Incredibile.
Mi consegnano per posta una fattura per abbonamento internet da 8,20€ più 2€ di spese di spedizione. Sgomento. È dal 2001, dopo i fatti famosi e famigerati della fattura da 300€ che non ho il dispiacere di essere più cliente di questa società di zecche.
Chiamo chiaramente il 190.
Mi chiedono se voglio chattare con Tobi.
Tobi deve essere il cane da lecca di qualche figa incartapecorita dell’amministrazione oppure l’assistente virtuale legge 104.
Non voglio parlare con Tobi, voglio farmi male, voglio il consulente.
Il consulente è un ex adetto alla friggitrice del burgher King che non ha passato gli esami di doppia impanatura, oppure una di quelle puttane pittate dell’est che ogni volta che si struccano i gamberi rossi di fiume abbracciano i parenti.
Attendo 20 minuti. 20 minuti nei quali mi devo sorbire il gingle da ritardati mentre mi immagino com’erano belli i ‘90 e come era bello avere Megan Gale.
Risponde.
Chiaramente è Giovanna da Milano con l’accento di Ulona di Timisoara.
Sarà l’accento, sarà la cadenza ma mi si risveglia qualcosa dentro, le parole danzano gentili, cinquanta, signore la sim, la bocca, è promozione, cento, per ricordarle, l’amore.
Confusione. Rabbia.
Sarei quasi eccitato se non fossi inorridito. La lascio parlare e me la immagino lì, in un call center, legata ai ceppi. Posso perfino sentire l’odore seminale del suo alito.
To be continued