Originariamente Scritto da
Ceccazzo
la difesa di Fontana:
Sapevo che Dama si era dichiarata disponibile a rendersi utile, ad offrire un contributo per rispondere all’emergenza Covid. Lo aveva già fatto in precedenti occasioni, e anche la fornitura dei camici rientrava per me nell’ambito di tale disponibilità. L’assessore Cattaneo aveva interpellato Dama, e altri imprenditori sul territorio, anch’essi disposti a dare una mano. Alla fine sono state coinvolte queste aziende nella fornitura, tutte e 5 quelle che avevano dato la loro disponibilità, hanno visto acquistate le loro merci, i loro camici, con quantità e costi unitari differenti».
«Per tutte queste aziende, che ringrazio, è valsa la medesima procedura, attuata per tutti gli acquisti fatti dopo l’autorizzazione del governo di Regione Lombardia, ad utilizzare la procedura semplificata di emergenza. Dei rapporti negoziali Aria–Dama – ha specificato Fontana – non l’ho saputo fino al 12 maggio scorso, data in cui mi si riferiva che era stata concordata una rilevante fornitura di camici a titolo oneroso. Sono tutt’ora convinto che si sia trattato di un negozio del tutto corretto. Ma poiché il male, così come il bene, è negli occhi di chi guarda, ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni».
Sul bonifico da 250mila euro dalla Svizzera per il cognato Fontana ha spiegato: «Su questo sono stato facile profeta. Considerando quel mancato introito come un ulteriore gesto di generosità. La magistratura sta lavorando su questo punto ipotizzando, secondo le ricostruzioni della stampa, una diversa ricostruzione relativa a un mio coinvolgimento nei fatti. Avevo spontaneamente considerato di alleviare in qualche modo l’onere dell’operazione, partecipando personalmente, proprio perché si tratta di mio cognato, alla copertura di una parte dell’intervento economico. Si è trattato di una decisione spontanea e volontaria, dovuta al rammarico di constatare che il mio legame di affinità aveva solo arrecato svantaggio ad una azienda legata alla mia famiglia. Così quel gesto è diventato sospetto, se non addirittura losco».
«Non è vero che la rinuncia al pagamento, definita donazione, con spirito del tutto irridente e poco nobile, sia dipesa dalla presenza di Report – ha continuato Fontana -. Report in realtà si è palesata, con le prime domande, il 1° giugno, quando erano trascorsi già 18 giorni. In quel momento vi era una drammatica emergenza ed era in corso una ricerca spasmodica di presidi di protezione individuale. Ma ribadisco: nulla ho saputo dei rapporti negoziali a titolo oneroso, tra Dama e Aria, fino al 12 maggio. Questo ho inteso esprimere quando ho affermato di essere completamente estraneo e ignaro della fornitura onerosa in questione».