Ero indeciso se rispondere o meno, visto che hai parlato più di Euro che di UE.
Detto ciò, proviamoci.
Ho sempre odiato qualsiasi attentato alla mia indipendenza intellettuale. Escludendo quando ero più giovane e schierato politicamente in maniera piuttosto convinta, non ho mai pensato di decidere dove posizionarmi in base al gruppo sociale con il quale mi andavo ad associare: in sostanza, se su un fatto la penso in un certo modo, e in quello stesso modo la pensano a Pyongyang o nel Texas, pazienza.
Però lo accetto, in questo caso. Questo referendum segna, di fatto, una netta eccezione a questa regola. Infatti, mai come in questo caso, schierarsi contro o a favore del Brexit significa appartenere a due gruppi di persone, entità, istituzioni completamente diversi.
Essere in favore della permanenza del Regno Unito nella UE significa far parte della grande famiglia composta da Obama, tutti i presidenti della UE, i capi di stato di Cina, India, Canada, Nuova Zelanda e Giappone, tutti i precedenti primi ministri del Regno Unito, i leader di tutti i principali partiti britannici (laburisti, verdi, liberal-democratici, partiti nazionali scozzese e gallese, e come vedremo più tardi, conservatori), il neoeletto sindaco di Londra, (primo sindaco musulmano di una capitale europea, figlio di immigrati pakistani, uomo che "s'è fatto da solo"), il governatore della Bank of England, il Fondo Monetario Internazionale, la banca mondiale, Richard Branson, praticamente tutti gli economisti, Greenpeace, WWF, Stephen Hawking, premi Nobel, le 100 top universities del Regno, e praticamente tutti gli attivisti per i diritti di donne, comunità LGBT e minoranze etniche.
Ma anche eccezioni inaspettate, tipo l'attuale primo ministro David Cameron, e, tra i quotidiani, il Daily Mail (!).
Essere in favore dell'uscita del Regno Unito dalla UE significa schierarsi con Donald Trump, Vladimir Putin, secondo diverse fonti l'ISIS, BoJo (false notizie etc.), alcuni partiti populisti, razzisti, discriminatori e, in generale, velenosi, nessuna personalità rilevante (scienza, economia, impresa, fino ai diritti umani).
Non c'è nessuno che sostiene che l'Europa sia perfetta così. Io, da piccolo esponente della "generazione Ryanair", come qualcuno ci chiama, credo che dovremmo fare quello che possiamo per migliorarla, non per rovinarla definitivamente.
Un appunto finale: non voglio farti "accogliere la mia tesi". Non sono un economista, non conoscevo Bagnai e il suo blog (a una breve ricerca scopro che è un blogger de Il Fatto Quotidiano), però se la vogliamo mettere dal punto di vista dello schierarci, diciamo che credo di essere in buona compagnia. Tu hai citato Nobel e professori di Economia, che a quanto sembra sono una minoranza e anche piuttosto piccola.