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Necronomicon
«Sa qual è la cosa che mi tormenta di più? L’idea di dover andare dai miei bambini e dire loro che questo Natale riceveranno un giocattolo in meno, perché non ci sono soldi e d’ora in avanti dovrò valutare anche la loro più piccola richiesta...». Linda è una maestra di sostegno in una scuola primaria. O almeno, lo è ancora per qualche giorno: «Rifiuto di fare il vaccino e finora mi sono sottoposta regolarmente ai tamponi. Ma con le nuove restrizioni, da martedì sarò sospesa senza stipendio».
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«Ci rivolgiamo principalmente ai colleghi che stanno lavorando ma che appoggiano la nostra battaglia» spiega Maria Teresa Fabris, che da oltre vent’anni insegna diritto ed economia. «Chiediamo loro di “adottare” chi, tra noi, sta incontrando le maggiori difficoltà nel pagare l’affitto o nel fare la spesa. Un aiuto pratico, quindi, fornendo cibo o denaro».
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«Già da quando hanno introdotto il tampone ho dovuto accettare una riduzione dell’orario di lavoro ad appena sei ore la settimana. Ora non ho più neppure quelle. Senza reddito, con l’affitto da pagare e tre figli, abbiamo dovuto cambiare radicalmente il nostro stile di vita. Per fortuna ci sono familiari e amici che ogni tanto ci regalano gli alimenti».
Ridursi alla povertà per non fare un vaccino. E insegnano ai nostri figli, questi.