Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

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Discussione: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

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  1. #1
    Moderatore Sceriffo L'avatar di Picard
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da Gilgamesh Visualizza Messaggio
    La verità è che siamo abituati troppo bene, con almeno un supermercato o minimarket sempre aperto nel raggio di 300 metri. In America la maggior parte della gente deve farsi mezz'ora di macchina per andare a fare la spesa. C'è troppo personale tecnicamente essenziale impegnato nei negozi di alimentari che sta facendo un lavoro ad altissimo rischio, spesso senza protezioni, quando lo stesso servizio sarebbe garantito comunque anche chiudendone la metà.

    "Eh ma dopo devo stare in coda, devo comprare più roba, non posso più andarci ogni giorno come scusa per uscire di casa"
    Lo sai vero, sei al corrente che un sacco di anziani (non decrepiti, semplicemente anziani) sono da soli e che non puoi fargli fare 2 ore di coda, soprattutto qualora dovesse anche piovere, tirare vento o fare un caldo assassino.

    Cazzo ma non riuscite proprio a vedere il quadro d'insieme, vi interessa solo puntare il dito contro la gente come foste perfetti (e soprattutto foste irreprensibili da tutta la vita e addestratissimi a superare psicologicamente e fisicamente le situazioni di crisi come questa).

  2. #2
    Major Sludgebucket (ABS)
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da Picard Visualizza Messaggio
    Lo sai vero, sei al corrente che un sacco di anziani (non decrepiti, semplicemente anziani) sono da soli e che non puoi fargli fare 2 ore di coda, soprattutto qualora dovesse anche piovere, tirare vento o fare un caldo assassino.

    Cazzo ma non riuscite proprio a vedere il quadro d'insieme, vi interessa solo puntare il dito contro la gente come foste perfetti (e soprattutto foste irreprensibili da tutta la vita e addestratissimi a superare psicologicamente e fisicamente le situazioni di crisi come questa).
    Gli anziani che non ce la fanno dovrebbero avere la consegna a domicilio, se non funziona bisognerebbe spingere in quel senso, privilegiare queste persone per quanto riguarda questi servizi.

    Come hanno cercato di spiegare, i commessi (che sono in numeno limitato, non ne puoi cacciare fuori all'infinito come se fossero soldatini degli RTS) fanno un lavoro ad altissimo rischio, è già lardo che cola che siano garantiti gli orari di apertura attuale, tra minacce di scioperi, problemi con le mascherine e altro. Il quadro d'insieme mi sa proprio che sfugge a chi non capisce questa cosa, essenziale, o la sottovaluta.

    Le code, come detto, si evitano o riducono sensibilmente (così come la quantità di gente a zonzo) se chi va a fare spesa compra roba con la quale andare avanti una settimana o più (è possibile, scientificamente sperimentato, fidatevi). Se ogni due per tre si va a fare la fila perché "ho bisogno della tal cosa fresca appena presa dall'orto", "mi sono scordato di prendere il salcazzo", ecc. non se ne esce. Occorre responsabilità, acume e senso civico.

  3. #3
    Moderatore Sceriffo L'avatar di Picard
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da Major Sludgebucket (ABS) Visualizza Messaggio
    Gli anziani che non ce la fanno dovrebbero avere la consegna a domicilio, se non funziona bisognerebbe spingere in quel senso, privilegiare queste persone per quanto riguarda questi servizi.
    E chi gliela fa? Gesù?

    Perché per la consegna a domicilio per 1/2 persone metti in campo n persone tra logistica, approvvigionatori e fattorini. Un ottimo affare.
    Tra l'altro tu stesso ammetti che i commessi sono già limitati nel numero.

  4. #4
    Un istante è eterno! L'avatar di Skynight
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da Picard Visualizza Messaggio
    E chi gliela fa? Gesù?

    Perché per la consegna a domicilio per 1/2 persone metti in campo n persone tra logistica, approvvigionatori e fattorini. Un ottimo affare.
    Tra l'altro tu stesso ammetti che i commessi sono già limitati nel numero.
    si assume ggente oppure adesso non si può assumere personale perchè anche a consegnare la roba si piglia il virus?

