Questa è Carlotta , come diceva sopra Paola: Facciamo un attimo di chiarezza.
Perché è da ieri che mi chiedono, da giornali a privati, di cosa ne pensi della dichiarazione di Colasanti.
Penso che sarebbe una dichiarazione perfetta se solo la vicenda fosse limitata a delle foto indesiderate e delle richieste particolari fatte via messaggio alle ragazze in questione.
Ma così non è stato.
Trovo gravissimo, ancora di più, il fatto che si dica che le cose si sapevano ed erano state comunicate allo staff anche da persone a loro vicine.
Trovo ancora più assurdo che si dica che si voleva rispettare le vittime.
Partiamo da questo: una vittima non si rispetta assecondando il suo carnefice. Mai.
Nelle situazioni di violenza, ricatti morali e intimidazioni si deve SOSTENERE, appoggiare, ci si deve schierare con chi ha subito, in modo che ciò che è successo non avvenga più. In modo da spingere chi ha paura a denunciare. Perché il più grande torto che si possa fare alla giustizia è rimanere omertosi o assecondare un naturale quieto vivere pur sapendo delle confessioni e dei retroscena allucinanti.
L’omertà, tipica della cultura italiana degli anni dal dopoguerra ad oggi, ha fomentato cose come mafia, omicidi di stato, violenze e ha soffocato scandali ma soprattutto ha massacrato la giustizia. Rendendola soggettiva e non oggettiva come deve necessariamente essere.
Agire come se nulla fosse successo ha il grande peso di far passare come una cosa NORMALE quella che veniva attuata da Podestà e dalle persone come lui. La normalità dovrebbe essere insegnare a chi subisce una violenza che la cosa giusta da fare è denunciare, anche se si ha paura. Perché dopo una molestia, per la cronaca, si ha paura. Una paura fottuta.
Se non fosse stato per Fiumani, mi chiedo, quanto sarebbe andata avanti questa storia?
Non è mio interesse rendere pubbliche le centinaia di mail che ci stanno arrivando, ma il leitmotiv che unisce ogni confessione è: “avevo paura. Pensavo di essere da sola”.
Non pretendo che si faccia un discorso di empatia, non la richiedo, non tutti sono in grado di provarla. Ma chiedo quantomeno l’oggettività di dire che si è sbagliato, perché tacendo si è fatto il gioco di chi, legalmente, è un criminale.
Persone chiuse in stanze di hotel, sigarette spente in faccia, diffide, denunce insabbiate, violenza fisica e verbale, minacce, abusi, molestie. Questo abbiamo in mano fino ad ora.
E questo non può e non deve mai, anche con del ragionevole dubbio, essere assecondato.
Semplicemente perché è reato. O presunzione di tale.
E semplicemente perché così facendo, delle vittime, di base, non ve ne fotte assolutamente un cazzo.
Vero, abbiamo tirato fuori e fatto esplodere la bolla. Ma lo abbiamo fatto nel modo più utile che ci fosse, che doveva essere fatto da tempo: raccogliendo le testimonianze e dando il coraggio e l’assistenza legale necessaria alle ragazze e alle loro famiglie per procedere con dei provvedimenti legali che avrebbero dovuto esser attuati senza paura, senza timori, senza qualcuno che facesse passare come normale, quotidiano, un atteggiamento come quello di Podestà. Non possono esistere principini che agiscono indisturbati e si bullano di poterlo fare perché protetti da non si sa quale potere, quali soldi, quali intimidazioni.
Non è un discorso del cazzo sul patriarcato, proprio no. È un discorso sulla giustizia e sull’importanza dello schierarsi con le vittime.
E sostenerle in un percorso difficile come è quello di chi esce da delle violenze.
Rimanere umani vuol dire anche rimanere ancorati alla cosa giusta.
E sinceramente, in ciò che è stato scritto da Colasanti, non leggo nulla di corretto. E non capire che questo sistema sia totalmente sottosopra lo trovo ancora più inquietante. Non è una gogna. È scardinare qualcosa di sbagliato ALLA BASE.