Di fronte alla gravità del quadro ci sono due modi per difendere il governo. Spiegare, anche se nessuno ci crede, che tutto si è fatto nel migliore dei modi e che se siamo alle prese con ritardi e disfunzioni (dal numero di tamponi alle code per farli alla carenza nei trasporti pubblici) è sempre colpa di qualcun altro. Oppure, più ragionevolmente, si possono riconoscere alcuni limiti dei mesi passati, quando la curva epidemica aveva quasi finito per azzerarsi, ma non si è sfruttato quella finestra per predisporre misure di prevenzione e tracciabilità tali da reggere l’urto di quella seconda ondata che tutti gli esperti avevano previsto.
Mi permetto di suggerire a ministri, sottosegretari, miei colleghi o ex della maggioranza nelle loro uscite pubbliche di seguire questa seconda linea. Primo, perché più onesta dell’altra, e secondo perché gli italiani non sono ingenui o privi di strumenti per capire dove siamo e a causa di chi. Per cui evitiamo dopo i mesi di un lavoro nell’insieme apprezzato e generoso di entrare in urto col sentimento del paese, dei cittadini semplici, dei sindaci, degli operatori sanitari, degli insegnanti e andate avanti voi.
Quanto al Mes, il capo del governo nel discorso di ieri sera pare avere archiviato la questione. Ha ripetuto che in assenza di problemi di cassa (?) non avrebbe senso ricorrervi perché allarmeremmo i mercati caricando su noi lo stigma di paese alla canna del gas con l’effetto di vedere aumentare i tassi d’interesse sui nostri titoli pubblici.
Ora, a rischio di annoiare conviene ripetere il già detto: il tasso d’interesse per quel prestito (i 37 miliardi pari al 2 per cento del nostro Pil) sarebbe lo 0,08 per cento a 10 anni e lo 0,07 per cento (tecnicamente un tasso negativo) a 7 anni.
Nella condizione attuale (sotto offensiva della seconda ondata) utilizzeremmo da subito quei fondi per il versante sanitario (spese dirette e indirette) avendo modo di dirottare le risorse già previste nel comparto verso altre priorità.
Come spiegano gli esperti oggi il nostro Btp decennale ha un tasso di rendimento attorno all’1 per cento (a giugno, ricorda Alessandro De Nicola era l’1,5 per cento). Tradotto: mentre gli interessi sul debito Mes sono destinati a restare stabili a zero, pure rimanendo per i prossimi dieci anni quelli italiani all’1 per cento avremmo un risparmio di circa 4 miliardi.
Sul segnale negativo ai mercati: ma davvero pensiamo che gli operatori finanziari ignorino quali sono le condizioni effettive della nostra finanza pubblica (col debito al 160 per cento)? Cioè, davvero crediamo che se chiedessimo di accedere a 37 miliardi aggiuntivi da investire in sanità, di colpo gli investitori direbbero “oh, guarda come sono ridotti ‘sti italiani!” con la conseguenza che i tassi sui titoli schizzerebbero verso l’alto? Per la verità il solo esempio, per quanto minore, a disposizione, rivela una dinamica esattamente opposta.
Infine, sulle condizionalità: l’argomento è che a parole si negano vincoli successivi, ma i Trattati dicono altro e dunque saremmo sempre a rischio di far la fine della Grecia con imposizioni e restrizioni alle nostre politiche di bilancio.
In realtà al netto dell’impegno a spendere quelle risorse in sanità e correlati, per accedere al prestito si deve sottoscrivere un protocollo d’intesa con la Commissione europea dove dettagliare i termini del prestito.
Il Trattato istitutivo del Mes per altro (articolo 12) consente di stabilire condizioni che “possono spaziare da un aggiustamento macroeconomico al solo rispetto di condizioni di ammissibilità predefinite”. Appunto, il caso in questione.
Tenete conto che la “sorveglianza rafforzata” (incubo dei nemici del Mes) da parte di Commissione e Bce può essere stabilita unilateralmente dalla Commissione al di là (cioè a prescindere) dal Mes (Regolamento europeo del 2013).
A coronamento, l’Eurogruppo (dove siedono le nazioni aderenti al Mes) assieme ai due commissari, il nostro Gentiloni e il non-nostro Dombrovskis, hanno chiarito che il credito non prevede alcuna “sorveglianza rafforzata”.
In sintesi, il premier ha chiuso la porta al Mes con gli argomenti accennati prima. Ok, ma ricordate la rubrica di Cuore “Parla come mangi”? Ecco, se diceva “Il Mes non lo chiediamo perché non posso e non voglio dare un dispiacere a Di Maio, Di Battista e ai 5 Stelle” tutto sommato parecchi tra noi non si sarebbero alzati in piedi ad applaudire però avremmo potuto commentare “beata l’onestà!”.
Buona giornata e un abbraccio