Camorra a Napoli, le intercettazioni: «Dove stiamo noi è la via della morte»
La ragazza del clan invita i giovani criminali a sparare ogni giorno: «Non fermatevi mai»
«Qua dietro, una settimana è stato Baghdad... Nemmeno in Iraq sparavano tanto quando entravano qua dietro»: era questo il tenore delle conversazioni tra gli affiliati al clan Buonerba, legato alla cosca dei Mazzarella e nemico giurato dei Sibillo. Quel gruppo che nell’estate del 2015 terrorizzò il centro storico con sparatorie quotidiane, omicidi e ferimenti è stato duramente colpito ieri dalla notifica di cinque ordinanze di custodia cautelare per omicidio (quello di Emanuele Sibillo, assassinato a 20 anni in via Oronzio Costa, nella zona dei Tribunali) e tentativo di omicidio, quello di tre minorenni. I provvedimenti sono stati emessi dal gip Eliana Franco, che ha accolto la richiesta dei pm Francesco De Falco e Henry John Woodcock. I destinatari sono Antonio Amoroso, Gennaro Buonerba, Luigi Criscuolo, Vincenzo Rubino e Andrea Manna; a eccezione di quest’ultimo, sono tutti ventenni. Le indagini sono state delegate agli agenti della squadra mobile, con il dirigente Luigi Rinella e il capo della sezione omicidi Mario Grassia.
Fondamentali, anche in questa operazione come già in quella precedente che ridimensionò i Buonerba, sono state le intercettazioni ambientali. In casa loro gli affiliati parlavano liberamente, ricostruendo sparatorie e progettandone di nuove. Via Oronzio Costa, la loro roccaforte, la definivano «la via della morte».
Il 13 luglio 2015 Genny Buonerba conversa con l’amico Carmine De Tommaso.
De Tommaso : «Ah, stai pure tu? Levati da qua, questo bell’ e buon’ ti chiavano delle botte ».
Buonerba : «Ma lo sai come si chiama Oronzio Costa?».
De Tommaso : «Io penso che non vengono più».
Buonerba : «La via della morte».
Nel corso delle successive conversazioni, Gennaro Buonerba si rammarica del fatto che, dopo gli ultimi eventi, si sono calmati e così hanno dato ai Sibillo la possibilità di rafforzarsi, mentre avrebbero-dovuto continuare a fare come all’inizio, sparando tutti i giorni. Il 4 settembre il clan è ormai ridimensionato e gli affiliati si pongono il problema. Ne parlano, in particolare, Gennaro Buonerba, Emilia Sibillo (solo omonima di Emanuele) e Giuseppe De Tommaso.
Emilia : «Ha ragione quello, ci siamo addormentati».
Genny : «Così è stato. Tutti i giorni dovevi continuare a sparare... Pure se non riuscivi a pigliare a nessuno, dovevi andare dentro Forcella e sparare tutti i giorni».
Emilia : «Eh, bravo».
Genny : «Sopra San Gaetano dovevi sparare tutti i giorni».
Emilia : «Hai capito com’è».
Genny : «Non ti dovevi fermare».
Emilia : «Non gli dovevi dare più modo di sentirsi liberi».
Pippo : «Mo è da zero, guagliu’, mo è da zero un’altra volta».
Genny : «Noi gli abbiamo dato modo di rafforzarsi».
Emilia : «Invece tutti i giorni, no? Li facevi tenere sempre l’ansia».
Genny : «Qua dietro, una settimana è stato Baghdad... Nemmeno in Iraq sparavano tanto quando entravano qua dietro».
Dalle conversazioni emerge anche la crudeltà del capo e degli affiliati. Il primo agosto del 2015 Gennaro Buonerba chiacchiera con Vincenzo Rubino, Salvatore Mazio, Luigi Criscuolo e Roberto De Bernardo. Si progettano nuovi attentati ai rivali. Un obiettivo potrebbe essere il fratello di Giuseppe Pigna, che gioca a calcio.
Genny : «Ma io direi di non ucciderlo, quello gioca a pallone... Gli distruggerei proprio la vita... Come ti ho detto io. Però là quatto o cinque gliene chiavi».
Luigi : «Ma chi gioca a pallone?».
Genny : «Il fratello di Giuseppe Pigna. Quello è giocatore, hai capito come? Qua, qua, qua, qua e qua. E pure in mezzo alle gambe, non deve chiavare più. Non lo ucciderei, lo farei soffrire a vita. Nell’anca... devi pigliare le ossa, non nel mollo... Dentro l’anca che c’è una delle ossa più grandi, la spacchi. Lo sai come? Così, lo vedi? Quello gioca a pallone: gli hai ucciso la vita».
Barricati nell’appartamento per la paura di essere ammazzati, i Buonerba facevano il rendiconto della «settimana di Baghdad» giungendo alla conclusione che loro ne avevano colpiti sei («di quelli buoni, gente di mezzo la via») del gruppo dei Sibillo, mentre questi ultimi solo uno e, per giunta, un bravo ragazzo; Luigi Galletta, estraneo alle attività del clan, assassinato nella sua officina.
http://corrieredelmezzogiorno.corrie...74ae9997.shtml
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