Hatred. Uno dei centomila giochi che prima dell'uscita dico "fico ci devo giocare".
Passano i decenni, qualcuno ne parla d dico "fico ci devo giocare".
La cosa che più mi fa pensare, e che trovo abbastanza inquietante, è che per un utente è questione di pochi minuti il togliersi la curiosità di provare un gioco dalle tematiche molto forti e discutibili.
Ma per chi quei giochi li sviluppa (da quelli più elaborati come Hatred a quelli più basilari che sono solo una compilation di disegni con un testo didascalico), si tratta di idee che hanno pensato, concepito e lavorato nell'arco di settimane, mesi o addirittura anni, quando invece avrebbero potuto dedicarsi a qualcosa di diverso sia in ambito videoludico sia in qualsiasi altra attività.
beh abbiamo tutti prospettive e ordini di priorità diverse, sicuramente una persona che investe tempo e fatica in un determinato progetto lo percepisce ad un livello più profondo di te o di me che preferiamo spendere tempo e fatica altrove
logico che non c'è niente di più umano ed egoico di guardare le prospettive altrui e pensare che siano malate/perverse o comunque in errore, ma non sempre è così
anzi secondo il mio parere non è mai così
Comunque quelle son persone che giudicano qualcosa che non conoscono. Non c'è molta differenza con le polemiche dei videogiochi violenti a prescindere che imperavano negli anni '80 o con le teorie psicologiche che mettevano in relazione Tetris ai sassi gettati dal cavalcavia, tutte cose portate avanti da persone che non sapevano neanche accendere una console o un computer.
Post un po' lunghetto.
La tematica di questo gioco è indiscutibilmente perversa.
Quando ti dedichi a progetti del genere ti macchi inevitabilmente. Possono essere macchie passeggere o indelebili, dipende da un insieme di cose (l'entità di quello che fai, la diffusione che raggiunge, l'interesse che suscita, la dedizione progressiva ad altri progetti che sostituiscano nella memoria e nella pratica quanto fatto precedentemente ecc. ecc.).
Internet non aiuta molto in tal senso. Deviando un attimo il discorso in un ambito diverso, Sylvester Stallone non parla mai volentieri (e in genere non ne parla proprio) delle sue pellicole d'esordio come Porno proibito e The Death Race 2000 . Le considera delle macchie nella sua carriera, ma ai tempi in cui internet non esisteva erano in pochissimi a conoscere quei film; ne erano a conoscenza i paninari da videoteca e quelli che dopo una partita a Dungeons and Dragons si vedevano il b-movie della settimana (ovviamente sempre preso in videoteca, perché in tv certi film non li passano). Ci fosse stato internet disponibile e diffuso già a quei tempi, forse Stallone sarebbe stato confinato a quel genere di pellicole, come accade con più frequenza agli attori moderni.
Molti attori che hanno partecipato a film dalle tematiche borderline o estreme hanno preso le distanze dalla loro carriera d'esordio (in Italia uno dei casi più noti è quello relativo a Luca Barbareschi Cannibal Holocaust ).
Tornando al settore videoludico, avevo letto un articolo che faceva una retrospettiva dei giochi più violenti degli anni '80, da quelli disponibili in commercio a quelli relegati all'ambiente pirata 8 e 16 bit in cui circolavano giochi e demo con forti elementi di razzismo, nazismo, ultraviolenza e pornografia. In quest'articolo si parlava di come alcuni programmatori di quei giochi (che se a volte nei crediti dei loro lavori apponevano solo dei nickname, in altri casi inserivano i loro nomi completi) siano poi finiti a sviluppare titoli ben accolti da stampa e pubblico, e il giornalista si chiedeva: oggi dove sarebbero questi programmatori in un'epoca in cui basta ricercare un nome su internet per scoprire il suo background (l'articolo era tra l'altro stato scritto in un periodo in cui il social più famoso era forse Myspace)?
Lo sviluppatore di Hatred sarà sempre ricordato come lo sviluppatore di Hatred. Non ha "il lusso" che potevano avere un Richard Garriott o un John Carmack di ricevere il diritto all'oblio (primi nomi che mi sono venuti in mente, ma per quel che è dato sapere mai si sono dedicati a giochi profondamente disturbanti).
Magari lo ingaggerà Ubisoft, ma spulciando i credits di Assassin's Creed ci sarebbe qualcuno che noterebbe che "Ubisoft ha ingaggiato lo sviluppatore di Hatred", e di questi tempi (purtroppo meno liberi rispetto al passato) partirebbe la macchina di giustizia sociale fai da te che farebbe piovere una shitstorm mediatica su Ubisoft costringendola ad allontanare lo sviluppatore di Hatred.
Tuttavia, mentre lo sviluppatore di Hatred ha qualche possibilità di poter avere una carriera importante nel settore videoludico (in fin dei conti Hatred è "solo" un gioco molto violento), quelli che si dedicano a giochi con elementi che vanno oltre il socialmente accettabile, nella maggioranza dei casi restano confinati lì. Forse non vogliono neanche uscire da quei confini, o perché non ritengono di averne il potenziale o perché danno comunque sfogo alle loro fantasie più perverse.
Chi fa giochi come Rape Day o il vecchio Rapelay o chissà cos'altro, è marchiato a fuoco. Possono sempre uscirne e diventare programmatori di giochi di alto spessore ludico e morale, ma le probabilità si riducono al lumicino.
Per me è comunque giusto che chiunque sia libero di sviluppare e rendere disponibili al pubblico i propri giochi (anche dai temi scabrosi), così come piattaforme di distribuzione private come Steam sono libere di rimuoverli. Altresì inevitabile che per quello che fai, ti devi aspettare una reazione da parte del pubblico.
Ultima modifica di Zoro83; 15-03-19 alle 17:15
bella analisi e sono d'accordo su più o meno tutto... a parte il discorso di barbareschi che non ha preso le distanze da CH per le tematiche trattate ma per le peculiari (e furbette, nonchè contradittorie al messaggio stesso del film) scelte di regia (scena della tartaruga, ad esempio)
quello che intendevo è che non necessariamente quello che noi consideriamo perverso o un semplice sfogo è tale anche negli intenti del creatore dell'opera
e, soprattutto, trovo una benedizione che ci sia qualcuno che si prende la briga di esporre ed esplorare determinati lati di determinati media poichè credo fermamente che una vera arte non è tale se l'uomo non la utilizza per sondare tutti gli aspetti di se stesso, e non solo quelli moralmente accettati o utili a scopo di mercato
non mi piace la "musica" o il messaggio di gg allin, ad esempio, ma sono felice che esista e che si sia preso la briga di rappresentare quella prospettiva