Testimonianza maschile per la par condicio:
Io e i miei amici decidiamo di andare a caccia di cialtrone all'inaugurazione di una discoteca estiva in Appennino: purtroppo la serata vira pesantemente sul bianco, poca fauna e assolutamente non cialtrona, di conseguenza verso fine serata il mio tasso alcolico schizza alle stelle. Ingurgitato l'ennesimo Negroni, alla baracchina del bar si avvicina un enorme paio di tette di proprietà di una ragazza alta all'incirca un metro e un barattolo. La tipa ha un’espressione strana e due occhioni giganti, sorseggia un beverone tutto colorato ma nulla mi riesce più a distrarre da quel maestoso seno anche perché l'alcol che ho nelle vene non mi rende molto lucido. Come sia andato il corteggiamento sinceramente non lo ricordo, fatto sta che a distanza di poco ci ritroviamo all'esterno del locale appoggiati ad un capanno, dopo un primo bacio veloce interrotto dal rischio di un mio soffocamento (mi ha letteralmente infilato la lingua tra le tonsille) finalmente ficco la faccia in mezzo a quelle due maestose e imperiali bocce. Nel frattempo anche lei trova qualcosa da ciucciare, ma purtroppo per me, i miei amici non vedendomi più e temendo che io sia andato a morire via come fanno i gatti, prima di lasciarmi a piedi decidono di chiamarmi. Rispondo dicendo che sono ancora vivo e che li raggiungerò alla macchina in pochi minuti. Prima di congedarmi da lei ci scambiamo i numeri (o meglio: lei si impossessa del mio telefono facendosi uno squillo sul proprio).
Il giorno seguente, smaltita la sbornia, decido di mandarle un sms. Lei mi invita a casa sua nel pomeriggio. Accetto. All’epoca non c’erano facebook, Instagram, whatsapp e affini per poter sbirciare e rinfrescarsi la memoria: c’era solo un vecchio nokia e pertanto andavo di ricordi, i miei ricordi erano un meraviglioso paio di tette e una tizia normale, un po' bassa, con un’ espressione strana ma passabile.
La raggiungo a casa in una borgata di poche anime stile Borgo Tre Case frazione di Borgo Dieci Case nel film "Il ragazzo di campagna". Lei è lungo la strada che mi aspetta, mi sembra ancora più bassa di quanto mi ricordassi. Mi accoglie in infradito, canottiera rosa strettissima con scollo sulle poppe e un paio di jeans talmente corti che sembrano culottes. La sua espressione è più strana che nei miei ricordi: i suoi bulbi oculari sono davvero molto pronunciati, tipo lo Hobbit per intenderci. Non che sia brutta, ma questo "difetto" alla luce del sole e al netto dell'alcool la rendono davvero particolare, sembra quasi una caricatura. Entriamo in casa passando dal portico nel quale sopra ad una sedia c'è sua nonna con un cagnetto sulle ginocchia con al collo non un guinzaglio ma una cima da ormeggio: è più grossa la corda del cane stesso. Per educazione saluto la signora, la quale in dialetto mi dice che se voglio delle uova devo tornare più tardi quando c'è suo figlio che adesso è giù nello stallone con le bestie. La tizia pianta due urli alla nonna dicendo che non sono qui per le uova, sono un suo amico. Le chiedo perché urli così tanto, mi risponde che la nonna è sorda e non capisce niente, di non parlarci altrimenti attacca dei pezzoni assurdi e non smette più di parlare a vanvera. Tutto mi sembra surreale, sembra un film comico stile Alvaro Vitali ma ormai sono lì ed entro nella sua cameretta. Mi levo la giacca di pelle da moto, la butto sul letto, mi ci siedo e le chiedo: Che facciamo? Lei mi risponde con un secco e deciso: LO FACCIAMO! E mi scoppia a ridere in faccia. Rido a mia volta e le dico ok, cominciamo allora. In men che non si dica si leva quei due pezzettini di stoffa che ha addosso e me la ritrovo nuda, non faccio in tempo a dire “bah” che mi rimprovera perché non mi sono a mia volta spogliato. Ok, qui bisogna rivedere tutto, l'approccio standard con l'altro sesso in questo caso non funziona: bisogna improvvisare. Mi denudo, mi ingommo l'amico Willy, mi corico sul letto e me la metto sopra a cavalcioni, quelle tette alla luce del giorno sono ancora meglio che non di sera. La scopata, perché di scopata si tratta, non è male: l'unica cosa, lei presa dal piacere ha uno strano modo di ansimare, emette un "ah ah ah" continuo e mi ricorda un po' la scena di Adriano Celentano in bingo bongo quando ancora non parla ma emette solo suoni da scimmia, huh huh huh,a rendere tutto ancora più comico, saltellando sulla mia ciolla, emettendo questo continuo aha aha aha, fa una cosa strana con le mani, come se applaudisse. E nel mio cervello si materializza inevitabilmente un’immagine: LA SCIMMIETTA CON I PIATTI, la scimmietta che di frequente compare nel cervello di Homer Simpsons, proprio lei. Nonostante quest’associazione di idee, riesco comunque a terminare il rituale di accoppiamento.
Mi riaccompagna alla moto, vedendomi passare la nonnina mi chiede nuovamente se voglio delle uova e lei le urla dietro che non cerco uova ma sono un suo amico.
Sarei un bugiardo se negassi di essere tornato a trovarla più e più volte.
Vabbè.
Mi sono fatto di peggio.