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  5. #5
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da Skynight Visualizza Messaggio
    si assume ggente oppure adesso non si può assumere personale perchè anche a consegnare la roba si piglia il virus?
    se si prende a passeggiare da soli, figurarsi a consegnare roba ad altri esseri umani

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  6. #6
    Un istante è eterno! L'avatar di Skynight
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da MrVermont Visualizza Messaggio
    se si prende a passeggiare da soli, figurarsi a consegnare roba ad altri esseri umani

    Inviato dal mio SM-A920F utilizzando Tapatalk
    ci sei o ci fai? passeggiare da soli non si piglia un cazzo, peccato che la ggente quando esce dicendo che va a passeggiare il cane per pisciare appena trova qualcuno fa comunella ed ecco che succede il bordello.
    consegni roba ma con pagamento online, ma capisco che è chiedere troppo a quelli come te che non ci arrivano.

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  7. #7
    Senior Member L'avatar di Rage
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Cerchiamo di fare un'analisi un po' lucida, così, per passare il tempo

    A voler partire proprio dalle basi, uno dei problemi fondamentali è che si continua ad affrontare la cosa in modo centralizzato, come se tutta Italia fosse nella stessa identica situazione, quando palesemente non è così. Puntare continuamente ad un piano d'azione unico e generalizzato non ha il minimo senso, è assurdo che ci siano governatori regionali e provinciali che devono mettersi in contraddittorio coi ministri ogni tre per due per il semplice fatto che aree geografiche diverse sono in situazioni diverse, hanno problematiche (alla base, pre esistenti) diverse e richiederebbero misure d'azione diverse che non puoi ammucchiare in un intervento one size fits all.
    Se per esempio la Lombardia è in quella che puoi definire come "fase N+2", altre regioni sono in "fase N+1" e altre ancora sono in "fase N" in base alle % di contagi, decessi eccetera, quindi le criticità saranno diverse, le priorità pure e così via.

    Parlando appunto della Lombardia, una cosa è ovvia e la si sta dicendo fin da principio, si sta praticamente sacrificando sull'altare dell'emergenza il personale sanitario.
    Più del dovuto, perché in una situazione come questa il personale sanitario dovrebbe poter cambiare DPI come se fossero fazzoletti di carta. Mascherine, guanti e tutto il resto dovrebbero arrivare a pacchi, roba da requisire di forza gli stabilimenti per produrli se necessari, potenziare l'organico di quelli già esistenti se necessario con l'esercito o tirando dentro persone che sono a casa (moar about this dopo), e questo non ora o tra qualche giorno, ma già da un pezzo.
    Conosco persone che lavorano in un paio di ospedali in zona, sia uno più piccolo locale che uno più grande, ed erano con l'acqua alla gola già in partenza. Gli approvvigionamenti ci sono stati, in termini di materiali ma anche di posti letto, respiratori eccetera, ma il personale che lavora negli ospedali opera al limite delle risorse praticamente nel quotidiano, anche se quelle risorse sono andate lentamente aumentando, si saturano all'istante.
    E questo apre la parentesi sulle conseguenze per il personale sanitario. Prima di tutto, quelle sulla salute ovviamente, che un infermiere o un medico debbano farsi 8-10 ore di turno blindati nei DPI senza mangiare nè cagare perché ha solo quella singola mascherina o quei singoli guanti (la cui efficacia è già dubbia) è fuori dal mondo, vedasi alcune testimonianze dagli ospedali di Bergamo o Treviglio.
    L'esposizione al contagio del personale sanitario è potenzialmente devastante a livello collettivo già di suo per ovvi motivi, e in questa situazione la vita e le competenze del personale sanitario HANNO più valore rispetto alla media (deal with it), ma in una situazione di mancata tutela come questa è veramente folle.
    Oltre al pericolo puramente fisico, sono persone che usciranno da questa faccenda con ripercussioni psicologiche gravi.
    Si sta compromettendo la forza lavoro di un settore vitale, come la sanità, che anche a voler ragionare da automi senza tirare in ballo il piano umano, non è facilmente sostituibile nel breve. Formare infermieri qualificati, medici e specialisti non è come fabbricare i peones in Age of Empires, rischia di crearsi una seria voragine di competenze fondamentali per diversi anni, perché si sta mandando allo sbaraglio il personale sanitario senza manco attrezzarlo per la situazione attuale, figurarsi quale visione sul medio-lungo periodo ci sarà per tutelare queste persone.
    In cima alla lista delle cose da fare ci dovrebbe quindi essere portare a massima capacità tutte le strutture sanitarie, non solo in termini di posti letto, terapie intensive, materiali e macchine, ma anche di sopravvivenza di chi ci lavora dentro, altrimenti basta che l'emergenza si dilunghi più del previsto ( ) e sei kaput, tutta la roba che hai ammassato non serve a un cazzo perché non hai gente qualificata per usarla.
    Il massimo del lulz sarebbe se la situazione rientrasse, toh, magicamente tra un mese, ma proprio che il virus sparisce... e tempo zero ne salta fuori uno peggiore (ma anche non necessariamente), subito dopo che hai spremuto e decimato il tuo personale sanitario senza curarti che potesse o meno sopravvivere.

