«Mi chiamo Nicolò, ho 20 anni e vivo come un lord dell’800»
Vestito di tutto punto con completo, bretelle e scarpe di cuoio lucidissime. Sembra uscito da un film. Nel suo guardaroba non ci sono né jeans né magliette
Ha quasi 20 anni e vive come un lord dell’800. Una passione nata alle elementari, quando ai genitori chiese un ombrello di foggia antica per Natale. Nicolò Maimone sembra un personaggio uscito da un film in costume: vestito di tutto punto, con completo, bretelle, e scarpe di cuoio lucidissime. Non esce mai di casa senza aver dato un’aggiustata ai favoriti napoleonici che gli incorniciano il viso ed essersi messo il cappello. Quella per gli oggetti d’epoca è la sua grande passione. Le sue giornate trascorrono lente tra una pedalata nella piazza medievale tra Castelnuovo Scrivia e e Voghera, dove vive con i genitori Loredana e Renato, la consolle del marchese avuta in dono da restaurare e la Bibbia di Gutenberg del 1476, catalogata nel suo archivio di tomi preziosi e rari. «Mi sono diplomato al liceo artistico, ora mi piacerebbe andare a bottega e imparare bene a restaurare. La laurea non mi interessa, onestamente — spiega Nicolò —. Coltivo il mio hobby a tempo pieno. Spesso gli eredi di nobili e famiglie facoltose vogliono sbarazzarsi di oggetti dal grande valore, mi chiamano e mi regalano cose meravigliose che io sistemo e ordino nel mio personale museo». Già, perché la camera di questo lord castelnovese sembra la stanza di un castello. Gli arredi «moderni» sono stati regalati ad amici: lui si è fabbricato il letto, in legno color verde salvia dipinto a mano, e restaurato comò, armadio e scrivania.
A jeans e maglietta preferisce mantelle e cravatte. Sbirciando nell’armadio di Nicolò non si trovano jeans, felpe e t-shirt, ma una collezione di cento anni fa: cappotti sartoriali, mantelle, camicie, 400 cravatte e biancheria di lino e canapa tessuta in casa. E poi ci sono i cappelli ordinati per cromia. Alcuni antichissimi e restaurati dallo stesso Maimone:«Ho circa 250 cappelli. Alcuni mi sono stati regalati, altri li ho trovati ai mercatini in giro per Piemonte e Lombardia, mia meta di ogni domenica — racconta Nicolò — Sono dei Barbisio, Panizza, Borsalino. Ne ho anche uno ultracentenario venduto dal cugino di Ernesto Cabruna, l’aviatore tortonese amico di Gabriele D’Annunzio. La casa Borsalino me l’ha persino chiesto da mettere nel loro museo». Tra le chicche che custodisce gelosamente ci sono poi occhialini a scatto bifocali in oro e platino, bastoni antichi, orologi a cipolla e tantissime foto d’epoca. «Ho recuperato un set francese composto da veletta, borsetta e mantellina della cugina del re Vittorio Emanuele II, la principessa Camilla Centurione Gropallo, e la bicicletta Bianchi di Carlo Ferrari, colui che ha diretto i lavori della Fabbrica del Duomo di Milano», spiega Nicolò, mentre apre bauli e cassetti.
Usa pc e social, ma solo per amore del patrimonio storico. Come tutti i ventenni possiede un cellulare di ultima generazione — che non ama esibire perché stona con l’orologio nel taschino — e un pc, ma non li usa per trovare amicizie virtuali. Se deve fare una ricerca in queste zone gli basta andare alla Curia o da qualche famiglia blasonata. Il computer serve per studi più articolati e fuori confine. Niente discoteca, partite di calcetto o giri al centro commerciale, tempo perso per lui. Trascorre il tempo rimettendo in sesto mobili antichi o a fare due chiacchiere con gli anziani del paese che aprono i loro armadi per regalargli pantaloni e gilet. Il lord, come lo chiamano qui, non è un semplice rigattiere che svuota cantine e soffitte per poi rivendere tutto. Chi lo chiama, conosce la sua vera passione. Possiede cimeli che fanno gola ai più esperti collezionisti: «Ho corteggiato a lungo una famiglia che teneva in un cassetto una foto inedita del Duce in piazzale Loreto. Non è uno “scatto d’ordinanza”, con grande probabilità la foto fu scattata corrompendo le guardie, perché più da vicino. Un pezzo quasi unico». Nicolò colleziona di tutto e di più. Persino paramenti ecclesiastici tinti col gualdo - un’erba tintoria del Seicento - abiti talari da cardinale e cappelli da sacerdote.
Con il suo calesse sul set del Grande Torino. Un personaggio curioso da essere voluto nel cast del film del regista Victor Vegan per interpretare il ruolo del calciatore inglese Herbert Kilpin nella pellicola dedicata alla storia del Torino calcio. «La prossima settimana andrò a Collegno, dove si gireranno le prime scene, con il mio calesse di fine 800, e le valigie originali recuperate dall’Amerigo Vespucci».