miei post precedenti sul salottino

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Sundance Film Festival
Park City, Utah - USA
21-31 Gennaio 2016

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E' mattina, ho dormito poco e male per via del fuso orario e sono già raffreddatissimo. Oggi giornata d'inaugurazione piuttosto tranquilla, i film iniziano le pomeriggio. Ne approfitto per parlare un po' di aspettative e titoli attesi in questa edizione 2016 che come sempre è affascinante. Anche se come sappiamo il meglio è sempre nei film di sconosciuti filmmaker che si avvicinano alla regia per la prima volta (l'anno scorso Gomez-Rejon e il suo Me, Earl and the Dying Girl, 2 anni fa Ryan Coogler con Fruitvale Station) ci sono comunque titoli di autori importanti che tengono alta l'hype intorno al film.

Sicuramente il film dove c'è più curiosità da parte del pubblico è il debutto al lungometraggio del duo Daniel Kwak e Daniel Scheinert dal titolo "Swiss Army Man"; il duo, conosciuto con il nome di Daniels, è dietro ad una serie infinita di videoclip musicali, il cui più famoso è sicuramente questo:



La particolarità del loro esordio al lungometraggio è la presenza di Daniel Radcliffe, che tenta di distaccarsi dall'etichetta di Harry Potter, che per tutto il film interpreta un.... cadavere. Guardate il video e fate due più due per pensare a che follia possa mai uscire fuori.

Sicuramente il film più atteso in generale è il nuovo film di Todd Solondz, dal titolo Wiener-Dog, film dai produttori di Carol e American Hustle. La storia di un gruppo di persone legate tra di loro da un "bassotto", il wiener-dog appunto. C'è Danny De Vito, Julie Delpy, Greta Gerwig tra gli altri.

Torna alla regia anche Kenneth Lonergan, che ricevette una nomination alla sceneggiatura nel 2001 agli Oscar con "Conta su di me", il film con Mark Ruffalo e Laura Linney (che ricevette anche lei una nomination come miglior attrice) e che ha curato la sceneggiatura tra gli altri di Gangs Of New York. Il nuovo lavoro, dal titolo "Manchester By The Sea", vede Casey Affleck e Michelle Williams nel cast.

E ancora c'è Christine, che vede Rebecca Hall protagonista nei panni di Christine Chubbock, la famosa giornalista tv che nel 1974 si suicidò in diretta; il film, che vede tra gli altri anche Michael C. Hall, racconta la depressioni e gli ultimi giorni di vita della anchorman. Contraltare a questo film è il documentario di Robert Greene dal titolo "Kate plays Christine", che segue il percorso di un attrice che deve interpretare proprio la parte della giornalista; Greene è uno dei migliori documentaristi americani in circolazione, e il suo ultimo Actress è un filmone esagerato.

Passando al cinema di genere, da me mai troppo amato, c'è Yoga Hosers, nuovo horror di Kevin Smith, facente parte della trilogia di cui il disturbante Tusk era il primo capitolo; qui le protagoniste (che nel primo comparivano solo in un cameo) sono la figlia dello stesso regista e la figlia di Johnny Depp; quest'ultimo parteciperà, come in Tusk, anche nel secondo film, nella stessa irriconoscibile parte. E poi c'è 31, il nuovo Rob Zombie, che dopo Le Streghe di Salem torna alle origini con un sano massacro nella notte di Halloween. Mi aspetto meno di zero.

Tra i non americani, c'è il nuovo di Felix von Groinigen, il regista di "Alabama Monroe", che ebbe enorme successo un paio d'anni fa arrivando agli oscar; Belgica, questo il titolo, lo fanno già oggi alle 17.30, e dovrebbe essere il primo film che vedrò; poi Anne Fontaine, con il suo nuovo film "Agnus Dei", tra gli special screenings.

E poi ancora Kelly Reichardt, Werner Herzog (che ho già visto), Kevin MacDonald su 22.11.63 tratto dal libro di Stephen King, Whit Stillman, Alex Gibney e il documentario sul The New Yorker, il documentario di Kaufman sul making of di Anomalisa, il doc della Garbus su Gloria Vanderbilt....

Insomma di carne a fuoco ce n'è tanta, vediamo che ne esce

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Belgica di Felix Von Groeningen



