Il 25 maggio dell’ anno scorso, mentre volava in Giappone per partecipare al G7, Matteo Renzi annunciò con un tweet che per il 2017 l’annuale summit mondiale si sarebbe tenuto in Sicilia, per mettere il Sud al centro di uno dei più grandi eventi di politica internazionale, così rilanciandone l’immagine e l’economia, ed anche per portare i Grandi del mondo nell’isola in prima linea nell’affrontare le ondate migratorie dal Sud al Nord del mondo. «Vorrei che il tema fosse posto- sottolineò Renzi- al tavolo dei potenti, anche e soprattutto per chi non ha voce».
Se queste erano le intenzioni di allora, risulta difficile trovare un punto di contatto con una delle immagini che vengono distribuite ai media stranieri in questi giorni, dall’app governativa dedicata a chi si accredita all’evento. In apparenza è un fotogramma prescelto per raccontare Taormina e più in generale la Sicilia alla vigilia del G7. Ma dalla sterminata iconografia siciliana possibile è stato estratto un frammento che ammicca ad un flirt tra un giovanotto con la «coppola» e le bretelle, ultimo scarto di un mediocre plagio di suggestioni de Il Padrino, e una donna con un ombrellino, forse per ripararsi dal sole siciliano.
Tutto ciò che sta in testa al repertorio della Sicilia da modificare, cancellare, insomma, diventa addirittura «manifesto» in occasione del G7, immaginato in funzione di riscatto. Taormina dov’è? Mistero. Trovare una diversa chiave interpretativa, per altro, non sembra poi tanto difficile. Per esempio sarebbe stato sufficiente riproporre, con gli occhi contemporanei, le stesse immagini del promontorio-balcone sullo Jonio che riempirono di stupore, sullo sfondo dell’ Etna in fiamme, nel 734 a.C., i coloni profughi calcidesi. La storia della Magna Grecia e dunque di tanta parte dell’ Europa partì proprio da lì.