CIÒ CHE DOBBIAMO FARE, SUBITO
di Paolo Spada
I numeri ci dicono, senza equivoco e senza fraintendimenti, che il sistema di tracciamento sta andando in affanno, specie in alcune zone.
Bisognava potenziare i servizi territoriali, e ben poco è stato fatto. Ma tre azioni possono aiutare molto, e subito:
1. sostituire il criterio del doppio tampone negativo per la dichiarazione di guarigione dei positivi con il criterio clinico dell’OMS (bastano 10 giorni, più 3 senza sintomi, senza altri tamponi di controllo, che servono altrove).
2. Ridurre il periodo di quarantena dei contatti da 14 a 10 giorni (l’incubazione dura mediamente 5 giorni, se non vi sono segni di malattia a 10 le garanzie sono già più che sufficienti).
3. Introdurre estesamente l’utilizzo dei test rapidi (hanno sensibilità minore, ma più che sufficiente a rilevare i casi nel periodo di contagiosità; ne abbiamo avuti fin troppi di positivi riscontrati a malattia già superata: ci vuole concretezza, adesso).
Queste tre misure sono ampiamente supportate dalle evidenze scientifiche e più che ragionevoli, nelle condizioni in cui ci troviamo e ci troveremo nelle prossime settimane.
Serve coraggio.
Non abbiamo più bisogno di pavidi atteggiamenti difensivistici.
E serve velocità di decisione: la burocrazia deve adattarsi ai tempi della biologia.
E’ in gioco la tenuta del sistema, sia quello sanitario che quello economico e sociale.
Una seconda serie di azioni riguarda tutti noi.
Sulle mascherine, il distanziamento, e l’igiene delle mani sappiamo, e siamo tutti allineati (che ci sia ancora qualcuno che si ostina a negarne l’utilità non mi sorprende: ma sono una piccola minoranza, e dovranno adeguarsi loro, che gli piaccia o no).
Io penso invece alle altre occasioni di contagio che “bucano” la rete della nostra protezione: incontri tra amici, cene, ritrovi, ma anche contatti di lavoro, occasioni che ci paiono abituali e innocenti.
Facciamo attenzione, perché questo è il momento in cui ci giochiamo la possibilità di mantenere bassa la curva del contagio, e liberi gli ospedali. Possiamo farlo, ma serve davvero attenzione, stavolta