Devo sottomettere un articolo, ti metto come secondo autore Sono in ballo anche per l'estero, ma ovviamente cercano tutti di incularti quando ci sono interessi economici è non vuoi fare la fame in accademiaSi ma quindi che centro io? Il mio lavoro è fare attività di ricerca e che lo faccio bene lo dicono le mie pubblicazioni, mica io.
la tua professione meriterebbe di più? condivido. quello che meriteresti per il tuo lavoro c'entra però ben poco col discorso disoccupazione.
non è che prendendo la disoccupazione migliori la situazione retributiva italiana per i ricercatori.
se uno è a casa a prendere soldi, non lavorando, SCEGLIENDO di non lavorare perché "sono un TITOLO A CASO, non mi abbasso a fare quella professione" perché mai dovrebbe prendere un sussidio?
per quella che è la mia visione non farei mai l'operaio potendo scegliere visto che mi sono costruito una professionalità diversa, ma in caso di BISOGNmeglio declassato (per quelli che sono i MIEI standard) che "parassita"
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se per te uno che non dà via il culo gratis è un parassita, sono ben fiero di fare il parassita. tra l'altro il sottoscritto parassita al momento si reca ancora in università, a titolo totalmente gratuito.
chiaro che non muoro di fame se non mi danno la disoccupazione, ma finora quelli che hanno goduto sulle mie spalle sono stati il resto degli italiani, quindi me ne frega il giusto (cioè niente) se a te dà fastidio se mi prendo soldi che mi spettano.
È questo che mi fa girare il cazzo. Da anni la ricerca in Italia è considerata carta da cesso, non è che uno comincia e lo scopre dopo. Capisco quelli che hanno cominciato prima del 2009, quando c'era ancora speranza ma è cambiata la legge e se la sono presi tutti in culo. Ma chi lo fa dopo lo sa benissimo che è un mestiere che paga poco, che diventate gli zerbini dei professori, che non avete nessuna prospettiva di carriera dentro l'università, e che il PhD non vale niente per le aziende italiane (che poi è anche giusto, il PhD dà la formazione necessaria alla carriera universitaria, non al lavoro in azienda, ed è solitamente un argomento iperspecializzato che difficilmente interessa a qualcuno a parte qualche altro ricercatore indiano o cinese). È come laurearsi in ingegneria del cinema e lamentarsi che non si trova lavoro
non sai chiaramente di cosa stai parlando para
comunque se la pensi così, mi aspetto che alla prossima protesta di categoria_a_caso di lavoratori tu dica le stesse cose, insomma lo sapevano che era una situazione di merda potevano fare altro
tu sei p.iva giusto? beh non provare a lamentarti se lo stato ti succhia tutto quello che guadagni, lo sapevi a cosa andavi in contro.
in b4 faccio solo nero
la mia morosa è ricercatrice per cosa credi che ne sappia così tanto, ed è anche il motivo per cui la cosa mi fa tanto girare i coglioni
io sono p.iva, non faccio nero e se noti non mi sono mai lamentato la sorpresa del lavorare in proprio non sono le tasse, è l'avere a che fare con i clienti
Scegli il tuo destino, tigerlegni
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In italia lavora chi lavora in fabbrica o fa un lavoro nei canoni. Non fossimo in recessione ci sarebbe mercato e quindi stipendi per chi svolge lavori che non sono il tecnico di reti, ma allo stato attuale i ragazzi escono dall'uni e non necessariamente da facoltà idiote e vanno a lavorare coi buoni pasto. E la mentalità da "cercati il lavoro in cantiere" peggiora il tutto. Perché io quei lavori li ho fatti e non servono a niente, impari solamente a lavorare. Se uno può cercare e scegliere tra offerte varie è giusto che scelga. Il discorso sulla disocuppazione giusta in italia non si può applicare, dove c'è gente che prende assegni e poi ha le case.
Boh, io ho degli amici che fanno il dottorato di ricerca. E vengono pagati.
Ma non hanno mai scoperto un cazzo. Quando gli chiedo che cosa abbiano apportato non sanno assolutamente rispondere. Però a me piacerebbe molto che qualcosa funzionasse, cioè non sono qua a dire che i "ricercatori" freschi di laurea vogliono solo prendere due soldi mentre continuano ad andare a scuola a 30 anni, inzuppando metalli in soluzioni per guardare le bolle. Voglio dire che dovremmo essere organizzati meglio e allora magari tiri fuori qualcosa.
Tipo un mio amico lavorava a una ricerca per utilizzare l'alluminio come fonte di energia.
Se n'è saputo qualcosa?
3 anni pagato per...?
se è ricercatrice di merendine non è colpa mia, qui si fanno progetti con azienda e iosa, che ovviamente con mentalità italiota delegano la parte di innovazione vera perchè non ci vogliono spendere troppi soldi. si meritano merda e basta
che è sta roba
stare lontani dalla consulenza por favor, tutta gente full of shit che ti sfrutta come carne da macello e basta
comunque paracoso e darkocoso state tranzolli che mi hanno appena assunto per lavorare all'unione europea, mi godrò le vostre tasse solo per dicembre ancora
pagato quanto baddo? 1k e rotti è la borsa ministeriale, se di più deve ringraziare la buonanima del capo dipartimento.
comunque non è che ogni attività poi si traduce in utilizzo quotidiano di quella tecnologia, si chiama appunto ricerca, si hanno idee e se ne verifica l'utilità, fattibilità, impatti sul mondo reale, e miglioramenti sullo stato dell'arte. certe volte cose che sono pur funzionanti non trovano abbastanza popolarità per diventare mainstream
se così non fosse sarebbe industrializzazione del prodotto, non ricerca.
Ingegneria e progetti con le aziende sono normali, ma il mio discorso è diverso. Molti di quelli che cominciano a fare i ricercatori sognano o sognavano una carriera universitaria, diventare professori ecc., e al giorno d'oggi in Italia questo è possibile forse per 1 ricercatore su 100. Un futuro ed una stabilità non esistono. Basta saperlo e non venire a lamentarsi dopo il lavoro di ricercatore, se funzionasse come si deve, sarebbe molto rispettabile. E non sono nemmeno sicuro che collaborare con le aziende sia filosoficamente giusto, nel senso che la società ha bisogno anche di chi fa ricerca su temi che non necessariamente hanno una utilità aziendale. Come in medicina su malattie rare di cui le aziende se ne sbattono perché non c'è un mercato che ripagherebbe il tempo speso in ricerca, ecc.