Magic Castle
Magic Castle
The Post di Spielberg.
Bravi eh, però che palle.
Dogman
Film che definirei apocalittico. Un'apocalisse che si svolge tutta interiormente al protagonista, in un contesto sociale degradato, in un luogo che non sfigura, appunto, nell'immaginario post/apocalisse tanto caro a Hollywood. Ma qui non c'è nessuna finzione, l'isolamento di Marcello cresce fino appunto all'ultima scena, in cui, in un luogo deserto e silenzioso, da fine del mondo, il protagonista si rende conto che il mondo, il suo mondo di fragili certezze - i cani, la figlia, il suo circolo sociale - è definitivamente crollato con l'esplosione nucleare che la realtà riesce a essere.
The purge.
Ennesimo thriller che non ha senso nelle premesse e nelle azioni dei personaggi. Anche l'esecuzione... Mi aspettavo fosse più stiloso, data la risonanza che ha avuto.
Niente, peccato.
Smetto quando voglio Masterclass e Smetto quando voglio Ad honorem.
Il primo era un bel prodotto, il secondo e il terzo evitabili. L'idea rimane stagnante, senza nessuna evoluzione, le battute scadono troppo spesso nell'auto citazionismo. Per me c'erano idee per solo un altro film e hanno allungato il brodo per farne una trilogia.
Sanjuro di Akira Kurosawa
Seguito di Yojimbo, per certi versi va in una strada che ricorda Magnum Force, il seguito di Dirty Harry, nel senso che prende il duro protagonista del primo film e lo umanizza ma lo fa in maniera molto più radicale con un finale che forse fa intendere che il ronin interpretato da Toshiro Mifune forse è lì per appendere la spada al chiodo.
Anche il tono è radicalmente diverso, qui il ronin non mette contro due famiglie criminali ma si occupa di aiutare un gruppo di giovani samurai (intesi come samurai tipici dell'epoca in cui è ambientati il film, poco avvezzi a combattere e più ad amministrare) un po' fessi alle prese con un amministratore corrotto che tiene prigioniero lo zio di uno di loro per costringerlo a prendersi la colpa delle sue malefatte e l'ingenuità dei giovani samurai pur occasionalmente fonte di dramma viene spesso usata a fini umoristici. Il ronin (che come nel primo film da un nome falso) colpito dalle parole forse inavvertitamente sagge della moglie del prigioniero salvata all'inizio del film (una tipica dama di alto rango che vuoi per l'età avanzata, vuoi per l'ingenuità di chi ha avuto una vita privilegiata risulta un po' svanita e anche lei fonte di diversi momenti umoristici) cerca per tutto il film di risolvere le cose senza spargimento di sangue, fallendo tragicamente a causa delle ingenuità commesse dai suoi giovani assistenti e quasi supplica il capo delle guardie dell'amministratore corrotto (che nel film è presentato esplicitamente come il suo doppio corrotto, unico altro combattente mostrato esplicitamente come competente nel film ma consapevolmente al servizio di un criminale) prima del duello finale di ripensarci.
"I pity the poor shades confined to the euclidean prison that is sanity." - Grant Morrison
"People assume that time is a strict progression of cause to effect, but *actually* from a non-linear, non-subjective viewpoint - it's more like a big ball of wibbly wobbly... time-y wimey... stuff." - The Doctor
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Happy Death Day 2U
A descriverlo sembra una scemata ma in realtà è fatto,imho,molto bene.Soprattutto tenendo in mente l'originale
"Solo una cosa, Vash the Stampede è un soprannome,mi piacerebbe conoscere il tuo vero nome." "Te lo puoi scordare!Tu stai cercando un regalo da portare nell'aldilà,non è vero?" "Ma che dici,avanti dimmelo." "A noi non servono i nomi,dico bene reverendo?"
We aren't men disguised as dogs.We are wolves disguised as men
Do you behold...The continuation to your dream?
Visto The Hate u Give, sul tema della brutalità della polizia verso la popolazione afroamericana.Starr vive nel ghetto, ma frequenta una scuola di bianchi. La sua vita cambia quando diventa l'unica testimone dell'omicidio del migliore amico per mano di un poliziotto, colto in inganno da una spazzola che la vittima teneva in mano.
Raramente ho visto un film spingersi così lontano nell'imboccare lo spettatore e prendersi minuti di pausa per spiegargli cosa sta succedendo. Potrebbe in parte spiegarsi col suo target, che è il pubblico adolescenziale.
No, ma non regge.
Un esempio eclatante: il film sostiene la tesi della THUG LIFE, slogan ideato da Tupac, che è l'acronimo di "The Hate U Give Little Infants Fucks Everybody". I personaggi discutono questo concetto a più riprese durante il film, ci ricordano l'acronimo, mentre dibattono l'effetto del razzismo sui giovani neri. A un certo punto, in un clima di tensioni crescenti, un ragazzino nero si macchia di un gesto estremo e pericolosissimo e noi spettatori pensiamo "ecco il payoff di tutto il discorso THUG LIFE, l'ingiustizia sociale genera mostri", ma lo sceneggiatore sente il bisogno di rallentare la scena e far partire un voice-over in cui la protaginista fa partire un pistolotto "visto, questo bambino innocente sta facendo questa cosa gravissima, avete visto le conseguenze dell'odiare gli afroamericani, questa è la thug life, the hate you give fucks everybody!!! 1!".
"Solo una cosa, Vash the Stampede è un soprannome,mi piacerebbe conoscere il tuo vero nome." "Te lo puoi scordare!Tu stai cercando un regalo da portare nell'aldilà,non è vero?" "Ma che dici,avanti dimmelo." "A noi non servono i nomi,dico bene reverendo?"
We aren't men disguised as dogs.We are wolves disguised as men
Do you behold...The continuation to your dream?
il cerca non mi ha dato niente, se se n'era parlato.
Al di là del trailer pacchiano, è uno stramaledetto quasi-capolavoro
Come horror è un po'... boh... l'avrei messo piuttosto in fantascienza, ma con un pegi alto (solo per capirlo, non per le scene).
Per chi avesse speso gli 86 minuti di vita per vederlo (e sono sufficienti per farne un bel film) avrei notato le seguenti incongruenze:
ah, e astenersi chi vede femminismo ovunque, qua straborda di brutto, ma è comunque un film che resterà impresso
Inviato dai nonni che abitavano vicino al circuito
...fino ad arrivare là, dove nessun bicchiere è mai giunto prima
Sto guardando Il conte Dracula di Jesus Franco con Klaus Kinski e Christopher Lee (su Iris). Per ora non è male.