Adoro tutta la querelle sullo stadio della Roma perchè tutti gli attori in gioco sembrano ignorare completamente nelle loro teste bacate l'iter burocratico dell'approvazione di un'opera privata di interesse pubblico giunta al completamento del progetto preliminare.
Qui si parla come se fosse la Raggi (quindi Peppe) a decidere se fare lo stadio o meno. Certo, tutto semplice nel mondo fatato dei grilli, come se non esistesse l'istituto della conferenza dei servizi.
Per il momento il massimo che può fare la Virgy è farsi votare in consiglio una delibera che dia mandato al suo assessore competente (che tra l'altro al momento non c'è) di partecipare in conferenza portando le istanze votate in consiglio, sarà poi l'insieme degli attori (in questo progetto immagino ci siano di mezzo almeno tre ministeri, il comune, la regione, i privati proprietari dell'area, quelli che l'avranno in concessione, la sovraintendenza ai beni architettonici e gli eventuali soggetti interferiti dell'opera) a decidere collegialmente se approvare il progetto definitivo, farlo rielaborare con una serie di prescrizioni ambientali, trasportistiche e urbanistiche o bocciarlo in toto.
Ieri Peppe ha rilasciato dichiarazioni surreali in cui traspariva completamente la sua ignoranza in materia. Quel "Bisogna farlo ma da un'altra parte" vuol dire ripartire dal progetto preliminare quando si era arrivati quasi al definitivo e allungare l'iter di almeno (rimanendo ottimisti) 4 o 5 anni.