Minigonna e tacchi alti in cambio di una borsa di studio. Per la Procura di Bari il contratto imposto dal magistrato (e consigliere di Stato) Francesco Bellomo ad alcune studentesse del suo corso di magistratura sarebbe stato una vera e propria estorsione. È per questo reato che adesso Bellomo è formalmente indagato dalla magistratura barese. Tutto questo mentre spuntano altre quattro giovani che avrebbero subito lo stesso trattamento.
· LA QUESTIONE IN CONSIGLIO DI STATO
L'inchiesta di carabinieri e guardia di finanza, coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, era stata inizialmente aperta senza ipotesi di reato, ma sono bastati pochi accertamenti per contestare l'estorsione: adesso Bellomo rischia anche di essere destituito. La questione disciplinare sarà discussa il prossimo 10 gennaio dall'adunanza generale del Consiglio di Stato, dopo aver ottenuto il parere della commissione speciale (che si riunirà il 20 dicembre). La decisione dovrà poi essere formalizzata dal Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa.
IL RACCONTO DELL'AVVOCATA
Di quello che accadeva in quei corsi, che si tengono ogni anno a Roma, Bari e Milano (anche la Procura del capoluogo lombardo ha aperto un'indagine conoscitiva senza indagati né ipotesi di reato), ha parlato con i magistrati baresi una delle presunte vittime, l'avvocata 28enne di Cerignola (Foggia) Rosa Calvi, convocata come persona informata dei fatti. In più di due ore ha raccontato di come Bellomo avrebbe tentato di convincerla a firmare quel contratto. I fatti riferiti dalla 28enne risalgono a un anno fa, ma soltanto ora lei ha trovato il coraggio di raccontarli.
· "AVEVO PAURA PER LA MIA CARRIERA"
"Avevo paura di ripercussioni sulla mia carriera", ha detto la donna lasciando il Palazzo di Giustizia, dicendo di essere a conoscenza di esperienze simili vissute da almeno altre quattro ragazze. Lei rifiutò di firmare quel codice di comportamento che prevedeva un dress code - minigonne, tacchi altri e trucco
marcato - e un controllo sulla vita sentimentale delle corsiste. "Bellomo disse che ero una stupida a dire di no, perché di solito gli dicevano di sì, e mi cacciò dal corso". Una esperienza che l'ha "turbata" al punto da averle fatto abbandonare fino a oggi il sogno di diventare magistrato. "Ma non ci rinuncio - ha detto - perché so che fare il magistrato non è questo e non bisogna permettere alle persone di rubare i sogni".





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