    Al di fuori degli ospedali, prima cosa da fare, che si è già detta ed ha più senso nell'ottica di contenimento-tasso di mortalità-saturazione ospedali, forzare la quarantena dei soggetti più a rischio.
    Principalmente gli anziani, ma anche immunodepressi, oncologici e le altre categorie nel profilo massimo di rischio. Non perché se il vecchietto esce di casa e fa 10 metri a piedi automaticamente si ammala e muore, ma per il semplice fatto che chi rientra in questa categoria di rischio se si ammala va a saturare risorse più scarse, con un impatto di una magnitudo amplificata.
    Se Tizio di 30-40 anni senza patologie si ammala e ha sintomi relativamente pesanti che richiedono ospedalizzazione, ma va ad occupare un posto letto, che non richiede macchinari specifici, né personale specifico per operarli, e non satura le risorse ospedaliere più "rare", ha un impatto pari a 1 su un'ipotetica disponibilità globale pari a 1000.
    Se un Caio simile si ammala e per qualche motivo richiede terapia pre-intensiva, e va già ad occupare un posto che richiede dei macchinari specifici e una certa dose di lavoro da parte di personale qualificato, l'impatto è 10 su 1000.
    Se invece un altro individuo, che chiameremo Vecchio, con 2-4 patologie pregresse e nel profilo di rischio più alto si ammala, richiede terapia intensiva, macchinari dedicati, personale dedicato, l'impatto è di 100 su 1000.
    Sono numeri buttati accazzo ma se in termini puramente di vite umane si può ragionare con "uno vale uno" e va benissimo farlo in un ottica di stato civile, in termini operativi di gestione delle risorse e relativa saturazione non lo si può fare.
    Quindi blindare il più possibile le categorie nel profilo di rischio più alto, che andrebbero ad impattare di più sulla saturazione delle risorse, dovrebbe essere prioritario.
    Vuol dire indirizzare i controlli verso gli anziani che sono in giro, spingerli a stare in casa, senza se e senza ma. Vuol dire "sensibilizzare" la popolazione a tenerli a distanza se necessario, cioè se abitano in case diverse a non andarli a trovare accazzo, o se abitano nella stessa casa fare in modo che stiano più a distanza possibile dal resto della famiglia (quest'ultima parte è particolarmente vera per oncologici o immunodepressi o altri non necessariamente anziani ma comunque sotto lo stesso profilo di rischio).
    E farlo garantendone la tutela tramite un potenziamento della Croce Rossa, che effettui servizi a domicilio giornalieri, non solo per fare la spesa o andare in farmacia ma anche per "fare presenza" e non lasciare la gente blindata in casa a morire da sola, oltre ad essere reperibile in caso di necessità (moar about this tra poco, giuro ).
    Questo perché va bene le misure restrittive, lo stare a casa tutti, ognuno fa la sua parte, tutto sacrosanto e da fare a prescindere, ma troppo generico, se vuoi davvero ottimizzare i risultati, devi intervenire in modo più mirato sulla fascia di popolazione che poi è quella che, in caso di contagio, va a saturare di più le risorse mediche.
    Tieni lontano dal contagio questa fascia di popolazione > riduci la saturazione degli ospedali > gli ospedali possono tirare il fiato e lavorare anche sugli ALTRI casi meno pesanti (vedi a breve, giuro che ci arrivo )

