Io insisto nel dire che le variazioni percentuali andrebbero considerate un indicatore molto utile per prevedere l’andamento del contagio.
E vi faccio l’esempio del Veneto, ma prima devo spiegare qualcosa.
Ho aggiunto nelle slide 5 e 6 l’Rt puntuale. Di che si tratta?
Voi sapete che da sempre l’Istituto Superiore di Sanità pubblica il report settimanale di monitoraggio epidemico, che include la stima dell’Rt.
Questa stima è mostrata nelle slide 5 e 6 in colore rosso, e viene calcolata sulla base di un periodo di 14 giorni (generalmente quelli da 23 a 10 giorni prima rispetto alla data della conferenza stampa in cui la stima è resa nota: scorrendo sul grafico appare l’intervallo di riferimento, potete controllare. E sì, è parecchio tempo). Dal mese di novembre, però, come certamente sapete, la cosiddetta Cabina di Regia pubblica anche ciascuno dei 21 indicatori di andamento regionale, sulla scorta dei quali vengono presi i provvedimenti restrittivi, e deciso il colore delle regioni. Il più importante resta la stima dell’Rt, espressa in questo caso con dato “puntuale”, calcolato ad una certa data, che vediamo essere quella di 16 giorni prima della conferenza stampa. Ad esempio, ieri, 11 dicembre, l’Rt puntuale contenuto nella tabella dei 21 indicatori è calcolato alla data del 25 novembre, la scorsa settimana era il 18 novembre e così via.
Naturalmente, anche nei grafici di slide 5 e 6, fa fede la data di pubblicazione, e non quella a cui viene riferito il calcolo, perché è a posteriori che, raccolte le informazioni necessarie per la stima, si ottiene e si pubblica il dato, sul quale quindi grava quel ritardo (in gran parte inevitabile, così come lo è quello della conta dei positivi, e delle variazioni percentuali stesse).
Insomma, visto che talvolta l’Rt a 14 giorni e quello puntuale non coincidono del tutto, e considerato che sui famosi 21 indicatori si giocano i colori delle regioni, mi è sembrato giusto approfondire, e aggiungere anche quel valore ai grafici. In realtà, la valutazione non cambia granché: resta sempre valido, a mio avviso, il valore predittivo delle variazioni percentuali rispetto alla stima dell’Rt, che a sua volta precede l’andamento del contagio.
L’esempio del Veneto può essere interessante: i due picchi dell’Rt sono preceduti dalla curva delle variazioni, così come la fase di discesa (e questo, noterete, vale praticamente per ogni regione). Ora L’Rt a 14 giorni segna un quasi sufficiente 1,01, e quello puntuale un rassicurante 0,91. Non sorprende quindi che si decida di non ritoccare il colore della regione Veneto.
Ma se l’anticipo che le variazioni percentuali mostrano nelle fasi precedenti resta valido, l’Rt sta ora leggendo la parte piatta della curva viola, quella di fine novembre- primi giorni di dicembre, in cui il valore aveva effettivamente un favorevole segno negativo (se pur di poco). Da qualche giorno, però, le variazioni segnano +10/+13% (oggi +18,8%), noi ci sbracciamo da una settimana, ma tutto fa pensare che l’Rt non sia ancora arrivato a rilevare il problema.
Perché è importante, al di là del caso Veneto, che di per sé non è gran cosa?
Perché invece di continuare a chiederci se ci sarà o no una terza ondata, dobbiamo renderci conto che sicuramente ci saranno ancora risalite, e dipenderà solo dalla rapidità con la quale metteremo in atto misure di risposta tempestive che il rialzo potrà essere contenuto e non diventare un’altra salita esponenziale.
Ora io, non pago del mio lavoro in ospedale in cui cerco di far qualcosa di buono per ogni paziente, posso anche credere di poter salvare vite a mazzi nel dopolavoro, ma davvero non è questo l’obiettivo a cui sto ragionevolmente puntando. Accendere qualche spunto di riflessione sì, però, e mi piacerebbe sollevare almeno il dibattito.
A proposito del Veneto, comunque, precedo l’obiezione che là si fanno tanti tamponi: è vero, forse il valore assoluto dei casi è meno sottostimato che in altre regioni, ma l’andamento non mente. Poi ci sono i dati ospedalieri, in aumento.
E infine: guardate le mappe 20, 21 e 22: il fenomeno non è legato alla regione, ma geograficamente supera i suoi confini. Non si tratta quindi di metodi di misurazione diversi, il problema esiste.