Golem ci spiega come essere un better boss

[1/Zero]

Per instaurare un clima di fiducia e di rispetto reciproco in ufficio, Hays, società nel campo del recruitment specializzato, ha stilato una lista di consigli utili per coloro che desiderano essere buoni leader, senza rischiare di venire percepiti come tiranni. A metterla giù è stato il Ceo di Hays, Alistair Cox, che sottolinea quanto sia importante che i professionisti capiscano a fondo l'impatto e le conseguenze che il loro comportamento e la loro attitudine possono avere su collaboratori e dipendenti.

La sottile differenza tra delegare e incaricare.

->Spoiler<-

"Quando si impartiscono ordini al proprio staff - spiega Cox - chi è al comando deve trovare un giusto equilibrio tra il semplice delegare e l'incaricare i propri collaboratori, facendo capire loro l'importanza del progetto e, soprattutto, quanto sia fondamentale il loro apporto per la sua buona riuscita. Spesso i manager, a causa dell'eccessiva mole di lavoro, si limitano semplicemente a dettare o delegare un compito senza rendere veramente partecipe il team, rischiando così di demotivare le proprie risorse. Lo stesso vale nel processo creativo dove è necessario aprire discussioni sui sui compiti da svolgere, sul perché vadano portati a termine, così come è essenziale spiegare ai propri collabori come raggiungere gli obiettivi prefissati". Far comprendere che un capo senza staff è niente.

Ascoltare prima di giudicare.

->Spoiler<-

Quando si lavora sotto pressione è facile dare in escandescenze per un errore commesso da un proprio collaboratore, senza nemmeno lasciare il tempo al collega di chiarire il perché s'è verificati lo sbaglio. I veri leader non devono semplicemente condannare, ma devono avere la capacità di ascoltare e dare l'esempio. L'errore va considerato come un'opportunità per insegnare, un esempio per fare in modo che lo stesso sbaglio non venga ripetuto in futuro.

Organizzare meeting e sessioni di coaching frequenti.

->Spoiler<-

Spesso chi è a capo di un team è oberato da scadenze, nuovi progetti da mettere in pista e mille incombenze. Questo, però, non deve far passare in secondo piano momenti di confronto e di scambio tra il manager e il proprio staff. Darsi appuntamento una volta all'anno non basta, i membri di un team devono ricevere sempre l'attenzione che meritano.

Interessarsi attivamente alla vita dei propri collaboratori.

->Spoiler<-

È importante che un leader riconosca l'individualità delle persone che compongono il suo team. Sarà bene dunque andare oltre il superficiale rapporto di facciata che si instaura in molti ambienti lavorativi. Non c'è bisogno di diventare amici. Semplicemente un manager che ignora la vita personale dei propri collaboratori riuscirà difficilmente a creare un clima sereno e collaborativo in ufficio. "La comunicazione - dice Cox - è la chiave che ci permette di entrare in sintonia con lo staff. Discutendo di diversi argomenti, anche non lavorativi, i canali di comunicazione tra manager e dipendenti vengono automaticamente ampliati, con un maggiore senso di sicurezza per entrambi". E di fiducia

[BackFire]

La nuova forza lavoro è mediamente meno ignorante di quella del secolo scorso la cui cultura dipendeva dall'istruzione scolastica, quotidiani e televisione, e quindi meno propensa a farsi trattare da di merda, con buona pace di chi era abituato a dare ordini credendosi gesù cristo

[tigerwoods]

e poi ci sono i manuè

[HALPMI]

La nuova forza lavoro è mediamente meno ignorante di quella del secolo scorso la cui cultura dipendeva dall'istruzione scolastica, quotidiani e televisione

Ora la cultura dipende da cosa? Internet? Mah

[golem101]

Il bello è che si può riassumere tutto con "comportati da essere umano e non fare lo stronzo per il gusto di, non ne ricavi niente e ti morderà il culo in futuro".

