Nel giorno del vaccino in Piemonte scoppia la grana Rsa: vincono i no
Sondaggio, sette operatori su dieci contro: "Poche notizie". Confindustria: "Serve campagna per il sì"
27 Dicembre 2020 di Sara Strippoli
I dipendenti delle Rsa del Piemonte hanno perplessità e molti timori. Alcuni, senza imbarazzi, si dichiarano No Vax. Fino al bilancio di una casa di riposo piemontese in cui su 50 dipendenti solo due hanno detto di volersi vaccinare contro il Covid che ha decimato le strutture durante l'emergenza. Per il momento i risultati di sondaggi e le richieste di adesione sono sconfortanti.
L'Associazione Anaste, che ha 7.000 posti letto nella nostra regione, ha voluto realizzare un sondaggio sul vaccino anti- Covid dopo aver notato la bassa adesione a quello antinfluenzale. In controtendenza all'incremento di richieste nella popolazione generale: "Ci siamo accorti che erano cifre basse e ci siamo interrogati sulle ragioni " , racconta il presidente regionale Michele Assandri. L'esito del monitoraggio ha rafforzato la convinzione che la resistenza fosse alta: il 70 per cento su un campione di 1000 lavoratori (su un totale di 3800) ha detto di non essere disponibile a farsi vaccinare: "Diciamo che la metà dichiara senza problemi di condividere le posizioni dei No Vax. L'altra metà non sente di avere sufficienti informazioni sugli effetti collaterali, precisando di non escludere di poter cambiare idea nel caso in cui ci fossero maggiori e rassicuranti dettagli", aggiunge Assandri.
Proprio ieri è stato pubblicato il bugiardino di Pfizer- Biontech che tutti attendevano. Prima era disponibile soltanto la versione in inglese: "Ora finalmente abbiamo le informazioni necessarie, partiremo con una campagna a tappeto per provare a convincere i nostri lavoratori", chiarisce il presidente di Anaste.
Paolo Spolaore, vicepresidente della commissione sanità di Confindustria Piemonte e presidente del Consorzio Obiettivo Sociale, 1000 posti letto nella nostra regione, 750 dipendenti, rivela di aver riscontrato posizioni non omogenee e conferma che l'adesione è molto bassa: "Abbiamo scritto a tutti, singolarmente. Nelle situazioni migliori sono disponibili la metà dei dipendenti; nelle peggiori la percentuale non va oltre il 20 per cento. Per gli ospiti abbiamo fatto tradurre le informazioni del bugiardino in inglese in attesa di quello in italiano e l'abbiamo affisso in bacheca, ma per il momento non sappiamo dire qual è l'adesione".
Non che servano altre conferme, considerato che due delle più importanti associazioni che raccolgono le 730 Rsa presenti in Piemonte hanno rilevato numeri così bassi. Ma se si può aggiungere anche un esempio di un gruppo che ha sede alle porte di Torino con due strutture, i dati non cambiano affatto: 8 dipendenti su 10, fra operatori sanitari e infermieri, hanno detto di essere spaventati dal vaccino. Tanto più se sono giovani e ritengono di avere meno chance di ammalarsi.
Una premessa per nulla edificante. Ulteriormente confermata dalla riduzione delle dosi che saranno somministrate durante il V- Day di oggi proprio nelle Rsa. Mentre il primo piano elaborato indicava 70 vaccinazioni per ciascuna delle tre strutture identificate per la partenza simbolo, ora in due di queste, dice Antono Rinaudo, coordinatore del piano vaccinale per l'Unità di crisi, "siamo stati costretti a calare a 45". Non c'è soltanto la perplessità dei dipendenti, ma anche per gli ospiti raccogliere l'adesione non è semplice. Molti sono anziani non autosufficienti, al loro posto si deve pronunciare un familiare o un amministratore di sostegno. "Chiariremo tutti gli aspetti", promette Rinaudo.