Come detto ieri, il primo film che era possibile vedere per gli accreditati industry era il nuovo lavoro del regista Felix Van Groeningen, che tanto aveva sorpreso pubblico e critica con il suo Alabama Monroe (come lo hanno chiamato in Italia, in realtà The Broken Circle Breakdown) ed esponente di punta della così detta Belgian New Wave; il quinto e ultimo lavoro del regista, Belgica, prende ispirazione dai racconti del padre dell'autore, che gestiva un bar a Ghent. Ed è proprio un bar, dal nome appunto di Belgica, ad essere al centro della vicenda; l'attività, per ingrandirsi, necessita di investimenti, e per questo Jo contatta Frank, suo fratello con cui non ha rapporti da molto tempo, per chiedergli di entrare in società; quest'ultimo, contento di poter ricucire i rapporti, si butta a capofitto in quest'avventura, trascurando la moglie e la famiglia. Ed è proprio il rapporto tra il locale notturno di successo, che diventa un posto trendy della città tra concerti, droga e alcool, e il fallimento dei rapporti relazionali dei due protagonisti ad essere al centro del film di Von Groeningen. La sceneggiatura, scritta dal regista a quattro mani con Arne Sierens, è sicuramente il punto più debole del film, per via della sua banalità e del suo scorrere senza sorprese di particolare tipo. Sicuramente quello che è davvero interessante in Belgica è il comparto tecnico: il direttore della fotografia Ruben Impens ha compiuto un lavoro eccezionale nel ricreare le luci e le atmosfere da bar, e il comparto fotografico convince particolarmente. La scenografia e molto curata, e colpisce in positivo per la presenza di numerosi particolari in grado di dare volume e dimensione alla credibilità del lavoro, ma soprattutto il vero punto forte del film è la colonna sonora, firmata dal duo belga elettronico Soulwax, tra i massimi esponenti mondiali dell'electro. Una colonna sonora che mescola chitarre a basi elettroniche e sintetizzate con la tastiera molto convincenti, capaci di dispiegarsi ottimamente all'interno del film. Già dal trailer, qui sotto, potete capire l'impatto forte che le composizioni dei Soulwax hanno nell'equilibrio del film. Nel complesso, un film sufficiente; magari da von Groeningen ci si aspettava qualcosa di più.



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Sky Ladder di Kevin Macdonald



Secondo e ultimo film di ieri, visto in serata, e che ha aperto la sezione World Documentary Competition, è Sky Ladder: The Art of Cai Guo-Quian, che si focalizza appunto sull'opera dell'artista concettuale cinese, che tra le varie cose che ha fatto si segnala la cerimonia di apertura e chiusura delle olimpiadi di Beijing nel 2008. Specializzato in polveri da sparo ed esplosivi, il film segue la realizzazione dell'opera che da il titolo al lavoro di Macdonald, ovvero una scala fatta di fuochi d'artificio sparati nel cielo. Per capire meglio, ecco un filmato amatoriale realizzato in occasione della realizzazione dell'opera (non è una clip del film)



che poi è anche il simbolo di un'opera d'arte evanescente in un'epoca dove invece è tutto registrato e tangibiile. L'occasione è quella giusta per una carrellata nella vita e nelle opere dell'artista, sicuramente una persona dal grande fascino, il cui taglio dato dal film è sul sacrificio, il sudore e il sangue ma anche la grazia che ha accompagnato il lavoro di Cao Guo-Quian. L'operatore è Robert Yeoman, uno dei più stretti collaboratori di Wes Anderson, che ha ripreso molto bene il regista e il suo lavoro sia nei momenti più spettacolari e frenetici sia in quelli in cui Cao Guo-Quian è immerso nella quiete del suo lavoro, dove traspare una certa grazia. Il regista Kevin Macdonald, che aveva vinto l'Oscar per il miglior documentario nel 2000 con Un giorno a Settembre, film che raccontava del massacro degli atleti israeliani a Monaco '72, porta in questo film sia tutta la sua capacità d'ispezione della realtà e di analisi data dalla sua esperienza da documentarista, sia la spettacolarità e l'azione data dalla sua esperienza di regista di film d'azione di grande budget, di cui il più famoso è sicuramente L'ultimo Re di Scozia, film sulel vicessitudini dell'Uganda dove Forest Whitaker vinse un Oscar nel 2006 (alla faccia delle polemiche sterili sui neri che non li nominano agli Academy); curiosamente, il percorso e il lavoro di Cao Guo-Quian rendono al meglio necessitando di entrambe queste visioni, in grado di cogliere le diverse sfaccettature delle opere dell'artista concettuale cinese. Molto bello.

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Dopo aver passato il doposerata a chiacchierare con Robert Greene e del suo ultimo lavoro che presenterà al festival, il documentario Kate plays Christine, da cui mi aspetto tanto visti i precedenti lavori del regista, stamattina ho iniziato recuperando il primo lavoro in concorso nella sezione US Dramatic Competition, ovvero

Other People di Chris Kelly



che è una commedia tragicomica che racconta la storia di un ragazzo gay di 29 anni, interpretato da Jesse Plemons, uno dei protagonisti della serie tv di Fargo, che torna a casa per prendersi cura della madre, malata di cancro, interpretata da Molly Shannon. Il regista, veterano del Saturday Night Live, costruisce un film che si inserisce un po' nel filone indie e nelle tematiche di Me, You and the Dying Earl di Gomez-Rejon, che era stata una delle sorprese dello scorso Sundance. La trama procede, in maniera piuttosto scontata e piuttosto linearmente; il film ha i suoi momenti, dovuti soprattutto all'ottima prova offerta dalla coppia di attori, ma per tutto il film si ha la sensazione di qualcosa che gira a vuoto, come di un enorme pentolone pieno di ingredienti che però, alla fine, non si amalgamano tra loro. Piuttosto insoddisfatto, tutto sommato.

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Oggi non so cosa vedro più oltre al fim di Kelly, si è conclusa da poco la proiezione per Industry e Stampa del primo dei due film che seguo qui al Sundance, ovvero A Good Wife di Marjana Karanovic, attrice serba (che aveva recitato in tutti i più importanti film serbi, Underground per primo) che si è cimentata col debutto alla regia, e sto cercando di capire un po' le reazioni, il che mi farà perdere tempo ad altre cose. Vi aggiorno più tardi, dai 6° e i 2100m di altitudine di Park City per ora è tutto