    L'altra cosa ovvia, è la produttività, perché appunto puoi fermare tutto tranne l'essenziale per un certo lasso di tempo, ma inevitabilmente arrivi ad un punto in cui i morti non li conti più per il virus ma per quelli che muoiono di fame o si ammazzano per strada.
    Non è che sia piacevolissimo come trade off, ma per evitare il piopio del eeeh parli bene ma poi a sacrificarsi devono essere gli altri, ci butto dentro un esempio personale
    Non so bene da dove partire, la salute di chi lavora va ovviamente tutelata, e siamo sempre lì - oltre al motivo puramente umano, anche perché addensare persone sui posti di lavoro aggrava la situazione sanitaria, è proprio matematico, è statistico, non ci scappi.
    Ecco questo dovrebbe essere il momento di togliere i guanti ed andare di pugno di ferro. La produttività deve continuare ad esserci per non trovarci nella merda sul medio-lungo periodo, ma ad alcune condizioni.
    Significa, per prima cosa, che i DPI devono esserci, come se fioccassero. Vedi sopra, non importa con quali mezzi, lo stato li fa saltar fuori. Se c'è l'azienda X che ha gli impianti per farle, non glielo si chiede per cortesia e non si aspettano N settimane per una risposta, gli si fanno riattrezzare i macchinari e le si forniscono i materiali per produrre DPI, e la si mette a produrre DPI non domani, ma ieri. I soldi per tenere in piedi la baracca durante l'emergenza e per evitare che chiuda nel post ce li mette lo stato, così come ne sputtana una valanga per altro senza battere ciglio.
    Di fronte alle obiezioni, deve partire un sonoro "o così o ti faccio chiudere all'istante, poi denunciami se vuoi". L'azienda è una filiale di [multinazionale straniera]? Stessa cosa. Dove può aver sede? In Germania? Francia? USA? Tutti con la stessa merda al collo sono, quindi avoja ha fare storie, finito il bordello se ne riparla.
    Vorrebbe dire avere una catena di approvvigionamento di DPI che lavora a stecca per coprire il fabbisogno delle strutture sanitarie in primis, delle attività produttive in secundis e ovviamente di tutto il personale di assistenza necessario (forze dell'ordine, operatori ecologici, addetti pulizie in ospedali e aziende, eccetera).
    Con queste premesse, si potrebbero avere delle condizioni minime per far lavorare la gente.
    Non in sicurezza totale assoluta globale, ma con un trade off infinitamente più accettabile di quello che è in atto ora - cioè "lavorate, però l'azienda non è tenuta a fornirvi un cazzo, non è tenuta ad applicare norme di sicurezza, van bene se firmate le dichiarazioni in cui dicono che vi hanno consegnato mezza mascherina".
    No PD, sta cosa non deve esistere. DPI a stecca per tutti i lavoratori, e far girare (ma far girare sul serio) controlli nelle aziende sul rispetto di norme di sicurezza base, niente ammucchiate in reparto, per dirne una. Ci mandi l'esercito a fare i controlli se serve, anche se in teoria non potrebbero fare un cazzo, per l'occasione glielo fai fare.
    E a lavorare ci piazzi gli inoccupati se necessario, in una fascia d'età che li metta nel profilo di rischio più basso (20-50), tamponati e testati prima. Intendo coloro che per un motivo o l'altro si trovano fermi a casa, inclusi gli autonomi. Se serve forza lavoro li si recluta temporaneamente, anche perché magari prendersi uno stipendio reale in via temporanea è meglio che prendersi l'elemosina di 600 euro o il reddito di gigginanza. E li si distribuisce nei settori in base all'importanza, partendo appunto da farmaceutica, DPI, agroalimentare e giù via via verso quelli meno essenziali, in modo da dare una botta a quei settori che per forza di cose si son visti decuplicare la domanda nel giro di poche settimane e non ci stanno dietro.
    Dai priorità ai test dei tamponi in ordine personale medico > persone che hanno avuto contatti diretti con un positivo e gente che lavora > gli altri.