Però il fatto che la gente in carriera perda di vista il senso delle proporzioni non è esattamente una novità.

[manuè]

e poi ci sono i manuè

[Metatron]

tutto bellissimo e idilliaco, peccato che alcuni/e dei mannnagger in carriera sono di fatto psicopatici che non hanno empatia e il minimo rimorso nel giocare con le vite altrui *casta sindacaty's fake shield * se qualcuno ha l'ardire di leggere qualcosa di Carnegie o chessò Bateson, potrà magari beneficiare di spunti per evitare conflitti,
sulla carta tutto stupendo e coloratissimo, in realtà il vissuto personale di ciascuno è una forgia che ci rende diversi.

hai quello con la visione d'insieme che è disposto a fare un passo indietro ed evitare bordello, hai il testadicazzo che è disposto a rischiare posto e stipendio per orgoglio personale... hai il leccaculo, tagliagole, doppio-triplogiochista, il puttanone, il menefreghista e chi più ne ha più ne metta.

essere un leader probabilmente è un gestionale infausto

[ND]

Minchia, ho la nausea a sentire parlare di leadership, coaching e cose del genere.
Dipende dal capo e soprattutto dalla mole di lavoro che ha e di conseguenza da quanto ne rimane per le persone che gestisce.
E francamente è una gran cazzata che i giovani non si facciano trattare a pesci in faccia ora: semplicemente è saltato per aria il concetto del posto indeterminato, quindi se sai che in un posto ci starai 6 mesi in media farai il meno possibile e ti sbatterai molto meno rispetto a chi aveva la prospettiva di fare carriera in una azienda dove sarebbe stato 5-10 anni.




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[Talenz]

Sì, ma bisogna anche guardare l’altro lato della medaglia.
Negli anni ho visto colleghi/e piagnucolare perché non sono stati ringraziati per il loro lavoro (per cui si è pagati, non credo ogni volta il rinforzo positivo del ringraziamento ufficiale) o altri lamentarsi perché dovevano lavorare quando invece avendo litigato con il partner dovevano stare al cell tutto il giorno per chiarire.

Insomma, un capo non stronzo è bello. Ma nemmeno uno può pretendere di trovare un padre/amico che se gli facciamo perdere migliaia di euro ci dia un bacio sulla fronte dicendoci “birbante, stai più attento la prossima volta”.

[BackFire]

Minchia, ho la nausea a sentire parlare di leadership, coaching e cose del genere.
Dipende dal capo e soprattutto dalla mole di lavoro che ha e di conseguenza da quanto ne rimane per le persone che gestisce.
E francamente è una gran cazzata che i giovani non si facciano trattare a pesci in faccia ora: semplicemente è saltato per aria il concetto del posto indeterminato, quindi se sai che in un posto ci starai 6 mesi in media farai il meno possibile e ti sbatterai molto meno rispetto a chi aveva la prospettiva di fare carriera in una azienda dove sarebbe stato 5-10 anni.




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Infatti i datori di lavoro non dormono la notte e di giorno sono in piazza a manifestare al pensiero di lasciare per strada i nuovi assunti dopo pochi mesi, non hanno nessun interesse a farlo ed è la legge brutta e cattiva che li obbliga.

Ma vai a cagare

[golem101]

Sì, ma bisogna anche guardare l’altro lato della medaglia.
Negli anni ho visto colleghi/e piagnucolare perché non sono stati ringraziati per il loro lavoro (per cui si è pagati, non credo ogni volta il rinforzo positivo del ringraziamento ufficiale) o altri lamentarsi perché dovevano lavorare quando invece avendo litigato con il partner dovevano stare al cell tutto il giorno per chiarire.

Insomma, un capo non stronzo è bello. Ma nemmeno uno può pretendere di trovare un padre/amico che se gli facciamo perdere migliaia di euro ci dia un bacio sulla fronte dicendoci “birbante, stai più attento la prossima volta”.

Priorità + working ethics. Roba dei dinosauri.