Sputnik V, l’italiana che vive in Russia: «Così mi sono vaccinata a Mosca 4 giorni dopo l’annuncio di Putin»
di Andrea Rinaldi16 mar 2021
Chiara Balistreri, ingegnere, vive da due anni e mezzo nella capitale russa con il marito. «Oggi a Mosca cento centri vaccinali, anche nei centri commerciali. Selfie e localizzazione per rispettare la quarantena se sei contagiato»
Chiara Balistreri, 33 anni, ingegnere aerospaziale, con il marito da due anni e mezzo è residente a Mosca dove lavora per un’azienda italiana. A gennaio le è stato somministrato il vaccino Sputnik V, il siero sviluppato all’istituto Gamaleja al cui utilizzo ora si sta interessando anche la Ue.
Balistreri, come è andata?
«La Russia ha annunciato il vaccino a luglio e aperto la campagna volontaria tra cittadini che volevano partecipare alla fase 3 degli studi clinici, ma era ancora sperimentazione, il rischio era ricevere un placebo per cui abbiamo scelto di attendere. A novembre è stata aperta la vaccinazione a medici, insegnanti e forze dell’ordine su base volontaria. Ufficialmente il vaccino non è obbligatorio, ma onestamente le cose andavano a rilento. Poi Putin in conferenza stampa un venerdì di metà gennaio ha annunciato l’avvio della vaccinazione di massa».
Quando sarebbe partita?
«Il lunedì successivo. Era il 18 gennaio. Quel giorno io e mio marito abbiamo telefonato alla clinica privata dove di solito andiamo».
Quando vi siete vaccinati?
«Il giorno dopo la telefonata. In seguito a Mosca sono stati aperti oltre 100 punti vaccinali, anche nei centri commerciali come negli storici Magazzini Gum sulla piazza Rossa».
C’è stata una preparazione da seguire?
«Ogni fiala contiene 5 dosi e una volta scongelata va usata entro 2 ore per cui fanno slot di 5 persone all’ora. Ci han detto di venire per le 16 e che entro le 17.30 saremmo stata fuori. Il dottore ci ha visitato, misurato la saturazione, auscultati, ci ha chiesto se avevamo avuto il Covid, se eravamo stati a contatto con un positivo, se avevamo avuto allergie e se ero incinta. Dopo la puntura ci hanno fatto attendere 20 minuti in una saletta e ci hanno dato un foglio con la prenotazione per il richiamo 21 giorni dopo».
Problemi dopo l’iniezione?
«Ci hanno chiesto di firmare un foglio dove erano indicati possibili effetti collaterali come mal di testa, febbre e dolore al braccio della puntura, da trattare con paracetamolo e ibuprofene. Dopo l’iniezione abbiamo avuto un po’ di febbre, 37,5 che andava e veniva e dolore al braccio per due giorni. Il 9 febbraio siamo tornati per il richiamo».
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Ora come è la vita a Mosca?
«Adesso hanno tolto molte restrizioni, hanno riaperto i collegamenti aerei con Paesi come Zanzibar, Maldive, Egitto, Emirati in cui è stata tolta la quarantena reciproca. Ma per tornare in Russia si deve fare un tampone. Sono state tolte le limitazioni al regime domestico per gli over 65 e al lavoro in ufficio (lo smart working prima era al 70%). Le mascherine sono obbligatorie solo nei negozi, sui mezzi pubblici e un po’ nei ristoranti, ma meditano di renderle facoltative per l’estate. Hanno allentato anche il distanziamento sociale nei teatri e nei cinema: prima la capienza massima era al 25% ora al 50%».
E la sanità come fronteggia la pandemia?
«Al picco dei contagi era stata annunciato che Mosca aveva 5 mila posti letto liberi in terapia intensiva. Gli ospedali temporanei resteranno fino a fine anno. A Mosca lunedì c’erano 1.533 contagi, in tutta la Federazione Russa 10 mila».
Come è trattato un caso di Covid-19?
«I tamponi rapidi sono venduti al supermercato per prezzi irrisori, ma l’unico riconosciuto è quello molecolare e costa 25 euro. Se sei positivo i tuoi dati vengono passati al Ministero della Salute che invia un funzionario a casa tua entro due giorni, ti fa un tampone e ti fa installare un’app sul cellulare. Se sei positivo devi fare la quarantena a casa e mandare tuoi selfie con la localizzazione attiva ogni due ore dalle 7 alle 22. Ti chiamano e controllano che tu sia in casa, le medicine somministrate sono gratuite anche se non hai una polizza assicurativa. Se sei indisciplinato e per tre volte non invii il selfie ti vengono a prendere con l’ambulanza e finisci la quarantena in ospedale».