    Con queste condizioni, andare al lavoro avrebbe più senso.
    Nel momento in cui piazzi una persona a lavorare sapendo che perlomeno ha disponibilità di DPI senza problemi, che lo stato fa controlli sulle condizioni di lavoro per via di una situazione di emergenza, che vieni testato regolarmente perché hai un minimo di priorità rispetto a chi invece è a casa (essendo esposto a più rischi) e che là fuori stanno tenendo la fascia di popolazione più a rischio chiusa in casa e gli ospedali sono meno saturi, quindi in caso di contagio anche tu dipendente puoi contare su un'assistenza sanitaria meno occlusa rispetto ad ora, ecco con queste condizioni forse si può pensare ad uno scenario in cui da un lato non si crepa in massa per il virus, e dall'altro non butti nello sciacquone del tutto l'economia e progressivamente riesci a far tornare al lavoro le persone.

    Io personalmente non ho particolari competenze, ma qui zona Bergamo gli ospedali iniziano a scarseggiare di farmaci per esempio. Se domani mi dicessero che gli ospedali in zona sono praticamente a secco e servono operai per i reparti di qualche farmaceutica che li produce, ci andrei volontario aggratise, come piuttosto a zappare la terra se inizia a non arrivare il cibo. Così come andrei nella Croce Rossa se decidessero davvero di blindare in casa certe categorie di persone che hanno bisogno di assistenza a domicilio. Certo gradirei farlo senza dover usare una mascherina fatta con un calzino usato e lo spago.
    Di fatto questa situazione crea anche un pool di inoccupati che, con le dovute precauzioni e tutele, potrebbe essere impiegato per contribuire a rendere meno di merda la situazione.

  8. #8
    Senior Member L'avatar di GenghisKhan
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da Rage Visualizza Messaggio
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  9. #9
    The Crimson Ghost L'avatar di Kayato
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da Rage Visualizza Messaggio
    Cerchiamo di fare un'analisi un po' lucida, .
    Ecco inizia ad essere sintetico.....

  10. #10
    Senior Member L'avatar di Gilgamesh
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    Re: Non è SARS, non è MERS, non è Influenza A - Coronavirus

    Citazione Originariamente Scritto da Picard Visualizza Messaggio
    Lo sai vero, sei al corrente che un sacco di anziani (non decrepiti, semplicemente anziani) sono da soli e che non puoi fargli fare 2 ore di coda, soprattutto qualora dovesse anche piovere, tirare vento o fare un caldo assassino.

    Cazzo ma non riuscite proprio a vedere il quadro d'insieme, vi interessa solo puntare il dito contro la gente come foste perfetti (e soprattutto foste irreprensibili da tutta la vita e addestratissimi a superare psicologicamente e fisicamente le situazioni di crisi come questa).
    Lo sai vero che per chi ha bisogno sono attivi i servizi di consegna a domicilio? Se non stanno funzionando prenditela con i comuni che non li organizzano o con chi sta intasando le consegne senza averne bisogno. La tutela dei lavoratori viene prima di tutto, è assurdo pensare di tenere aperti decine di supermercati in ogni città con centinaia di lavoratori senza le protezioni adeguate, non sono soldati mandati al macello.

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