Si era nella primavera del 2020 quando venne presa la decisione di chiudere la gente dentro casa per far fronte ad un nuovo nemico terribile ed invisibile. Chiamammo questa serrata "lockdown" (col consueto sprezzo verso la nostra bella lingua) e le reazioni del volgo alla notizia furono le più disparate, dalla muta accettazione alla feroce ribellione.
Giustificato o meno che sia, il probizionismo -in tutte le sue forme- non può comunque vincere a lungo contro la natura umana, che presto o tardi (in genere, presto) cercherà sistematicamente di eluderlo. Non era ancora arrivato l'autunno del 2020 quando questa terrazzina, sgombra perlomeno dagli albori degli anni '80 (ma quasi certamente anche prima), si è ritrovata popolata da sedie, un tavolino e -ça va sans dire- occupanti di dette sedie; occupanti dediti a godersi il sole e l'aria aperta in probita compagnia, protetti da una sostanziale invisibilità rispetto alla vicinissima civiltà. Non so chi fossero, quanti fossero, in che data precisa decisero di arrampicarsi fin quassù (lungo una scala che non ispira troppa fiducia), quanto ci rimasero. In tutta onestà, non posso dire di approvare il gesto; ammiro immaginazione e intraprendenza degli autori, comunque.