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Altra forte preoccupazione espressa dai rappresentanti sindacali è che le risorse previste dal Reddito di Cittadinanza non bastino a garantire il sostegno di tutti i cittadini che si trovano in condizioni di povertà assoluta. Il Rdc, infatti, "è una misura che viene finanziata fino ad esaurimento delle risorse stanziate per l'anno di competenza (limite di tetto) " spiegano i sindacati e se le domande dovessero superare la disponibilità delle risorse stanziate per l'anno in corso, può scattare la "tagliola" e in quel caso può essere ristabilita la compatibilità finanziaria "attraverso la rimodulazione del sussidio ovvero la sua riduzione in modo tale da coprire tutti i beneficiari in regola con i requisiti".
Il problema, quindi, è che non tutti i poveri - specialmente quelli nelle peggiori condizioni - vengano tutelati dalla misura. Per come è attualmente strutturato il meccanismo di distribuzione del Reddito, i sindacati fanno notare che potrebbe essere penalizzante per i disabili e per le famiglie numerose "in particolare se con minori". Ecco perché Cgil, Cisl e Uil suggeriscono di riequilibrare il sistema prevedendo delle maggiorazioni nel beneficio in caso di presenza di disabili nel nucleo familiare. La misura, poi, non incide e non contrasta adeguatamente la cosiddetta "povertà minorile", che è in aumento, ma viene trattata marginalmente da questo provvedimento. Per questo, le tre sigle chiedono che - come era previsto per il Rei - sia ripristinato l'obbligo e la previsione di interventi di sostegno sociale, per il diritto all'istruzione e all'educazione dei minori.
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L'obbligo di spendere l'intero ammontare del beneficio in un mese "è controproducente" - sempre secondo la Comunità di Sant'Egidio - a fronte dell'eventualità di dover affrontare spese che richiedono forme anche molto limitate di accantonamento (ad esempio la caparra per un affitto, delle cure mediche straordinarie, o comunque altri eventi improvvisi). Anche i sindacati reputano questa misura "inutilmente penalizzante". Si tratta di una decurtazione "che non tiene in alcun modo conto della capacità del nucleo familiare di operare una pianificazione delle spese fisse (non necessariamente mensili) che si affrontano", dicono Cgil, Cisl e Uil, mentre il limite di prelievo di 100 euro può invece risultare "troppo contenuto nel caso in cui il beneficio sia elevato mentre può essere perfino esaustivo se il beneficio è contenuto. Sarebbe stato più opportuno fissare come massimo del prelievo una percentuale del beneficio".
Ai rappresentanti dei lavoratori sembra poi che il Reddito di Cittadinanza attribuisca, nella lotta alla povertà, un ruolo prioritario all'avvio al lavoro, senza però considerare che già oggi "molti lavoratori sono poveri". Una misura di sostegno al reddito, pur importante - concludono - "non può essere quindi scollegata dal tema della qualità dello sviluppo economico, dalla qualità della offerta di lavoro, dagli investimenti necessari a superare le strutturali carenze e i divari territoriali, dagli investimenti sul sistema di istruzione e per l'apprendimento permanente, tutte tematiche su cui non ci sono state finora le scelte politiche necessarie".
C'è, insomma, un rischio concreto che il Reddito di cittadinanza "si riveli la strada sbagliata per rispondere alle esigenze dei poveri senza raggiungere peraltro gli obiettivi di incremento occupazionale", fa notare l'Alleanza contro la Povertà.