Il punto è che le affermazioni vanno giustificate.
Credo che l'insegnante sia uno dei pochissimi lavori che nessuno vuole fare perché ha troppe variabili ed incertezze.
E non a caso sto lavorando avendo semplicemente compilato un modulo; ai concorsi degli insegnanti non si presentano 1000000000000000 persone per due posti.
Quest'anno, per esempio, ho ricevuto l'incarico al 31 agosto con 21 ore (parliamo di circa 1650 euro netti al mese) e alla mia accettazione, la tipa della segreteria è rimasta così incredula che ha preteso una PEC di conferma minacciandomi di depennarmi dalle graduatorie in caso di mancata presa di servizio. Quando mi sono assentato per la malattia per oltre un mese, non sono riusciti a trovare il supplente.
Io oggi lavoro, domani non so che fine possa fare visti continui cambi adottati dal MIUR. Pare addirittura che qualora venissi assunto, mi toccherà fare due anni di tirocinio a 500 euro al mese e sono cose che nemmeno voglio sentire.
Quindi si può andare avanti con i tanti blablabla, ma la verità è che l'insegnante ha troppe variabili per essere considerato il lavoro da tre mesi di ferie; come si può mettere sullo stesso piano un insegnante che lavora in un liceo classico con quello che sta al professionale di Baggio? O la mole di lavoro di un coordinatore (che spesso è docente di lettere) con quello che di educazione fisica o religione?